Agricoltura toscana 2011, province e colture ai raggi X

La crisi economica non finisce di produrre effetti negativi (Primo Report annata Agraria 2011 Cia Toscana) . I timidi segnali di ripresa che talvolta sembrano manifestarsi, finiscono per essere nuovamente vanificati da una nuova emergenza finanziaria che comprime consumi e mercati. In questo quadro generale si evidenzia un aumento dei consumi agro-alimentari cui non corrisponde un significativo aumento della domanda delle produzioni agricole locali. E comunque i prezzi alla produzione risultano in genere insoddisfacenti
Solo l’avvio al mercato mediante la così detta filiera corta è riuscita a dare qualche risposta soddisfacente ai produttori, puri limitata nello spazio e fortemente influenzata dalla stagionalità. Purtroppo, quella della filiera corta che si manifesta mediante la presenza in mercatini, non è una soluzione praticabile per tutte le aziende agricole e gli allevamenti. Non positivo, sotto il profilo dei prezzi, il rapporto con la Gdo. I maggiori oneri dipendenti da un sistema distributivo al dettaglio probabilmente non più adeguato sono sempre scaricati sulla fase produttiva. Ed i maggiori guadagni si collocano sempre nella fase distributiva. In qualunque segmento produttivo. Per contro, il rapporto con la Gdo garantisce costanza di ritiro e le necessarie garanzie di pagamento nei tempio stabiliti. I recenti provvedimenti governativi produrranno effetti negativi sulla produzione agricola, andando ad incidere ancora una volta in maniera negativa sul versante dei costi di produzione.

ANDAMENTO CLIMATICO E PRODUZIONI – L’andamento climatico del 2011 si è sostanzialmente caratterizzato per un fine 2010 piovoso, un inverno prolungato, una anomala piovosità nel periodo primavera-estate ed un successivo lungo periodo nel quale le precipitazioni sono pressoché assenti. Questa combinazione di fattori stagionali ha generato numerosi problemi. Il primo è stato il ritardo delle semine autunno-vernine, soprattutto dei cereali.  Il secondo è stato il ritardo nelle semine primaverili.
E poi la perdurante siccità che, in qualche caso, ha creato problemi agli allevamenti (erbai).
Il lungo periodo siccitoso ed il caldo hanno anticipato la maturazione delle uve (segnalati fenomeni di appassimento delle uve), e quindi la raccolta.  Per le olive l’annata lasciava supporre una situazione generalizzata di “scarica”, ma con questo andamento climatico anomalo si prospetta un raccolto ancora più contenuto (cascola delle olive in molti casi). Fattore positivo è che il perdurante periodo di “secca” ha contrastato l’insorgenza di fungine. L’andamento stagionale, soprattutto le temperature miti primaverili, hanno favorito alcune colture protette, se non altro limitando i costi di riscaldamento delle serre.

ANDAMENTO PREZZI SUI MERCATI LOCALI – L’andamento dei prezzi dei prodotti agricoli non è in linea con le attese. In calo generalizzato il prezzo delle produzioni. Segnali positivi si manifestano per cereali (in leggera ripresa) e pomodoro da industria (una produzione che comunque usciva da un’annata 2010 disastrosa). Qualche segnale positivo anche per la legna da ardere sui mercati locali. Ma si tratta di un segmento produttivo non significativo nella PLV agricola regionale. Nell’ultimo periodo sono segnalate tendenze (ma ancora solo tendenze) positive per talune uve. Ma nella maggior parte dei casi i prezzi sono ancora ritenuti inadeguati. Probabilmente la minore quantità di uve raccolte sta determinando qualche tensione. Prezzo dell’olio extravergine Igp in calo, quasi allineato al prezzo dell’olio extravergine di qualunque altra provenienza, con risultati assolutamente insufficienti a coprire i costi di produzione. Un Piano straordinario per l’olivicoltura si rende assolutamente necessario. Prezzi in calo, nell’ultimo periodo, anche nel comparto del latte ovino (-15%) e sugli ortaggi freschi. In questo caso sono segnalati mancati raccolti per “scelta economica” (i costi di raccolta del prodotto superavano i prezzi). I problemi dell’ortofrutta si manifestano soprattutto nei rapporti con la Gdo. E’ soprattutto nel comparto degli orticoli che le produzioni avviate al mercato mediante la filiera corta (GAS, mercatini, etc.) riescono ad affermarsi con migliori performances. In tenuta (talvolta in aumento) anche i prezzi dei prodotti bio che beneficiano, probabilmente, di una platea di utenti più fidelizzata e sensibile a determinate tematiche salutistiche. La produzione bio ha risposto in maniera adeguata (anche se non sufficientemente valorizzata) alla crisi dei consumi generata dal batterio killer.

Drammatica la situazione di mercato per il fiore reciso – Dopo un avvio del 2011 con prezzi in aumento, l’attuale situazione porta a registrare un calo rispetto al 2010. Per contro salgono i costi di produzione. L’aumento medio dei costi dei fattori produttivi si attesta attorno al 5-6% sul 2010. Con punte del 17-18% sui mangimi e del 7-8% sui carburanti ed energia elettrica. La richiesta agevolazione sull’accisa dei carburanti agricoli, ripetutamente promessa dal Governo, è rimasta nel libro dei sogni.
Infine sale l’aumento della mano d’opera del 2-3%. Il costo della burocrazia nel 2011 non è calato (siamo ancora sui 90 gg all’anno per azienda di medie proporzioni). In molti casi tale costo è aumentato. Occorre sfoltire il numero degli enti che hanno competenze su pezzi di procedimenti amministrativi.

CEREALI – Si registra un calo della produzione di frumento determinata da:
1. semine ritardate e andamento stagionale
2. abbandono delle colture in vaste aree della regione a causa dei prezzi 2010 totalmente insoddisfacenti.
Solo in alcune aree della Maremma, a fronte di una diminuzione delle superfici seminate si registra un aumento delle rese per ha. Le caratteristiche qualitative del frumento sono state buone, con elevato tenore di proteine e un buon peso specifico. Ma purtroppo il mercato non remunera queste caratteristiche in maniera adeguata. La scarsa remunerazione dei cereali ha fatto sì che nel 2010/2011 risulti accentuato l’abbandono delle superfici seminabili vocate a tali produzioni. Ormai le integrazioni di prezzo comunitarie, in qualunque forma erogate, non riescono a colmare il gap tra costi di produzione e prezzi. Le tendenze rialziste degli ultimi tempi non sono ancora significative.

ORTAGGI – I consumi di ortaggi estivi sono risultati in contrazione del 20% medio sul 2010 a causa degli allarmi sul “batterio killer”. Effetti negativi soprattutto sui cetrioli e zucchine ma, in genere, su tutti gli ortofrutticoli freschi.
Circa le principali produzioni:
Patate – segnalati mancati raccolti per problemi derivati da attacchi patogeni alla pianta indotti dall’andamento climatico
Melone ed angurie – in moltissimi casi il prodotto non è stato raccolto (costi di raccolta superiori ai prezzi di mercato). Dall’estero continuano ad arrivare produzioni a prezzi stracciati, soprattutto dalla Grecia (in media al 50% del prodotto locale).
Peperone – in calo i prezzi
Carciofi – prezzi stabili
Pomodoro da mensa – stabili i prezzi, in diminuzione le quantità richieste.

POMODORO DA INDUSTRIA – Andamento stagionale secondo le attese. Prezzi stabili. Riduzione della produzione del 2011 sul 2010 del 30/35% relativamente a superfici investite. Dopo i disastri del 2010, la produzione sembra essere stata programmata in maniera più adeguata. Sullo sfondo permane il problema dei costi di produzione in aumento.

OLIVO – Il 2011 si prospetta come una annata di “scarica”. A fronte di minore disponibilità di prodotto, i prezzi continuano ad essere insufficienti. Sul versante produttivo la siccità ha generato fenomeni di cascola. Quindi ancora una riduzione della già bassa produzione prevista. E le recenti piogge non sembrano aver prodotto effetti positivi. E’ stimata una produzione pari al 30-40% delle quantità prodotte nella scorsa campagna. In assenza di interventi di natura straordinaria (un Piano straordinario per l’olivicoltura) sono in predicato il futuro della olivicoltura toscana ed il paesaggio toscano.

VITE – Si registra una produzione ridotta, in determinate aree, sino al 20% a causa dell’andamento climatico. Le stime complessive della produzione regionale segnalano un decremento totale di circa il 10% (da 2.850 migliaia di hl a circa 2.600 migliaia hl). Segnalati fenomeni di appassimento dei grappoli in pianta. In genere il prodotto è buono, di ottima qualità (non pare eccelsa). Aumenta la concentrazione zuccherina non a causa della maturazione ma a causa del disidrata mento delle uve. Prezzi delle uve ancora valutati insufficienti ma con segnali di ripresa. Prezzi dei vini stazionari (il forte calo si è verificato nelle stagioni precedenti).

AGRITURISMO – In recupero la presenza di turisti esteri. L’auspicato ritorno dei turisti tedeschi e del Nord Europa non si è manifestato secondo le attese. Comunque è segnalata una ripresa delle presenze estere, anche se all’aumento del numero di presenze si contrappone una contrazione della durata dei periodi di soggiorno. Insomma, sempre più un turismo “mordi e fuggi” o di week-end.
I segnali di ripresa ci sono, ma non comportano certo il tutto esaurito. I prezzi praticati dalle aziende agrituristiche sono ormai stabili da 3-4 stagioni. Pareri discordi, tra gli operatori, sugli effetti della nuova legge regionale. In evidenza, a proposito, la mancata uniformità interpretativa su tutto il territorio regionale.

ZOOTECNIA – L’impennata dei costi di produzione (mangimi, carburanti, servizi) colpisce duramente gli allevamenti.  Per i bovini da carne è segnalata una sostanziale stabilità dei prezzi medi di vendita, comunque non ritenuti adeguati dagli operatori. Pessima è la situazione nel comparto ovino, con progressiva chiusura e cessazione delle attività di numerosi allevamenti medio piccoli. Il costante calo del prezzo del latte ovino è tra i principali fattori. Poi va aggiunta la insufficienza degli interventi volti a ridurre il numero dei predatori: ormai il danno provocato dai lupi è divenuto inquantificabile.
Il dato nazionale sul calo della macellazione di ovini è del -20% per gli agnelloni e del 10% in totale.
Un’altra causa della crisi del comparto zootecnico viene individuata nel calo consistente dei consumi di formaggi nelle tipologie regionali. Quindi conseguenti cali di prezzo del latte ovino e bovino diretti alla caseificazione. Diversa la situazione del latte bovino diretto al consumo, con prezzi stabilizzati nel breve periodo.

FLOROVIVAISMO
Il bacino produttivo è sostanzialmente limitato a due province (Pistoia e Lucca), pur rappresentando una fetta importantissima del PIL agricolo toscano. La situazione è particolarmente critica per il fiore reciso ed il verde ornamentale. Il calo dei prezzi rispetto al 2010 è mediamente rilevato nel 20%. E nonostante un consistente calo della produzione, i prezzi continuano a scendere. Calano i consumi e si manifestano prospettive negative per l’export. Il ruscus, dopo una partenza iniziale sui 7 €/mazzo si è attestato attorno ai 4 – 4.5 €/mazzo, prezzo assolutamente insoddisfacente. Per la vasetteria , prezzi stabili rispetto allo scorso anno.Nel vivaismo si conferma una stabilità dei prezzi con tendenze al ribasso (ancora non manifeste). Il comparto florovivaistico è duramente colpito dall’aumento dei costi energetici (accisa sul gasolio).

MIELE – Pare essere l’unico settore in salute, anche se registra, come tutto il resto dell’agricoltura, costi di produzione in salita. I problemi di natura sanitaria (cinipede e varroa) sembrano potersi ascrivere ancora a tale categoria e non a quella di “allarme”.

TABACCO – La produzione del tabacco è presente solo nelle aree aretine. Per il tabacco Kentucky sono segnalati cali di produzione dal 15 al 45% a causa di episodi di grandine. Il mercato non da segni di ripresa con gli attesi adeguamenti dei prezzi. Per il tabacco Bright, il forte caldo determina un calo ponderale del prodotto (le foglie si presentano più sottili rispetto alla norma). Infine, tra le diverse segnalazioni raccolte, è evidenziato il problema della eccessiva presenza di ungulati, bovidi e predatori sul territorio regionale. Nonostante le iniziative e le norme regionali, non risultano adeguate le misure adottate, a partire dagli abbattimenti dei selvatici.Oltre alla distruzione delle produzioni (non possiamo certo parlare di “consumo”) vengono distrutti prodotti del sottobosco, sistemazioni agrario forestali, manufatti, etc. In qualche caso i cinghiali ed i caprioli sono stati avvistati in prossimità dei centri abitati, mentre frugavano tra i rifiuti. La presenza del lupo, soprattutto in aree caratteristiche della presenza di allevamenti ovini, completa il quadro. Ed anche qui, nonostante le numerose iniziative, le audizioni parlamentari, etc., sembra che i diritti del lupo prevalgano sui diritti dell’allevatore. Probabilmente andrà esperita un’altra strada: dichiarare l’allevatore come “specie in via di estinzione” così da poterne garantire la sopravvivenza.

REPORT SULL’ANNATA AGRARIA 2011
La situazione nelle province toscane

ANDAMENTO CLIMATICO E PRODUZIONI

AREZZO – La stagione particolarmente siccitosa nell’ultimo periodo ha creato grandi difficoltà in tutto il territorio provinciale. In particolare, in Casentino e Valtiberina, a causa delle alte temperature di Agosto e del fatto che non si è potuto irrigare in molte zone per il divieto di attingimento, sia il mais che il girasole in alcune zone sono già stati raccolti con basse produzioni. Per lo stesso motivo si manifestano problemi di abbeveraggio per gli animali al pascolo: molte sorgenti non hanno più acqua da giorni e il cotico erboso è ormai inesistente. Nei terreni più superficiali e poveri si verificano da più di due mesi episodi di secchezza dell’apparato vegetativo per molti querceti e castagneti con frutti molto piccoli ed in forte difficoltà. In Valdarno si segnalano notevoli danni da gelo dovuti alle basse temperature registrate nell’ultima decade di dicembre sugli oliveti. In alcuni casi hanno provocato anche disseccamenti di piante.

FIRENZE-PRATO – La piovosità di inizio estate ha causato una limitata resa dei cereali, che già avevano sofferto del freddo e prolungato inverno. Le semine erano state scarse per via dei prezzi delle ultime annate. Vi è stata una ripresa del prezzo del grano duro a causa della bassa produzione. La calura estiva di questi giorni sta causando una precoce maturazione dell’uva (che però è solo zuccherina e non completa, i polifenoli non sono ancora pronti e l’acidità è alta), vedremo nei prossimi giorni.
In generale, la eccessiva piovosità di luglio ha creato soltanto disagi per le opere colturali.

GROSSETO – Le piogge di fine 2010 e inizio 2011 hanno ritardato le semine di cereali e, in parte, contribuito alla contrazione delle superfici; la situazione metereologica primaverile, che aveva creato problemi alle semine e agli impianti primaverili, in gran parte si è risolta con i miglioramenti climatici successivi, salvo che per le colture di melone che, a inizio di campagna, si sono rivelate non corrispondenti alle esigenze di mercato. Le ondate di calore e l’assenza di piogge nel periodo estivo ha provocato e sta provocando problemi per vite e olivo con consistenti fenomeni di cascola per le olive e di appassimento di grappoli per le uve.

LUCCA – Il clima secco e asciutto degli ultimi mesi ha creato problemi a parecchie produzioni agricole, cereali, ortaggi e alle colture collinari (vite e olivo) più soggette alla siccità. L’eccesso di precipitazione del periodo primaverile ha creato difficoltà alle semine del mais e delle ortive. Le improvvise gelate invernali hanno creato problemi agli olivi.

MASSA – Problemi per eccesso di precipitazioni inizio anno e inizio primavera, con problemi soprattutto per le semine di mais ad altri cereali primaverili ed estivi. Poche ripercussioni in ambito foraggere, con spostamento per periodi di sfalcio ed allungamento delle operazioni di raccolta. Scarsa importanza  degli eventi su altre produzioni (vite ed olivo).

PISA – Andamento climatico non ottimale, ma comunque non ha avuto incidenze eclatanti ne’ in negativo e ne’ in positivo. Forse è sulle produzioni tradizionali (vino e olio) che si registrano le situazioni più contrastanti. La produzione vitivinicola ha beneficiato di una stagione senza piogge e con bassa umidità e questo l’ha preservata dalle classiche malattie fungine. La solita fase siccitosa, in pratica tutta l’estate, ha però creato seri problemi di produzione al settore olivicolo.

PISTOIA – L’annata siccitosa e l’attacco della mosca durante il mese di luglio comporterà problemi sulla qualità e quantità dell’olio.La primavera mite ha favorito la produzione floricola con limitazione dei costi energetici. Si è avuta fortunatamente una fioritura scalata nel tempo e non concentrata in un breve periodo. Nell’ultimo periodo l’eccessiva presenza del sole pone qualche problema, ma non è in pericolo la produzione. Per il vivaismo è ormai evidente il problema legato agli sbalzi climatici che avvengono durante l’arco dell’anno passando da gelate a forti siccità.

SIENA – L’andamento climatico degli ultimi mesi ha creato non pochi problemi al settore agricolo, con una marcata estremizzazione delle temperature, delle precipitazioni meteoriche con neve, prolungate piogge autunno-invernali e con siccità abbinata ad alte temperature estive. Oltre che influenzare le produzioni dal punto di vista quali-quantitativo l’andamento stagionale ha causato spesso continui rinvii delle operazioni colturali, quali lavorazione del terreno, semine, affienagioni, etc., che talvolta non sono nemmeno potute essere portate a termine.

ANDAMENTO PREZZI SUI MERCATI LOCALI

FIRENZE-PRATO – Per i cereali vedi più sotto. Per uve e vino (sfuso) situazione stazionaria con Chianti Docg a 60-70 €/q.le e Classico a 120-130 €/q.le. Olio: in grande crisi i prezzi dell’extravergine Igp che ormai sono allineati all’extravergine indifferenziato (3,5 – 4,5 €/kg).

GROSSETO – Fermo restando che per una realtà come quella della provincia di Grosseto non si può più parlare di “mercati locali”, l’andamento generale dei prezzi è stato deludente per gran parte delle produzioni. Uniche eccezioni il frumento duro e il pomodoro da industria. Il primo ha visto una ripresa nel periodo primaverile (fino a circa 30 € f.co destinazione) seguito da una stabilizzazione, ma con forti difficoltà di collocamento del prodotto; il secondo, a seguito dalla deludente campagna 2010, ha visto le superfici messe a coltura notevolmente ridotte ed i prezzi tornare a livelli accettabili; assolutamente negativa la situazione del latte ovino che ha registrato, mediamente, una riduzione del 15% del prezzo/litro; il comparto del’ortofrutticolo fresco ha registrato prezzi medi in calo e, nel caso dell’anguria, ha visto la gran parte dei produttori rinunciare alla raccolta; unica realtà stabile o in leggerissima crescita è stata quella delle produzioni biologiche.

LUCCA – Variabile l’andamento dei prezzi a seconda delle colture. In generale è comunque largamente insoddisfacente e insufficiente a recuperare l’andamento dei costi. Questo nonostante il calo delle produzioni di tutti i settori. Segno che i consumi delle produzioni agricole sono stagnanti o in ulteriore calo. Vedere le varie produzioni per avere un quadro di riferimento. Particolarmente critica la situazione del fiore reciso.

MASSA – Sostanzialmente si rileva una stagnazione dei prezzi, con offerta in leggero aumento ma richiesta in forte contrazione. Ciò determina un calo dei prezzi. Solo per il mercato forestale (legna da ardere) si rileva un incremento nella richiesta e una ripresa nei prezzi che per la legna da ardere consegnata a casa. Su tale prodotto si arriva a spuntare un prezzo di circa 12 €/ql.

PISA – Nessun settore riesce ad ottenere prezzi che coprono i costi di produzione. Il settore cerealicolo evidenzia dei miglioramenti rispetto al 2010, tuttavia l’oscillazione quasi settimanale del prezzo, rende difficili le scelte commerciali. Il latte ovino è ben lontano da un’adeguata remunerazione. L’olio resiste solo per le dimensioni aziendali medio piccole di gran parte dei produttori. Dimensioni che consentono di assorbire meglio i costi di produzione, con particolare riferimento a quelli relativi alla manodopera. L’ortofrutta che si rivolge all’ingrosso e quindi alla Gdo, non ottiene risposte adeguate. La vendita diretta va un po’ meglio ma costringe le aziende ad un carico di lavoro e di oneri aggiuntivi rilevanti ed alla lunga insostenibili.

PISTOIA – Sostanziale stagnazione dei prezzi delle principali produzioni caratteristiche della provincia con preoccupanti tendenze al ribasso.

SIENA – Prezzi largamente insufficienti a coprire le spese delle operazioni colturali tradizionali. Spesso il “guadagno” è rappresentato dalla riscossione dei premi comunitari o dei contributi, ma non sempre risultano sufficienti. Il continuo aumento dei costi delle materie prime (sementi, concimi, carburanti, costo della manodopera esterna) hanno impegnato le aziende a riconvertirsi a sistemi di produzione innovativi a basso impatto ambientale ma, nonostante ciò, i costi rimangono comunque alti ed i conti non tornano. Accettabile, al momento, il prezzo dei cereali. Frumento duro: 270.00/300.00 €/t (stazionario, ma al di sopra delle quotazioni dello scorso anno). Frumento tenero  230.00/250.00 €/t (stazionario, ma al di sopra delle quotazioni dello scorso anno) Chianti: Scambi limitati con prezzi modesti, (50-60 €/hl) Chianti Classico: la situazione sconfortante per quanto riguarda i prezzi del prodotto effettivamente pagati (da 70/80 €/hl a max 130 € per partite pregiate), tuttavia sono estremamente gravi le modalità di pagamento (minimo 90 ggm fino ad 1 anno qualora fossero riconosciuti prezzi più alti). Da notare che per i vini Chianti la situazione è particolarmente grave e negativa. Brunello e Nobile: mercato in lieve ripresa, con prezzi sufficienti. Si rileva un cauto ottimismo degli operatori. Vernaccia: il mercato, pure con prezzi modesti, sembra vivace. Altri vini: vendite scarse o stazionarie, con prezzi in flessione
Situazione mercato UVE :
Chianti: anticipo prezzi su livelli non remunerativi sui 30-35 €/ql; Chianti Classico: situazione negativa sul fronte dei prezzi, con livelli molto bassi (50-55 / ql) e scarse richieste; Brunello e Nobile: mercato ancora in attesa sul fronte prezzi (si mormorano prezzi sui 160 € ql per il Brunello e di 110-130 € per il Nobile); Vernaccia: scambi di prodotto attivi e prezzi + o – sui 50 €/ql; Altri vini: vendite stazionarie con prezzi in calo, spesso non remunerativi delle spese sostenute
Olio: prezzi ai minimi storici, risentendo dei prezzi di mercato degli oli spagnoli (commercializzati fino a 1600 €/t all’ingrosso): 4/5.00 €/kg (anche per l’Igp)

CEREALI

AREZZO –Oltre ai problemi in Valtiberina, generati dalla nota vicissitudine che ha interessato il Molino Sociale, quest’anno a causa della primavera particolarmente siccitosa si è verificato un calo della produzione del frumento (sia tenero che duro). in alcuni casi la resa è più che dimezzata (in alcuni appezzamenti si è raccolto il 35% di quanto si verifica in media). Sono segnalati casi di irrigazione del grano! Laddove questo è stato possibile ci sono state rese che hanno sfiorato e superato anche i 60 q/ha. Il prezzo sta calando. In alcune zone meno vocate stiamo assistendo ad un progressivo abbandono delle semine a causa dei bassi redditi e dei danni provocati da ungulati, con contestuale depauperamento del paesaggio.

FIRENZE-PRATO – Cereali, Mais .. prezzi al di sotto delle attese (sembra verificarsi una sorta di abbandono delle produzioni toscane da parte del mercato cerealicolo).

GROSSETO – Produzioni quantitativamente stazionarie rispetto all’anno precedente con riduzione delle superfici e sensibile incremento delle rese, ma il fenomeno riguarda quasi esclusivamente il grano duro, poiché la coltivazione di cereali minori è ridotta ai minimi termini; leguminose da granella stazionarie nelle quantità con superfici e prezzi in leggero miglioramento per quanto concerne il cece; il girasole registra superfici stazionarie e, al momento, non è dato conoscere l’andamento produttivo, i prezzi sono migliorati sensibilmente nell’ultimo anno.

LIVORNO – Rialzo generalizzato delle quotazioni rispetto allo scorso anno. Grano duro liquidato attualmente intorno ad € 285,00 Ton + IVA. Quantitativi produttivi in sensibile diminuzione, legati all’andamento stagionale piovoso, che non ha consentito le operazioni di semina nei tempi appropriati.
Buona qualità del prodotto, con elevato peso specifico e tenore di proteine.

LUCCA – Calo della produzione e delle rese del mais dovuto all’andamento stagionale piovoso durante le operazioni di semina, con andamento a macchia di leopardo. Prezzi nel 2011 stazionari, in rialzo rispetto allo scorso anno. Per il girasole, rese buone, prezzi stazionari e ritardo nel raccolto. Per il grano, rese basse, prezzi in ripresa rispetto allo scorso anno, aumento dei costi. Tutto il settore ha risentito pesantemente dei danni provocati dagli ungulati.

MASSA – Produzione in leggero aumento, ma destinata prevalentemente ad autoconsumo e reimpiego in allevamento. Si rileva “risveglio dell’attenzione” nel settore grano, determinato anche dal progetto “Frulun”, che intende rivalorizzare il prodotto locale, realizzato in collaborazione con l’Università di Pisa.

PISA – Situazione perfettamente assimilabile a quella di Livorno, anche perché gran parte dei cereali prodotti dalle imprese sono conferiti alla medesima struttura cooperativa. Particolari difficoltà si segnalano nelle aree della provincia dove i cereali sono pressoché l’unica produzione possibile. Ci riferiamo in particolare alla alta Val di Cecina ed alla zona di Santa Luce, dove le rese medie, dati anche gli attuali incrementi di prezzo, stanno spingendo sempre più produttori a non seminare. Per quelle aree ciò significa lasciare i terreni incolti.

SIENA – La produzione di grano duro della Val d’Orcia e delle crete senesi è stata abbastanza disomogenea in quanto caratterizzata da periodi molto diversificati delle semine (da anticipate a molto tardive) a causa delle precipitazioni meteorologiche incessanti del periodo autunno invernale e, successivamente da un andamento (aprile e maggio) siccitoso con conseguente scarso accestimento. Risultati in genere buoni dal punto di vista qualitativo per la quasi assoluta mancanza di attacchi fitopatologici (malattie fungine) e dai confortanti valori di pesi specifici (intorno a 83/84 Kg/Hl), mentre il valore delle proteine, spesso, è stato inversamente proporzionale ai quantitativi prodotti (con produzioni di 40/45 q/ha di granella, proteine basse intorno all’11/12%, mentre con produzioni di granella scarse intorno a 20q/ha si sono avute proteine anche oltre il 14%).

ORTAGGI

AREZZO
Per le produzioni frutticole della Val di Chiana è una buona annata. Qualche problema per mele e pere nell’ultimo mese: le alte temperature hanno portato ad un aumento di attacchi di insetti dannosi (carpocapsa). Per le pesche buona stagione per produzioni e pezzature, anche se sono stati necessari interventi fitosanitari. Diverse aziende agricole hanno potuto far fronte alla stagione siccitosa ed la blocco degli attingimenti grazie alla disponibilità di laghetti per l’irrigazione. 
In Val Tiberina peperoni e patate sono colture meno importanti, ma coltivate tradizionalmente. Si sottolinea la sostanziale scomparsa del peperone in quanto da alcuni anni i prezzi di mercato non permettono di compensare i costi di produzione. I pochi agricoltori che tenacemente insistono, lamentano  danni da scottature causate dalle forti ondate di calore di agosto. Anche le patate hanno sofferto per il caldo: in talune situazioni il raccolto è stato compromesso in quanto il caldo ha stressato la pianta anche nella parte sotterranea, esponendola così ad attacchi di patogeni. Alcuni agricoltori stanno lasciando fino al 50% del prodotto sul campo.
Per il pomodoro valgono le stesse osservazioni di Siena.

LIVORNO – Per le produzioni ortive fresche diminuzione generalizzata delle quotazioni. Sconfortante l’andamento dei prezzi alla produzione per due significative produzioni provinciali: melone e cocomero, con partite di prodotto invenduto ed elevati scarti legati alla mancata ricettività del mercato, più che alle condizioni qualitative. Per il melone quotazioni medie stagionali intorno ad € 0,40/0,45 kg., inferiori di € 0,15-0,20 rispetto alle medie conseguite nel 2010. Il cocomero registra una situazione di mercato ancora peggiore, con quotazioni medie inferiori ad € 0,15/kg. L’andamento climatico non favorevole al consumo, nei paesi del nord, per un frutto molto legato alla stagionalità e partite di prodotto di provenienza greca a prezzi stracciati, hanno influito sulle quotazioni locali.Per il carciofo quotazioni discrete, prezzo più costante nel corso della campagna rispetto allo scorso anno.

GROSSETO – Le colture orticole fresche hanno confermato la progressiva riduzione delle superfici coltivate a causa delle difficoltà crescenti per il collocamento sui mercati e la estrema volatilità dei prezzi; la frutticoltura, anch’essa in progressivo abbandono, ha risentito della crisi causata sia dalla generalizzata riduzione dei consumi che dell’effetto “batterio killer”; la produzione di meloni è stata stazionaria nelle quantità, con qualità non soddisfacente nel mese di giugno (basso tenore zuccherino) e prezzi in sensibile calo rispetto all’anno precedente; l’anguria, a causa dei bassi prezzi presenti sull’intero territorio nazionale ha visto la gran parte dei produttori rinunciare alla raccolta.

LUCCA – Gli ortaggi hanno subito un generalizzato ribasso dei prezzi, con rese produttive nella media. Il batterio killer escherichia coli ha contribuito a far calare ulteriormente i consumi delle ortive fresche, in particolare per le zucchine. Il clima umido e piovoso ha provocato lo sviluppo di malattie fungine sulle piante dei fagioli con un sensibile calo della produzione. Il caldo secco asciutto delle ultime settimane ha provocato un ribasso della produzione e nonostante ciò i prezzi restano al di sotto delle aspettative. Questo fa prevedere un calo delle produzioni ortive invernali.

MASSA – Non molta della superficie agraria provinciale è destinata a tali colture e solo una minima parte delle aziende Lunigianesi è interessata. Comunque, non si rilevano particolari problemi produttivi ma si evidenziano notevoli  difficoltà alla vendita, sia all’ingrosso che al dettaglio. Sono ormai alcuni anni che il mercato di Sarzana è in declino ed i grossisti si riforniscono altrove. Il calo delle quotazioni è stimabile in circa il 5-10% rispetto al 2010, a seconda del prodotto ed del periodo. Per contro, si registra un buon riscontro la vendita ai mercatini e la vendita diretta.

PISA – Situazione assimilabile alla situazione di Siena. L’ortofrutta che si rivolge all’ingrosso e quindi alla Gdo, non ottiene risposte economiche adeguate. La vendita diretta va un po’ meglio ma costringe le aziende ad un carico di lavoro e di oneri aggiuntivi rilevanti ed alla lunga insostenibili.

PISTOIA – Prezzi sono stabili.

SIENA – Produzioni ortive fresche: diminuzione generalizzata delle quotazioni. Sconfortante l’andamento dei prezzi alla produzione per il melone ed il cocomero, con partite di prodotto invenduto ed elevati scarti legati alla mancata ricettività del mercato a causa del clima fresco, disincentivante il consumo di tali prodotti, più che alle condizioni qualitative. Per il melone quotazioni medie stagionali intorno ad € 0,40/0,50 kg, di poco più alte rispetto alle medie conseguite nel 2010. Il cocomero ha registrato una situazione di mercato ancora peggiore: in una prima fase con quotazioni medie inferiori ad € 0,15/kg; con un miglioramento nella seconda fase, dal 20 agosto in poi con un aumento del prezzo fino a 0,25-0.30 € /kg, grazie ad un aumento delle richieste da parte del mercato dovute dalle migliori condizioni climatiche (il caldo che ha invogliato i consumi) e da una minore quantità di prodotto disponibile.
Zucchina: produzione di altissima qualità ed ottime rese produttive. Purtroppo basso consumo dovuto all’allarme da batterio killer escherichia coli che ha stroncato il mercato. Solo il 30% del prodotto è stato venduto sul mercato, quindi il rimanente 70% è rimasto invenduto e nel campo. Prezzo medio del prodotto 0,30-0,40 €/kg. Pari a quello del 2010.
Cetriolo: Come sopra. Prezzo medio del prodotto 0,50-0,60 €/kg. Pari a quello del 2010.
Peperone: Annata pessima, dovuta alla forte calura, atipica rispetto all’andamento climatico normale, con scottature del prodotto fresco. Il 50% circa del prodotto rimane nei campi (contro una quasi totalità di prodotto venduto nel 2010) anche a causa di una forte richiesta da parte dell’agro-industria di prodotto spagnolo che ha invaso il nostro mercato. Il prezzo ha registrato un lieve incremento rispetto al 2010 di circa 0,10 €/kg non sufficiente però a colmare la perdita del prodotto invenduto. Prezzo del mercato fresco 0,60-0,70 €/kg. Prezzo dell’agro-industria: 0,20-0,25 €/kg.

POMODORO DA INDUSTRIA

GROSSETO – Riduzione delle superfici coltivate con ottime rese quantitative e, mediamente, di qualità più che soddisfacente. Prezzi in crescita rispetto a quelli medi dell’anno precedente. Non sono presenti ad oggi, difficoltà nella consegna agli stabilimenti. La campagna dei ritiri si concluderà attorno al 20 settembre.

LIVORNO – Il pomodoro consegnato è di ottima qualità, con elevato grado Brix (mediamente 1,5 gradi rispetto allo scorso anno). Basse tare alla consegna. Buone rese produttive oltre 1.000/1.100 q.li/ettaro.
Superfici investite inferiori del 30/35% rispetto alla disastrosa campagna dello scorso anno, in media con quanto avvenuto a carattere regionale. Nella provincia di Livorno la campagna di raccolta si concluderà entro la corrente settimana. Il prezzo di liquidazione si dovrebbe attestare su quello indicativo di riferimento,  pari ad € 88/ton., sulla base dell’accordo raggiunto tra produttori ed industriali.

MASSA – Non esiste tale produzione.

PISA – Nelle poche aziende indirizzate a tale produzione si riscontra un’annata caratterizzata da ottima qualità e buona resa.

SIENA – Il pomodoro consegnato è di ottima qualità, con elevato grado Brix (mediamente 1,5 gradi rispetto allo scorso anno). Basse tare alla consegna. Medie rese produttive 800/900 q.li/ettaro.
Superfici investite inferiori del 30/35% rispetto alla disastrosa campagna dello scorso anno, in media con quanto avvenuto a carattere regionale. Nella provincia di Siena la campagna di raccolta è buona e si concluderà entro la fine di settembre. Il prezzo di liquidazione si dovrebbe attestare su quello indicativo di riferimento sulla base dell’accordo raggiunto tra produttori ed industriali, pari ad € 88/ton. per il pomodoro tondo ed € 98/ton. per il pomodoro lungo.

OLIVO

AREZZO – Si prevedono produzioni in forte calo (stimabile nel 50/60 %) causato dalle gelate specie in Valdarno e dalla siccità  primaverile ed estiva che sta provocando cascola di frutti e foglie. Le basse remunerazioni del prodotto (€ 4,00/4,50 kg per l’IGP) stanno spingendo le aziende all’abbandono della coltura. Per quanto riguarda la mosca, le catture sono tutte sotto soglia nonostante le alte temperature.

FIRENZE-PRATO – Per le olive si sta assistendo ad un pericoloso appassimento dei frutti che se perdurano le alte temperature e le condizioni di siccità si rischi di assistere a cascola di pre raccolta, e dunque minore produzione.

GROSSETO – Le produzioni saranno notevolmente inferiori rispetto all’anno precedente perché si tratta di anno di “scarica”; tale riduzione è inoltre influenzata da ulteriori fattori, quali gli attacchi di mosca conseguenti al clima umido estivo (almeno due sono stati ad oggi gli attacchi generalizzati), l’appassimento dei frutti conseguenti ad un’estate particolarmente siccitosa e (fenomeno che sta crescendo notevolmente) all’abbandono delle coltivazioni quale conseguenza dei prezzi di vendita dell’olio (anche IGP). In quest’ultimo senso, la recente formazione di veri e propri oligopoli di settore non è esente da responsabilità.

LIVORNO – L’andamento stagionale degli ultimi due mesi, caratterizzato da assenza di precipitazioni, avrà riflessi sull’entità della produzione provinciale, in una annata, che causa l’alternanza della produzione è già considerata di “scarica”. Anche a fronte di un periodo regolarmente piovoso da ora alla raccolta, non sarà possibile recuperare la produzione che le piante sarebbero state in grado di portare a buon fine.

LUCCA – Annata di “scarica” per le olive. La gelata dell’inverno 2010 ha provocato danni agli olivi a macchia di leopardo. L’umidità dei primi mesi estivi ha provocato attacchi della mosca ad areali. La siccità delle ultime settimane, se perdura, può provocare un ulteriore calo della produzione, stimata complessivamente in circa la metà del 2010. Si prevede produzione di olio di ottima qualità e prezzi in linea rispetto agli anni passati.

MASSA – Si prevede una buona annata dal punto di vista agronomico ed una soddisfacente produzione. Assente la Mosca dell’olivo nella fascia Lunigiana, mentre sull’area di Massa si confermano i dati produttivi, ma si evidenza (come sempre) una leggera presenza del parassita.

PISA – Purtroppo si prevede un’annata negativa sulle quantità. Le gelate invernali, ma soprattutto il periodo siccitoso, stanno determinando questo.

PISTOIA – Prezzi di produzione sono aumentati e il prezzo dell’olio è notevolmente abbassato. E’ evidente una forte concorrenza di prodotti di altre regioni o Stati.

SIENA – I freddi invernali (compreso le tre nevicate verificate a Siena) hanno causato danni produttivi e/o strutturali alle piante di olivo a macchia di leopardo, quindi previsioni quantitative abbastanza diversificate nel territorio. Il caldo, il vento e le recenti alte temperature hanno causato nei terreni più siccitosi una abbondante cascola di olive che hanno ridotto ulteriormente la produzione.
In agosto abbiamo avuto anche un primo attacco di mosca, soprattutto nelle zone più fresche, abbastanza anomalo per i nostri oliveti.

VITE 

AREZZO – Assistiamo ad un anticipo della vendemmia di circa 15 giorni su tutto il territorio. La qualità e la quantità, che ad inizio estate sembravano ottime, a causa della forte siccità dell’ultimo mese rischiano di essere in parte compromesse. Si prevedono produzioni in calo del 20 % e prezzi delle uve stazionari rispetto al 2010 e cioè €30,00 – 40,00 Qle. per le uve Chianti ed € 20,00 – 30,00 per le IGT.
Di contro, i mezzi tecnici, concimi, presidi sanitari, gasolio ecc. sono aumentati nell’anno 2010 in media del 10-15 %. Il mercato dello sfuso, che rappresenta il 90% delle vendite, non sembra dare segnali di ripresa e, ai prezzi attuali le aziende rischiano la chiusura.

FIRENZE-PRATO – Era attesa buona quantità (del 10% superiore al 2010) e qualità. Ove non vi siano andamenti climatici negativi è attesa un’ttima qualità dovuta all’andamento climatico favorevole dei mesi scorsi ed all’assenza di malattie nocive. Il rischio grandine è oggetto di….”macumba”.
Alcuni grandi produttori segnalano una ripresa del prezzo delle uve: c’è attesa tra i produttori. Ma nella maggior parte dei casi il prezzo non accenna ancora a muoversi. I problemi strutturali, legati alla globalizzazione dei mercati, non lasciano supporre riprese consistenti per quanto riguarda i prodotti sfusi. Per il prodotto confezionato qualche prospettiva si manifesta nel caso dei prodotti di alta gamma (nei mercati esteri e nella ristorazione di elite), oppure per le nicchie legate alla filiera corta. Sembra andare meglio il comparto del prodotto confezionato di qualità, soprattutto nel settore dei “grandi rossi”.
Rischio di una nuova malattia (BLACK ROTH, in tre giorni secca ettari di vigneti). Fortunatamente al momento non vi è nessuna segnalazione in tal senso.

GROSSETO – Fino all’inizio dell’estate erano presenti tutte le premesse per produzioni ottime sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Al momento – la vendemmia è appena iniziata e in anticipo, rispetto alle annate normali – è difficile valutare gli effetti dell’estate siccitosa (frequente il fenomeno di appassimento dei grappoli) e delle ondate di calore di fine estate. Prezzi stazionari e bassi per quanto concerne le uve. Sono ancora consistenti le giacenze in cantina.

LIVORNO – Si prospetta una vendemmia dal punto di vista quantitativo inferiore alle previsioni iniziali. L’assenza di piovosità negli ultimi due mesi ha influito sull’ingrossamento degli acini. Anticipazione della vendemmia di almeno una settimana, dieci giorni, causa anche il caldo dell’ultimo periodo che ha fatto aumentare il grado zuccherino in maniera sensibile. Uve sane e di ottima qualità.

LUCCA – Si prevede un calo della raccolta di uve per i due comprensori DOC, Colline Lucchesi e Montecarlo, con cali della produzione, per quest’ultima denominazione, che sfiorano il 30%. Questo a causa della siccità prolungata e appassimento delle uve. Più contenuto il calo del Colline Lucchesi che dovrebbe attestarsi attorno al 10%. Sul Montecarlo il prezzo dell’uva è attorno ai 40 €/q.le con un sensibile calo del prezzo del vino imbottigliato, che sfiora il 40%. Per il Colline Lucchesi, prezzi al dettaglio nella media, calo dei prezzi all’ingrosso. Per entrambe le produzioni, si continua ad assistere ad un calo dei consumi, rilevabile dall’aumento delle giacenze in cantina al 31 luglio, e difficoltà crescenti nella riscossione delle partite vendute.

MASSA – Dal punto di vista agronomico la mancanza di piogge determina uno stato di sofferenza per la pianta, con conseguente perdita di prodotto e, a seconda degli areali, anche un forte anticipo della raccolta. Comunque si prospetta un buon prodotto, anche se occorre tenere presenti gli effetti che potrà avere sul prodotto una annata così siccitosa.

PISA – Si prevede un’ottima annata dal punto di vista qualitativo. Non eccezionale, ma buona, dal punto di vista qualitativo.

PISTOIA – E’ prevista una qualità ed una quantità buona, anche se le prospettive di mercato, preso atto della forte crisi economica mondiale, sono poche.

SIENA – Andamento stagionale fino ad agosto abbastanza favorevole alle produzioni, con un anticipo delle fasi fenologiche anche consistente (7/10 giorni) e una pressione bassa degli attacchi fitopatologici (ad eccezione dell’oidio). Le alte temperature (picchi di 40°C) abbinate alla prolungata siccità potrebbero compromettere un po’ la qualità, che poteva essere veramente ottima, accanto ad elevate produzioni quantitative. Le piante sono sotto stress idrico accentuato (seccume delle foglie) e gli acini sono fortemente disidratati. Di conseguenza la maturazione zuccherina spesso è arrivata già ai valori della raccolta (mosti molto concentrati). Occorre verificare per la vendemmia del Sangiovese (ma anche per vitigni bianchi come la Vernaccia) il raggiungimenti del tenore di polifenoli e soprattutto di adeguati valori di acidità, ancora molto distante dall’ottimale. Da monitorare attentamente l’arrivo delle piogge previste nei prossimi giorni che, se prolungate nel tempo, potrebbero far insorgere ingenti danni da botrite, soprattutto in quei grappoli attualmente disidratati.
Vendemmia già iniziata per Cabernet e Merlot.

AGRITURISMO

AREZZO – Presenze in leggero aumento nel Valdarno e nel cortonese concentrate nel periodo Luglio/Agosto.

FIRENZE-PRATO – Andamento presenze Forse in leggero aumento nel periodo estivo. Si segnala un aumento del turismo italiano (secondo alcuni da collegarsi alla crisi economica, che scoraggia viaggi all’estero). Il cliente attento gradisce la ristorazione legata alle nuove disposizioni regionali. Purtroppo queste nuove norme hanno anche aumentato le difficoltà di approvvigionamento, ma alla lunga il bilancio tra i fattori “pro” e i fattori “contro” potrebbe tornare. Anche con l’aiuto di qualche perfezionamento di semplificazione, che renda meno “ortodossa” l’applicazione delle nuove norme.

GROSSETO – Le presenze hanno raggiunto livelli soddisfacenti, ma senza registrare il “tutto esaurito”, nel solo mese di agosto. Assolutamente negativi i mesi primaverili e quelli di giugno e luglio, pur in presenza di stabilità dei prezzi. È proseguito il fenomeno negativo di riduzione dei giorni di vacanza.

LIVORNO – Presenze stabili per i mesi di luglio ed agosto. Flessione degli arrivi per gli altri mesi dell’anno con particolare riferimento al mese di giugno. Presenze  pertanto complessivamente in calo dall’inizio dell’anno. Prezzi praticati, rimasti sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente. Preferiti gli agriturismi in grado di offrire qualità nel servizio. Buona presenza di ospiti olandesi, timido ritorno di ospiti tedeschi.

LUCCA – Leggero incremento delle presenze. Si conferma maggioritaria l’affluenza di clienti provenienti dal Nord Europa, scarsa o quasi nulla quelli provenienti dai paesi dell’Est, con qualche eccezione come l’Ungheria. Incrementata l’affluenza degli italiani nei week end. Stabile il periodo di soggiorno che si attesta attorno alla settimana, con qualche eccezione per i clienti abituali che tendono ad allungare la permanenza. Il maggior afflusso si concentra nei mesi estivi centrali, luglio e agosto. Timidi segnali di ripresa anche nei mesi di maggio, giugno e settembre. Le tariffe praticate dagli agriturismi sono le stesse da alcuni anni.

MASSA – Da anni si evidenzia una forte stagionalità delle presenze che, unita ad un sempre più breve periodo di presenze (due o tre giorni la durata max) determinano un calo complessivo delle presenza per i pernottamenti. Le aziende con ristorazione riescono ancora a “sfangarla” considerato l’alto valore aggiunto del servizio. Prezzi sostanzialmente stabili .

PISA – Segnali di lieve ripresa essenzialmente dovuta ad un parziale ritorno dei turisti tedeschi e ad una crescita di provenienze dall’Est europeo (Polonia e Ungheria). Interessante la crescita di ospiti che si muovono in aereo (voli low cost in arrivo al terminal di Pisa).
Ancora non rilevanti, ma iniziano a manifestarsi positivamente, gli effetti della revisione della legge regionale. Purtroppo la redditività si riduce in quanto i prezzi sono sostanzialmente fermi da 5 anni e in qualche caso da 10.

PISTOIA – Buona annata, con una presenza sia di turisti italiani che stranieri anche da parte di alcune tipologie di turisti (americani) che da qualche anno avevano abbandonato il territorio provinciale.

SIENA – Aumentano leggermente le presenze ma diminuisce la permanenza: periodi brevi di vacanza in strutture che offrono servizi oltre alla semplice ospitalità, dalla ristorazione alle degustazioni alla didattica, con preferenza alla presenza di piscina. Fondamentale il rapporto qualità prezzo
La provenienza è prevalentemente del Nord-NordEst Europa con ospiti polacchi, russi, tedeschi, francesi, belgi, olandesi. Sono ricomparsi gli italiani ma in percentuali minime. Nella zona Valdichiana senese lavorano le piccole strutture che registrano prenotazioni anche per il mese di settembre . In zona Val d’Elsa nel complesso le presenze sono invariate: a San Gimignano c’è stato un leggero incremento di presenze nelle aziende che offrono servizi integrativi (ristorazione, degustazione, divulgazione/didattica); nelle altre aree c’è una leggera flessione. Presenze di belgi, olandesi e francesi. Nella zona senese, a parte il week end pasquale, i mesi maggio e giugno hanno registrato poco movimento, che invece è ripreso nei mesi di luglio e agosto, con nuovo calo previsto nel mese di settembre. Molto bene l’andamento turistico in Val di Merse e nel Chianti. Nella zona senese-città, le strutture che hanno offerto servizi qualificati e, indipendentemente dalla piscine, hanno avuto una buona occupazione con tre notti di media. Provenienza USA, Gran Bretagna Germania, Canada, Australia, Belgio, Olanda. Nella zona Val d’Orcia fino a maggio c’è stata una flessione, mentre nei mesi successivi risultano confermati i numeri dello scorso anno. La permanenza varia a seconda della provenienza: gli italiani rimangono per un tempo più breve degli stranieri. La provenienza è prevalentemente europea, con presenze anche da USA e Australia.

FLOROVIVAISMO

LUCCA – Situazione particolarmente critica per il fiore reciso e verde ornamentale. Calo generalizzato dei prezzi  del 20% rispetto al 2010. Nonostante un consistente calo della produzione, i prezzi continuano a scendere, segno di un  ulteriore calo dei consumi. Prospettive negative anche per l’export, con prezzi in picchiata sulle aste olandesi. Il ruscus, dopo una partenza iniziale sui 7 €/mazzo si è attestato attorno ai 4 – 4.5 €/mazzo, prezzo assolutamente insoddisfacente. L’elevato costo del gasolio fa prevedere un ulteriore sensibile calo delle colture autunno – invernali sotto serra. Oltre a ciò, crescono le difficoltà e si dilatano i tempi di riscossione delle partite vendute. Gravi segnali di crisi anche da parte di commissionari storici presenti sui mercati di Pescia e Viareggio. Per la vasetteria , prezzi stabili rispetto allo scorso anno a fronte di un sensibile aumento dei costi, in primis quelli energetici. Per cui un saldo complessivo tendente al negativo. Si è accorciato il periodo di vendita dei vasi fioriti primaverili, delle ortensie e dei ciclamini. Quest’ultimi si vendevano in quantitativi interessanti fino a Natale. Già dallo scorso anno, ad ottobre il grosso delle vendite si è già concluso.

PISTOIA – Floricolo: aumento delle vendite delle fioriture primaverili ed estive poiché il freddo inatteso ha bruciato molte tipologie di fiori già posti a dimora. I prezzi continuano ad essere costanti da tempo ma i costi sono molto lievitati riducendo, di conseguenza, il margine di guadagno.
Vivaismo: prezzi stabili, anche se stiamo assistendo ad un progressivo tendenziale ribasso.

ZOOTECNIA

AREZZO – La crisi, ormai storica per il settore, nell’ultimo anno è stata accentuata da un’impennata dei prezzi dei mangimi del 20 – 25 %, mentre i prezzi delle carni (gli allevamenti da latte sono minoritari) sono in lieve calo.  La realtà zootecnica aretina è caratterizzata da ottima qualità su tutte le tipologie e razze di animali allevati e da una tipologia di allevamento strettamente legato al territorio e che rispetta in maniera particolare le esigenze di carattere ambientale e di benessere degli animali. La dimensioni degli allevamenti (per tutte le specie) è medio-piccola (ad es. gli allevamenti bovini di razza Chinina hanno una consistenza media di circa 30 capi); c’è un elevato numero di allevamenti che effettuano stabulazione libera o brada o semibrada (anche in questo caso riguarda tutte le specie, per arrivare alla Chianina con quasi il 95%). Gli allevamenti da latte registrano grosse difficoltà (bovini ed ovini) dovute ai prezzi insufficienti a compensare i costi. Particolarmente grave il settore del latte ovino. Costante la chiusura di allevamenti. Per quanto riguarda la carne, rimangono però stabili i prezzi di vendita della carne Chianina (anche in questo caso non compensano la notevole lievitazione dei costi). Stabili, in questo caso, sia il numero delle aziende e sia il numero dei capi allevati e commercializzati con il marchio IGP. Per gli altri settori, quello suinicolo, avicolo e cunicolo prosegue ancora in maniera costante la crisi economica. Spesso si manifestano problemi di riscossione delle forniture di carne, i pagamenti in molti casi sono passati da 30 giorni a 120/150 giorni.

GROSSETO – Con l’ultimo accordo regionale per il prezzo del latte bovino, pur non sufficiente a coprire integralmente i costi di produzione, si è ridotto il disagio per i produttori, soprattutto nel settore delle produzioni di alta qualità (che hanno costi più elevati) di latte alimentare; più difficile la situazione per il latte bovino destinato alla caseificazione a causa della contrazione generalizzata dei consumi dei prodotti finiti. L’allevamento bovino da carne registra prezzi in diminuzione, a fronte di forti aumenti dei costi di produzione; anche nei comparti di eccellenza la situazione risulta critica a causa della rarefazione di efficienti strutture di trasformazione che per l’assenza di efficaci azioni promozionali. La riduzione consistente del prezzo del latte ovino (circa 15%), dovuta alla crisi generalizzata del settore, sta mettendo a rischio un comparto che, per l’economia agricola grossetana è uno degli assi portanti sia sul piano della qualità delle produzioni che per la quantità di prodotto e aziende impegnate. Prosegue e in talune realtà è accelerato, il fenomeno dell’abbandono degli allevamenti di piccola e media dimensione, quelli, cioè, che garantiscono la maggiore qualità del prodotto; infatti, le rese alla trasformazione sono in costante calo da diversi anni; gli agnelli hanno registrato prezzi stazionari, ma sempre estremamente bassi con, sovente, difficoltà di collocamento del prodotto; meglio per le produzioni in Agriqualità, ma la situazione continua a non essere entusiasmante. La lana, ormai, è rimasta solo un rifiuto speciale da smaltire. Incide, sull’andamento negativo del settore, anche il fenomeno dell’eccessiva presenza di predatori che, se da una parte provoca danni economici consistenti, dall’altra incentiva gli allevatori a dismettere l’attività.

MASSA – Il settore è in crisi da anni, e le difficoltà di natura burocratica ed amministrativa scoraggiano qualunque volontà di ripresa. Ingrasso: La crisi degli allevamenti da latte aveva indotto molti allevatori a riconvertire la produzione finalizzandola all’ingrasso, ma anche questa prospettiva è venuta meno poiché non in grado di garantire reddito. La maggior parte degli attuali allevamenti non sono specializzati. In prevalenza essi allevano dai bovini da ingrasso, suini e pecore da carne. Un buon incremento nella Lunigiana, ed anche a Massa, lo ha avuto l’allevamento ovino da carne. Prevalentemente si allevano le pecore di razza Zerasca da carne. Probabilmente l’azione combinata del PSR Regione Toscana (Mis 214 b1-razze in via di estinzione) con un buon mercato locale della vendita degli agnelli favorisce lo sviluppo del settore. Stagnante e quasi inesistente il settore equino, che solo per alcune aziende è fonte di lavoro e di reddito mediante l’impiego degli animali in attività di trekking e maneggio. Per il settore suinicolo si evidenzia una sostanziale stabilità per le piccole aziende che allevano per autoconsumo e solo marginalmente per la vendita, mentre si denota un calo per le aziende che producono i suinetti per la vendita all’ingrasso. La norma disposizione regionale che limita le macellazioni (max 1 ugb) è mal capita e mal digerita dai produttori che si sono visti privare di una possibile fonte di reddito. Il settore ha risentito della contrazione dei consumi, con conseguente calo della domanda e dei prezzi che, a detta degli operatori, sono tornati a quelli di due anni orsono.

PISA – Situazione assimilabile a quella di Grosseto. Settore ovino che continua ad evidenziare serie difficoltà.

SIENA – L’analisi della situazione per il comparto zootecnico senese è sostanzialmente identica a quella grossetana. Si segnalano tendenze positive per aziende che trasformano e vendono in proprio formaggi ovicaprini, quelle che vendono latte fresco bovino e quelle che vendono direttamente carni bovine e suine lavorate. La vendita diretta sembra offrire opportunità anche in questo comparto.

MIELE

AREZZO – Nella provincia operano pochi allevamenti professionali di medio-grande dimensione e molti piccoli allevamenti. Buona la produzione, nonostante la varroa continui a rappresentare un grosso problema. Il Cinipide del castagno ha comunque consentito di aumentare leggermente la produzione di miele di castagno. Stabile l’acacia nonostante la stagione secca, ed in aumento i mieli di melata, specie di abete.

GROSSETO – Il settore del miele, presente in maniera abbastanza diffusa su tutto il territorio è sostanzialmente stabile e caratterizzato da piccoli allevamenti che, nella gran parte, provvede direttamente alla collocazione del prodotto. Influenzano negativamente le produzioni le difficoltà dei castagneti, sempre più attaccati dal Cinepide.

MASSA – Settore è in continua crescita. Contribuiscono a ciò anche molti operatori agricoli part-time. La produzione nell’annata attuale è stata ottima per la robinia, favorita dal clima e dalle fioriture. Meno buona, comunque più che accettabile, per millefiori e castagno. A causa della cinipede, nei prossimi anni quest’ultima produzione misurerà una contrazione. Dal punto di vista economico non si evidenziano particolari problematiche, ed il prezzo pare in lieve ripresa (+ 0,50 € al kg), oscillando da 4,50 a 5,50 € al Kg all’ingrosso; il prezzo al consumo finale oscilla dagli 8 ai 10 € al kg. Sul fronte sanitario si rileva sempre il problema varroa , che condiziona molto la produttività.

SIENA – Miele: produzioni quantitative di norma sotto la media, con produzioni accettabili per i mieli di acacia e erba medica.

TABACCO

AREZZO – Tabacco Kentucky
Nonostante la stagione sia stata caratterizzata da sporadici episodi di grandine, con danni variabili dal 15% al 45%, per il resto l’andamento climatico che interessa la produzione è stato abbastanza regolare; in quest’ultimo periodo si lamentano problemi per la disponibilità di acqua dal Montedoglio, causa la rottura di una pompa (l’acqua viene erogata a fasi alterne tra Umbria e Toscana). Si lamenta un’incidenza dei costi sempre più elevata (gasolio agricolo e manodopera in testa). Il mercato non da segni di ripresa con gli attesi adeguamenti dei prezzi. Sul piano organizzativo si ripropone il problema delle O.P. e della loro rappresentatività reale.
Tabacco Bricht:
Più marginale in Valtiberina, questa produzione viene coltivata particolarmente nella Valdichiana aretino-senese. A causa del forte caldo di fine agosto si rileva una maturazione contemporanea della coltura. Talvolta si rilevano problemi per l’avvio del raccolto sino alla fase di trasformazione in quanto tutti i forni risultano impegnati. E’ probabile il calo ponderale del prodotto, causato sempre dal caldo eccessivo (le foglie si presentano più sottili rispetto alla norma).

SEGNALAZIONI VARIE

AREZZO
In Casentino e Valdarno, ma in genere su tutto il territorio provinciale, il problema dei danni provocati da ungulati, specialmente cinghiali, si manifesta continuamente. Oltre alla completa distruzione del sottobosco, dei muri a secco e delle sistemazioni idraulico-a

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