L’eruzione del vulcano islandese Grimsvotn non è un pericolo solo per gli aerei ma anche per l’export di prodotti agroalimentari “made in Italy”. La denuncia arriva dalla Cia – Confederazione italiana agricoltori secondo cui il blocco degli aerei nei cieli del Nord Europa a causa della nube sviluppatasi nei cieli dopo l’eruzione mette a rischio l’esportazione dei prodotti alimentari, soprattutto quelli più deperibili come frutta (in particolare fragole e ciliegie), ortaggi, mozzarelle, formaggi freschi, alcuni tipi di carni pregiate e pesce.
Danni economici– “Indubbiamente, proprio a causa del possibile estendersi del blocco aereo, sulle nostre tavole -afferma la Cia- vedremo nei prossimi giorni scarseggiare produzioni che vengono da altri continenti, come la frutta fuori stagione e quella tropicale o le carni estere. Ma questo è un problema marginale, visto che gli italiani hanno la possibilità di acquistare e consumare prodotti di stagione nazionali, che in questi giorni sono molti sui banchi dei mercati e la scelta è variegata, a cominciare dall’ortofrutta. Quello che preoccupa è, comunque, il blocco negli scali dei nostri prodotti agroalimentari. Se lo stop aereo dovesse ampliarsi e proseguire ulteriormente -sottolinea la Cia- le conseguenze potrebbero essere pesanti. Tutta la merce deperibile dovrà essere buttata e non è previsto, almeno per il momento, alcun tipo di risarcimento per gli operatori del settore. Un duro colpo soprattutto per gli agricoltori che stanno vivendo una fase di grandissima difficoltà con drastici aumenti dei costi e con prezzi sui campi non remunerativi che hanno determinato una nuova caduta (meno 7 per cento) dei redditi nel 2010. D’altra parte, lo scorso anno per l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll -ricorda la Cia- oltre 10 mila tonnellate di merce agroalimentare rimasero bloccate negli aeroporti a causa del prolungato stop dei voli. Il che significò una perdita secca di 15 milioni di euro”.