L’Italia sta vivendo un macroscopico paradosso che riguarda l’agroindustria. Si importano molti prodotti primari in quasi tutti i settori produttivi mentre la SAU si riduce ad un ritmo del 20% ogni 10 anni e molti terreni agricoli, anche fertili, vengono lasciati incolti perché nell’attuale quadro dell’economia globale costa meno importare che produrre. Gli addetti all’agricoltura italiani preferiscono dedicarsi ad altre attività più remunerative. Molti dei prodotti alimentari venduti ed esportati col marchio “Made in Italy”, sono in realtà realizzati con materie prime di importazione. Ma, in un quadro globale in cui la popolazione è in costante aumento ed è necessario produrre più cibo mentre ancora si soffre e si muore per fame, non è etico lasciare incolte terre fertili! L’agroindustria italiana deve preoccuparsi di assicurare il giusto reddito agli agricoltori, anche ridimensionando gli equilibri tra i redditi all’interno di una stessa filiera. E’ interesse di tutti che le materie prime alimentari necessarie per l’agroindustria vengano prodotte in Italia. Comunque, che venga indicata ai consumatori l’origine dei prodotti primari. In questo quadro, i Georgofili hanno svolto una giornata di studio su questo argomento. Relatori: Dario Casati dell’Università di Milano, Silvio Ferrari di Federalimentare e Francesco Carrozza di Same Deutz Fahr.
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