Per la terza volta la Borsa patate di Bologna non ha fissato il prezzo di riferimento per l’accordo regionale. Lo segnala con rammarico la Cia dell’Emilia Romagna sottolineando come a campagna iniziata e con produzioni quali – quantitative nella media, l’accordo non è stato trovato “dopo gli sforzi degli agricoltori per coltivare e conferire un prodotto con il massimo della qualità”. Con l’accordo regionale i produttori dovrebbero cedere il prodotto a chi lo commercializza e dopo alcuni acconti durante l’annata, gli agricoltori vengono liquidati definitivamente dopo 11 mesi dalla raccolta.
Il commento della Cia Emilia-Romagna – “Da parte nostra abbiamo fatto di tutto per credere in questo sistema in cui le patate vengono stoccate e poi vendute, con tutti i rischi e le opportunità del caso – afferma Massimo Pirazzoli, vicepresidente Cia Emilia Romagna e produttore di patate – . Ma questo non è il vero lavoro di chi svolge attività di commercio? – si chiede Pirazzoli – perché tutti i produttori che consegnano le patate finanziano il lavoro commerciale. Questa dovrebbe essere la vera strategia del sistema Bologna, ma perché tale sistema non è in grado di sapere a quanto si possono vendere le patate, nonostante vi siano prodotti a marchio? Il prezzo deve essere definito in base all’andamento del mercato? Nonostante che il prezzo minimo garantito possa essere pari all’80% del prezzo di Borsa, i produttori si accollano anche questo rischio”.
Secondo la Cia non si deve bloccare tutto a causa di pochi operatori commerciali che vogliono fissare un prezzo basso. “ Che la Borsa prenda coraggio – conclude Pirazzoli – e che vada ad una votazione in tempi brevi, altrimenti che si chiuda la Borsa e tutte le speranze che abbiamo riposto in questo strumento”.
La patata in Emilia Romagna – L’Emilia Romagna con circa 6 mila 500 ettari coltivati e una produzione di circa 225 mila tonnellate, concentrata per oltre la metà in provincia di Bologna (2.600 ettari circa), è uno dei principali produttori di patate a livello nazionale. Un polo di eccellenza dunque non solo sul piano quantitativo, ma anche qualitativo, come confermano anche la presenza sempre a Bologna, del Consorzio delle Buone Idee detentore del marchio “Selenella” e del Consorzio per la patata di Bologna Dop. Le varietà più diffuse sono l’”Agata” e la “Primura” . Querst’anno la media produttiva si aggira sui 400 quintali per ettaro.