Il professor Paolo De Castro, insegna Economia e politica agraria all’Università di Bologna. Attualmente è presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, e ha ricoperto il ruolo di ministro delle Politiche agricole prima nel governo D’Alema (dal 1998 al 2000) e poi nel governo Prodi (dal 2006 al 2008). Una competenza specifica ampiamente riconosciuta in un punto di osservazione importante e forse privilegiato, sono delle ottime componenti per affrontare un tema come quello della produzione agricola per le nuove esigenze alimentari della popolazione mondiale, con tutte le conseguenze di ordine politico economico e strategico nello scenario internazionale che può comportare. Il libro di Paolo De Castro, La Corsa alla Terra, è una iniziativa importante e destinata a far discutere sia all’interno mondo agricolo che al di fuori di esso e Dimensione Agricoltura, all’indomani dell’uscita del
libro, ha voluto affrontare con l’autore alcuni aspetti.
L’uscita di un libro è sempre un evento di grande interesse; ancor più se scritto da chi, come lei, riveste funzioni importanti in relazione al tema trattato. Con quale spirito si è approntato a scrivere un libro sul “cibo e agricoltura” e soprattutto a che si rivolge?
Nel maggio 2011, in un incontro sul tema dell’approvvigionamento alimentare organizzato al Parlamento europeo, Romano Prodi, che firma l’introduzione del volume, ha disegnato un quadro allarmante della situazione internazionale e dei suoi prevedibili sviluppi. Da quell’occasione nasce l’idea del libro. Con i miei collaboratori ho scelto di raccontare alcuni cambiamenti profondi avvenuti nello scenario globale dagli anni novanta in poi, secondo me ancora sottovalutati. Lo hanno mostrato eventi come le crisi alimentari del 2008 e del 2010, che hanno colto tutti impreparati. Abbiamo cercato di spiegare questi fenomeni con un linguaggio accessibile a tutti.
Lei lancia un allarme che i governi dovrebbero cogliere con tempestività, ovvero, ”la domanda internazionale di terra”. Cosa significa nello scenario globale il fatto che vengono comprate interi pezzi di continente? L’agricoltura diventa un elemento di controllo strategico nel futuro prossimo. L’Italia e l’Europa sono pronte ad affrontare questa nuova sfida?
L’aumento della domanda internazionale di terra coltivabile è un effetto diretto di uno scenario di incertezza, che chiamo "di nuova scarsità". In questa situazione l’agricoltura diventerà sempre più un settore strategico, anche sul piano degli equilibri geopolitici. In Europa se ne sta discutendo, sia nell’ambito del dibattito sulla nuova Pac, sia in quello sulle politiche di sviluppo. La "corsa alla terra" è
inoltre una questione molto dibattuta a livello internazionale, un po’ meno in Italia.
Afferma che il “cibo costerà di più per tutti”: è giusto quindi ritenere che gli agricoltori avranno maggiori opportunità di reddito?
Una caratteristica dell’era della scarsità è che l’aumento dei prezzi non premia gli agricoltori, che devono invece affrontare costi di produzione più alti. Gli introiti possono anche aumentare, ma sono assorbiti in larga parte dalla necessità di coprire i costi degli input. Ma l’incertezza correlata alla volatilità inciderà negativamente anche sulle altre componenti della filiera.
A proposito di “conseguenze sugli equilibri politici ed economici internazionali”, il controllo sulle superfici fertili assieme a quello delle acque sembrano essere la nuova materia del contendere nel mondo globalizzato. C’è consapevolezza? L’Europa, le grandi potenze, la politica, se ne stanno occupando?
Il tema degli "investimenti responsabili" in agricoltura è stato discusso già al G8 dell’Aquila, nel 2009. È in corso un dibattito sull’adozione di linee guida volontarie per gli investimenti sui terreni e ci si sta confrontando sul problema anche nel Comitato sulla sicurezza alimentare della Fao. Non manca l’attenzione a livello globale, per ora mancano le risposte concrete. Il problema è complesso, investe i diritti di proprietà della terra e la loro gestione in aree del pianeta dove la governance fondiaria è debole, dinamiche globali come la competizione nell’uso dei suoli innescata dagli incentivi ai biocarburanti, la necessità di investimenti di qualità nelle agricolture dei Paesi in via di sviluppo.
La Pac come si rapporta a questo nuovo scenario: può incidere in questi processi?
La politica agricola comune gioca, e giocherà in futuro, un ruolo centrale e da protagonista all’interno del nuovo scenario. Parliamo, infatti, della più importante politica economica attuata dall’Ue nei suoi cinquant’anni di storia, uno degli elementi più significativi del processo di unificazione, il fattore aggregante di maggior rilievo dell’Europa. In tale ambito, la prossima riforma dovrà avere l’ambizione di fornire quelle risposte necessarie e adeguate al nuovo contesto. Un lavoro importante e di responsabilità che ha preso ufficialmente avvio con la presentazione delle proposte legislative UE dello scorso 12 ottobre. Un percorso che durerà diversi mesi a che, in virtù della nuova codecisione in materia agricola dopo Lisbona, vedrà il Parlamento Europeo tra i principali attori decisionali verso la definizione di una Pac del futuro all’altezza delle sfide globali e più vicina ad agricoltori e cittadini europei.
È ipotizzabile un modello di governance delle politiche agricole globali? Una Pac mondiale, che si occupi delle regole più che degli aiuti?
E’ quello che mi sforzo di fare nella parte finale del libro, dare un contributo di idee per una global food policy. Il problema è che le politiche agricole nascono sulla legittima esigenza di difendere la sicurezza alimentare delle varie nazioni, è difficile armonizzarle. Ma il fatto che sia difficile non vuol dire che sia impossibile e che valga la pena di impegnarsi. In tal senso, lo scorso mese di giugno, una delegazione della commissione agricoltura del Parlamento Europeo che mi onoro di presiedere, si è recata negli Stati Uniti per incontrare i vertici istituzionali e produttivi dell’agricoltura statunitense. Da lì, é nata la consapevolezza di guardare al futuro attraverso un approccio globale che preveda, sulle principali sfide globali, l’avvio di un percorso di cooperazione tra le due politiche agricole più importanti al mondo: il Farm Bill per gli Usa e la Pac per l’Europa.
S.G./A.D.C. (Da Dimensione Acricoltura – Cia Toscana – Novembre 2011)