Quella del dottore agronomo e del dottore forestale è una professione dall’utilità sociale improntata ai principi di legalità, responsabilità, decoro, riserbo e competenza, trasparenza e diligenza.
In particolare dovrà adottare soluzioni tecniche compatibili con la salvaguardia delle risorse naturali, tendere al miglioramento dell’ambiente e al ripristino delle biocenosi minacciate o degradate, ricercare la tutela del consumatore con garanzia della qualità, tutelare la cultura delle comunità rurali concorrendo allo sviluppo integrato e sostenibile. Una professione che dovrà precisare meglio il principio di autonomia con particolare riguardo ai casi di incompatibilità. Sono queste le principali novità emerse dal documento finale del XIV Congresso nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali appena concluso a Marsala con particolare riguardo alla proposta di approvazione di un nuovo codice deontologico per la categoria.
L’identità professionale – “La difesa dell’identità professionale, intesa come funzione d’interesse pubblico, – spiega il presidente Conaf Andrea Sisti – può essere esercitata solo con l’acquisizione a prassi dei principi deontologici nei quali ognuno dei dottori agronomi e dottori forestali italiani riconosca il proprio ruolo, la propria responsabilità e la propria dignità. La deontologia rimane il collante di valori etici della professione ma affinché tali valori siano riconosciuti di utilità sociale devono essere fatti propri da tutta la categoria, motivo per cui è stato proposto il nuovo codice deontologico”. Il documento conclusivo del congresso ha ribadito che la formulazione del nuovo codice accoglierà i principi della carta di Vieste auspicando che al codice possa seguire un regolamento attuativo del procedimento disciplinare. Il Congresso ha, quindi, impegnato il Consiglio Nazionale a valutare e revisionare la proposta di codice deontologico sottoponendolo al successivo parere dell’Assemblea dei Presidenti Provinciali e quindi alla relativa definitiva approvazione. Ma il XIV Congresso nazionale è stato anche momento di approfondita discussione e partecipazione in cui sono affrontati altri tre temi portanti confluiti tutti nel documento finale approvato dall’assemblea congressuale.
Cooperazione nell’area del mediterraneo – L’apporto del dottore agronomo e del dottore forestale è fondamentale da una parte per evitare che la cooperazione possa diventare un feedback negativo per la nostra produzione locale, soprattutto se la cooperazione è rivolta alla produzione agroindustriale dei paesi, e dall’altra per incentivare soprattutto le piccole realtà contadine per un’adeguata ridistribuzione dei redditi ed una valorizzazione delle tipicità locali; va inoltre evitato che avvengano trasferimenti tecnologici non adeguati al contesto in cui si va ad operare, che si verifichino speculazioni che rendano difficile il raggiungimento dell’obiettivo della sicurezza agroalimentare, che non vengano effettuati i doverosi monitoraggi delle azioni di cooperazione e che non vengano coinvolti i decision maker.
E’ fondamentale pertanto che il CONAF divenga interlocutore istituzionale privilegiato presso le organizzazioni nazionali ed internazionali per porre al servizio della società la nostra competenza e professionalità per l’attuazione di processi di pianificazione, progettazione, attuazione e monitoraggio dei futuri progetti di cooperazione.
Rapporto fra attività produttive e risorse naturali – La valorizzazione e l’utilizzazione delle risorse naturali e faunistiche necessita di figure professionali specializzate. Una corretta gestione di tali risorse non può prescindere dalla difesa, dalla conservazione e dal mantenimento della biodiversità, nonché dalla valorizzazione dell’ambiente naturale (sostenibilità ambientale). La formazione, (ora diventata obbligatoria e continua), passando dalle scienze della vita alla tecnica e agli aspetti economici consente di “leggere”, interpretare e valutare in senso ampio e corretto i sistemi territoriali ed i fenomeni naturali nella loro diversità e complessità e quindi permette di pianificare, progettare e mettere in atto le adeguate tecniche gestionali, mirando alla conservazione della biodiversità e al ripristino degli equilibri naturali. Per questo i dottori agronomi e i dottori forestali continueranno a monitorare gli enti preposti per la salvaguardia della loro figura professionale e delle relative competenze, per tutelarne il lavoro e l‘impegno costante come protagonisti della valorizzazione e della difesa dell’ambiente naturale e rurale.
Il verde urbano – Il diffuso degrado del verde urbano e periurbano riguarda l’intero territorio nazionale, con esclusione di alcune aree di eccellenza. Governare e gestire in maniera professionalmente corretta il verde esistente per renderlo fruibile, funzionale e sicuro. Occorre che le amministrazioni locali adeguino gli standard a livello di città e di quartiere, che attualmente appaiono lontani dalla media per abitante prevista dai piani urbanistici. Inoltre, gli strumenti urbanistici comunali spesso non prevedono adeguati elementi di programmazione (Regolamento del verde, Piano del Verde, Censimento del Verde e Carta del Verde), che tengano conto delle esigenze di fruizione e di arredo che tali strumenti si propongono. In tale contesto la categoria dei dottori agronomi e dei dottori forestali ritiene che le associazioni che operano nel verde urbano debbano tenere nel dovuto conto la necessaria interdisciplinarietà di questa materia, accogliendo al loro interno i professionisti che hanno competenza in tale ambito.