I tagli del Governo al sistema delle Associazioni Regionali Allevatori (Ara) rischiano di cancellare 60 anni di patrimonio genetico. Addio alla Chianina che sarà considerata solo un normale vitello, ai 200 capi della pecora di Zeri, ai 580 mila capi ovini, 20 mila equini, 570 aziende iscritte all’anagrafe ovicaprina e alle altre specie da carne come la frisona che caratterizzano la storia, il territorio e le tradizioni della zootecnia della Toscana. E’ un futuro incerto, e mai lo è stato come fino ad oggi, quello dell’Associazione Regionale Allevatori che incontrerà a San Miniato (Pi) l’assessore regionale, Gianni Salvadori.
Il piano di ristrutturazione – In ballo c’è un piano di ristrutturazione pluriennale che gli allevatori intendono presentare entro la fine del mese di luglio “per salvare il sistema regionale, e soprattutto garantire alle stalle toscane la continuità di un’esperienza che ha contribuito alla selezione, alla tracciabilità e alla qualità del patrimonio”. Le risorse per accompagnare l’associazione verso terre tranquille, e giorni meno bui, potrebbero essere “dirottate” dal Piano Agricolo Regionale. Il Consiglio di Coldiretti Toscana ha ribadito la “necessità di un intervento a sostegno dell’Associazione Regionale Allevatori che rischia seriamente di sparire dalla geografia lasciando incustodito – spiega il Consiglio Regionale di Coldiretti – un comparto che tutela e rappresenta gli interessi di 1600 allevatori”. L’obiettivo di Coldiretti “è sostenere il piano di salvataggio” che sarà presentato entro la fine del mese di luglio dagli allevatori. Si tratta di un piano di riorganizzazione finanziaria in grado di garantire l’operatività, i servizi e le funzioni fondamentali dell’Associazione. “Le istituzioni – ribadisce l’organizzazione agricola – devono prendere atto dell’importanza e del ruolo dell’Associazione Regionale Allevatori. La posta in gioco non è una sigla, ma un patrimonio di cui la Toscana non può fare a meno, quello delle sue razze autoctone e della produzione zootecnica di qualità”.