Un rapporto-indagine di Ismea sui costi e sulla redditività delle aziende nella filiera lattiero-casearia. Con due casi studio dedicati al Grana Padano e al Provolone Valpadana, corredati da un’analisi sulla catena del valore e sulla distribuzione dei margini lungo la filiera produttivo-distributiva. Lo studio, dal titolo “Analisi dei costi nella filiera lattiero-casearia: il Grana Padano e il Provolone Valpadana” – realizzato dall’Ismea con la collaborazione del Crpa e con il contributo del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali – rivela, nell’analisi sulla catena del valore, l’esistenza di forti scompensazioni nella suddivisione dei margini, con penalizzazioni per gli operatori delle fasi a monte a vantaggio del retail.
L’analisi – Emerge, più in dettaglio, che i vincoli piuttosto rigidi imposti dai disciplinari di produzione gravano soprattutto sui costi degli allevatori per gli obblighi connessi in particolare all’alimentazione del bestiame. Voce, quest’ultima, che in termini unitari (costo per capo) incide mediamente per oltre il 50% sui costi diretti degli allevamenti, mostrando inoltre una forte variabilità nel tempo legata alla volatilità dei prezzi delle materie prime cerealicole e degli altri prodotti (comprese le oleaginose) utilizzati per l’alimentazione animale.
Costi di produzione – Rilevanti, sempre in relazione alla composizione dei costi, le incidenze delle spese veterinarie e energetiche, mentre sul fronte della redditività lo studio Ismea conferma, per tutte le realtà regionali esaminate, le difficoltà di bilancio degli allevamenti, con la struttura dei ricavi fortemente sbilanciata sugli incassi legati alle vendite di latte sfuso, che coprono fino all’88% circa del fatturato. Relativamente alla trasformazione, emerge per i caseifici una forte variabilità dei costi di lavorazione. Un fenomeno correlato essenzialmente alle capacità manageriali, ai processi di produzione e all’organizzazione aziendale, piuttosto che alle dimensioni degli impianti.