ROMA – Per la rivista AF (del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dottori forestali) – n.2/2011 – intervista al ministro Elisabetta Belloni, che guida la Direzione generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri: gli obiettivi del Millennio, il progetto EuroMed e la centralità dell’agricoltura.
Ministro Belloni, fra gli obiettivi della “Dichiarazione del Millennio”, ricordiamo la lotta a povertà e fame, ambiente e sviluppo sostenibile: come si sta muovendo il Ministero in questa direzione?
Gli obiettivi del “Millennio” stabiliscono una serie di principi a cui gli Stati donatori si ispirano al fine di conseguire delle specifiche attività che dovrebbero consentire e far registrare notevoli progressi in temi di lotta alla povertà e quindi di sviluppo per i paesi meno avanzati. Nel 2010 a New York c’è stata una prima valutazione del percorso finora fatto dai donatori; si è rilevato che in termini quantitativi è stata registrata una certa inadempienza a livello generale nella messa a disposizione del volume prefissato.
Come sappiamo, l’obiettivo del 2015 dello 0.7% del PIL potrà essere raggiunto soltanto da un numero limitato di Paesi donatori e, purtroppo, l’Italia non è certamente fra coloro che hanno registrato maggiori progressi in questo senso; anzi vi è stata un’inversione di tendenza per quanto concerne la messa a disposizione. È pur vero, tuttavia, che anche nell’ambito di questa valutazione sulla metodologia e sulla qualità dei progressi raggiunti, ci è possibile oggi fare alcune osservazioni che permettono all’Italia di far registrate dei miglioramenti sostanziali.
Nel dettaglio?
Quello che voglio dire è che il mondo cambia e, soprattutto, si evolve; quindi gli stessi obiettivi del Millennio, stabiliti dieci anni fa, vengono ovviamente mantenuti come target. Però si è anche compreso che l’approccio che si deve avere per il conseguimento di questo obiettivo, deve essere molto più integrato. Con termine tecnico parliamo di approccio
olistico, perché tutti i vari aspetti della lotta alla povertà devono essere affrontati con una visione d’insieme, nella consapevolezza che la vera lotta alla povertà deve risolvere l’insieme dei problemi e non andare per settori a sé stanti. In questo senso, quindi, si punta sempre di più sull’efficacia dell’aiuto e sulla messa a sistema di tutte le risorse disponibili, siano esse private o pubbliche, siano esse in kind o in termini di pura quantità e volume dell’aiuto. In questo l’Italia si è dotata di meccanismi molto più articolati ed efficaci di intervento, siamo sempre più coerenti in termini di strategie, e direi che questi progressi ci sono anche stati riconosciuti in occasione della verifica della Peer Review condotta dall’Ocse
Riuscirà l’Italia a conseguire gli obiettivi in tempo per la data prevista dalle Nazioni Unite?
Ritengo che sia onesto e doveroso prendere atto delle difficoltà che ci sono a livello internazionale. Certamente la crisi finanziaria tocca tutti i Paesi e, ovviamente, in un
mondo globale queste ripercussioni sono molto più forti ed accelerate; questo impedisce di guardare con serenità al futuro nel senso che, certamente, ci saranno slittamenti. Credo che però si debba anche dire con serenità che alcuni progressi si sono registrati, dei notevoli miglioramenti ci sono in moltissimi settori e bisogna continuare a porre la stessa enfasi che c’è stata in passato sul conseguimento degli obiettivi e riconoscere che
l’identificazione delle aree, e quindi degli obiettivi, rimane assolutamente valida con il corollario di questo approccio “olistico”, che credo sia la carta d’insieme per ulteriore progressi.
Nell’ambito del progetto EuroMed, verso quali Paesi si rivolge l’intervento dell’Italia e in quali settori di interesse?
Parlare di Mediterraneo vuol dire, innanzitutto, sottolineare un interesse che definisco naturale per il nostro Paese verso una determinata area. La primavera araba in corso,
pone in maniera molto attuale l’esigenza di un nuovo orientamento delle priorità, credo che si debba partire dalla presa d’atto che è interesse del nostro Paese investire in quest’area, anche nell’ottica di un nostro progresso per il futuro. Parlo spesso anche di sicurezza e stabilità dell’Italia, nell’immediato futuro, perché credo che in un mondo globale la nostra stessa sicurezza si misuri con lo sviluppo dei Paesi che ci sono vicini, e quindi l’interesse è
che ci sia stabilità nei paesi del Mediterraneo. Per quanto riguarda la cooperazione italiana, stiamo cercando di rispondere alla sfida di questi giorni, con le scarse risorse a disposizione, attraverso una concentrazione delle nostre priorità su alcuni punti: innanzitutto credo sia doveroso un intervento umanitario di emergenza per soccorrere le popolazioni che sono in grave sofferenza, dal punto di vista alimentare, cura dei feriti, sanità e quant’altro. Poi vi è una visione di medio e lungo termine che ci deve vedere impegnati su due punti, ed è su questo che ci stiamo concentrando. Primo punto è l’accompagnamento dei processi democratici in corso, e quindi attività di institution
building e di capacity building, affinché questi paesi possano avviarsi verso la democrazia, che dovrà essere consona e rispettosa delle tradizioni di ciascuno, ma che si basi anche sulla preparazione delle nuove classi dirigenti e sulla loro apertura verso il mondo. Quindi progetti che siano mirati all’education, intesa proprio come formazione, alla promozione dei contatti fra le società civili di questi paesi e quella italiana o europea in senso più ampio. E poi l’altro settore è il sostegno allo sviluppo economico di questi paesi attraverso progetti che puntino alla creazione di posti di lavoro – è una priorità -, e soprattutto all’occupazione giovanile. Cercare di venire incontro alle aspettative dei giovani in questi Paesi è uno dei punti fondamentali per far sì che possano avviarsi verso un progresso significativo. Inoltre è importante il ruolo che l’Italia può e deve svolgere in ambito europeo, fare in modo che i programmi dell’Unione Europea verso il Mediterraneo siano sempre più focalizzati verso i punti già ricordati.
Dottori agronomi e dottori forestali: quale potrà essere, anche in futuro, il loro ruolo a livello professionale, nei progetti di cooperazione?
L’agricoltura intesa in senso ampio, dalla sicurezza alimentare agli interventi di emergenza, ma anche le pianificazioni per la produzione costituiscono uno dei punti fondamentali per lo sviluppo, perché hanno a che fare con l’individuo, e quindi con lo sviluppo della persona umana e con il diritto a crescere ed essere alimentati in maniera corretta. E’ evidente che noi continueremo a dare particolare importanza al settore dell’agricoltura, e come è noto l’Italia ospita il “sistema onusiano” che si occupa della sicurezza alimentare e, quindi, abbiamo anche un dovere di promozione verso questo importante ruolo che le Nazioni
Unite svolgono con base a Roma. Credo che sia fondamentale anche in questo settore puntare sull’educazione, sul training; tutte le attività di formazione, di ricerca, di trasferimento di tecnologia che possono essere fatte per promuovere l’agricoltura in senso ampio sono essenziali per innescare quei processi che portano all’eliminazione della fame nel mondo. Noi cercheremo di fare la nostra parte; l’Italia ha un valore aggiunto, perché ha forte esperienza in questo settore – e non solo perché ospita le agenzie onusiane che si occupano di sicurezza alimentare -, ma anche perché abbiamo un sistema universitario e un sistema di istituti specializzati nell’agricoltura che certamente sono invidiabili e che possono dare un contributo dal punto di vista scientifico molto qualificato.
Elisabetta Belloni nasce nel 1958 a Roma
- Nel 1982 si laurea in Scienze Politiche presso l’Università LUISS di Roma e pochi anni dopo viene nominata Volontario nella carriera diplomatica.
- Nel 1986 diventa Segretario di Legazione alla Direzione Affari Politici – Ufficio America Latina e nello stesso anno viene posta fuori ruolo presso l’UNIDO a Vienna.
- Tra il 1998 e il 1990 è alla Direzione Generale Affari Politici – Ufficio Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa CSCE. Vice Capo Delegazione CSBM ( Confidence and Security Building Measures ) ai negoziati di Vienna.
- Nel 1992 è membro della delegazione italiana alla riunione di Helsinki sui seguiti CSCE, e tra il 1993 e il 1996 è Primo Segretario alla Rappresentanza Diplomatica Permanente d’Italia presso le organizzazioni internazionali a Vienna.
- Tra il 1996 e il 1999 è Primo Segretario Commerciale all’Ambasciata d’Italia a Bratislava e nel 1998 è promossa Consigliere di Legazione.
- Nel 1999 è alla Direzione Generale Affari Politici – Ufficio Russia e CSI e, l’anno successivo, Capo della segreteria della Direzione Generale dei Paesi dell’Europa.
Tra il 2001 e il 2002 è Capo dell’ufficio per i Paesi dell’Europa centro orientale e nel 2002 è promossa Consigliere d’Ambasciata. - Tra il 2002 e il 2004 è Capo della segreteria del Sottosegretario di Stato ed è nominata Capo dell’Unità di Crisi. Nel 2007 è promossa Ministro Plenipotenziario e nel 2008 è nominata Direttore della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo, carica che tuttora ricopre.
- Tra le Onorificenze ricevute ricordiamo:
Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Ordine della Legion d’Onore della Repubblica Francese.