Etichettatura, per le Regioni servono passi in avanti

“L’Unione Europea non brilla per coraggio sulla questione dell’etichettatura, ma piuttosto che niente è certamente meglio piuttosto. Considero anzi questo Regolamento un primo passo verso una etichetta che dia informazioni chiare ed esaustive ai consumatori”. E’ il giudizio dell’assessore alla tutela dei consumatori del Veneto Franco Manzato sulla pubblicazione avvenuta oggi nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del regolamento in materia, che entrerà in vigore tra venti giorni e al quale i Paesi membri dovranno adeguarsi entro tre anni. “Diventa obbligatorio scrivere in etichetta l’origine anche delle carni fresche suine, ovine, caprine, del pollame e del latte. Allargando la previsione già esistente per la carne bovina, adottata soprattutto sulla scia della crisi della BSE e degli allevatori continentali – ha fatto presente Manzato – ma è ancora poco, per di più con l’esenzione dalle indicazioni nutrizionali per i prodotti confezionati per la vendita al dettaglio. Diventa obbligatoria anche la dichiarazione nutrizionale e va evidenziata la presenza degli allergeni, mentre sono vietate indicazioni fuorvianti. Così almeno speriamo di non avere carni fresche che riportano la parola Italia e il tricolore ma nulla hanno a che vedere con il nostro Paese”. “Io dico che è troppo poco, perché l’indicazione d’origine delle materie prime dovrebbe riguardare l’intero settore dell’alimentazione: è un diritto dei consumatori, un segno di correttezza nei confronti dei produttori, un dare meriti a chi li ha davvero, e viceversa. Il vero problema non è né organizzativo, né di costi, anche se ho sentito interviste dove è stato paventato un aumento consistente per un eventuale obbligo di questo genere. La questione è che su questa partita si scontrano gli interessi legittimi dei consumatori con gli interessi di profitto soprattutto delle grandi multinazionali, che semplicemente vogliono avere mano libera. Io sto dalla parte dei primi, tutelare i cui diritti coincide in questo campo con la difesa dei diritti dei nostri imprenditori agricoli”.

Giornata storica – Oggi, martedì 22 novembre 2011, viene pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea il nuovo regolamento sull’etichettatura. Un aggiornamento importante di quella che era una direttiva risalente al 1979, una nuova normativa che estenderà l’obbligo di esplicitazione della provenienza di tutte le carni fresche: il vincolo precedentemente era imposto solo per la carne bovina, adesso lo stesso principio varrà per le carni suine, il pollame, le avicole e le ovicaprine. Rivoluzione anche per quanto concerne l’informazione fornita al consumatore: sull’etichetta dovranno infatti comparire le fondamentali informazioni nutrizionali e l’eventuale presenza di allergeni, vigerà inoltre il divieto di informazioni fuorvianti e, infine le dimensioni delle diciture riportate sull’etichetta dovranno essere non inferiori all’1,2 mm, 0,9 mm se la confezione del prodotto è particolarmente ridotta.

Sacchetto (Piemonte) – Assessore Regionale all’Agricoltura Claudio Sacchetto: “Una data importante che va salutata con entusiasmo per quanto concerne lo spirito e le motivazioni che guidano questa rivoluzione dell’ambito agroalimentare: il Piemonte ha partecipato attivamente al percorso intrapreso in questa direzione, si ragiona partendo dal presupposto che un’indicazione più chiara non può che avvantaggiare una produzione agroalimentare di eccellenza quale quella piemontese. Va ricordato inoltre che fornire informazioni sul prodotto, sulle peculiarità dello stesso e la provenienza, differenziando dunque gli alimenti di pregio da quelli scadenti, significa sostenere e valorizzare gli agricoltori che lavorano bene, tutelandoli da una concorrenza sleale. L’entusiasmo per il risultato non deve però far dimenticare che questa rivisitazione della normativa sull’etichettatura entrerà in vigore a tappe, spalmando l’efficacia dei provvedimenti addirittura in 5 anni: il regolamento sarà attuato tra una ventina di giorni, le nuove norme dovranno essere attuate entro 3 anni e, per quanto concerne le indicazioni nutrizionali, addirittura entro 5 primavere. Tale aspetto rappresenta probabilmente il lato debole di questa azione europea nell’ambito agroalimentare, era auspicabile un’accelerazione dell’entrata in vigore della direttiva. Purtroppo ancora una volta, almeno sulle tempistiche, sono riuscite a incidere alcune lobby favorevoli, per motivi differenti, all’omologazione di produzioni e gusti”.

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