Nove italiani su dieci vogliono un’etichetta chiara e trasparente che dia più informazioni possibili sui prodotti alimentari, senza trucchi né inganni. Non si tratta più solo di un desiderio ma di realtà grazie alla proposta lanciata da Cia-Confederazione italiana agricoltori e VAS Onlus.
L’etichetta – Si chiama “Etichetta etica”, una sorta di “curriculum vitae” che andrebbe ad affiancare la classica etichetta prevista dalla legge sui generi alimentari. L’“Etichetta etica” è un modello che mira a ristabilire il principio della “sovranità alimentare”, restituendo al compratore un’effettiva libertà di scelta, negata da un mercato globalizzato che sposta le materie prime agricole a seconda della convenienza economica, senza alcuna considerazione per la loro qualità e per l’impatto ambientale e sociale conseguente alla loro produzione.
L’indagine – L’idea dell’“Etichetta etica”, come quella del suo contenuto, è partita dai risultati di un’indagine di Cia e VAS sul rapporto tra italiani e sicurezza alimentare. Secondo lo studio, ben il 91 per cento dei consumatori chiede per il cibo un’etichetta semplice e di facile comprensione, ma con più informazioni rispetto ad oggi. In particolare, l’83 per cento degli intervistati preferisce il prodotto nazionale, soprattutto se tipico e tradizionale, ma dall’etichetta vorrebbe la garanzia dell’italianità di tutti gli ingredienti. E ancora: otto consumatori su dieci sono contrari agli Ogm in tavola. Il 55 per cento del campione ritiene gli organismi geneticamente modificati dannosi per la salute, mentre il 76 per cento crede semplicemente che siano meno salutari di quelli “normali”. All’opposto, il 62 per cento degli italiani si fida del biologico: secondo questa “fetta” di utenti il bio risponde ai più elevati standard di sicurezza e salubrità alimentare. In più, per il 58 per cento dei “bio-appassionati”, questi prodotti sono di qualità superiore rispetto ai convenzionali. Infine, il 40 per cento degli italiani vorrebbe in etichetta più dati sull’impatto degli alimenti sull’ambiente e il territorio circostante, mentre il 70 per cento degli intervistati chiede meno passaggi di filiera per frenare la corsa dei prezzi dal campo al supermercato.
Le novità – Sulla base di quest’indagine, Cia e VAS hanno creato l’etichetta ideale. Le imprese che, su base volontaria, sceglieranno di dotarsi dell’“Etichetta etica” avranno quindi riportato sulla confezione: le generalità del produttore (non solo il Paese d’origine ma “l’azienda d’origine”); le generalità del trasformatore (quando diverso dal produttore); il metodo di coltivazione impiegato (industriale, biologico, biodinamico, naturale); le dimensioni aziendali (superficie e addetti) e le informazioni relative all’impatto ambientale (uso di acqua, di carburanti, di energie); il prezzo al produttore; l’origine dei semi per i prodotti dell’orto e quella dei mangimi per gli animali. Il tutto anche accessibile ai non vedenti. Allo studio, infatti, c’è anche l’etichetta in braille.