Rispondere alla crisi con l’innovazione e con nuove idee. È questo l’obiettivo del Gruppo Pieralisi e, in particolare, del reparto vendite Italia. “Il bilancio risente ovviamente della crisi che sta investendo tutto il settore – conferma in esclusiva ad Agricultura.it, Beniamino Tripodi, responsabile dell’area vendite Italia -, ma ci stiamo adoperando per investire in maniera mirata, studiando con cautela e attenzione quello che è il mercato non solo nazionale”. Il mondo della produzione di olio extravergine d’oliva sta risentendo di problemi anche politici più che tecnici ed economici. «In Spagna e in Grecia, la situazione non è ottimale. Così come in tutti gli altri paesi che si affacciano sul Mediterraneo – sottolinea Tripodi -. È il caso di Egitto, Tunisia e Libia. Solo in Marocco e Algeria il mercato può dirsi stabile».
Novità sul mercato – In questo contesto estremamente dinamico e convulso, l’obiettivo è rispondere puntando sull’innovazione e sulla qualità delle prestazioni delle macchine che il Gruppo Pieralisi immette sul mercato. «E’ appena uscita la DMF, una nuova macchina fortemente innovativa e utile per la lavorazione delle olive. Un nostro cliente, il Frantoio Franci di Montenero (Castel del Piano, Gr), l’ha già acquistato ed ha confermato che le prestazioni sono ottime – continua Tripodi -. La particolarità della DMF è che riesce a ridurre di circa il 50% i sottoprodotti che derivano dalla lavorazione delle olive. Non tanto la sansa, spesso riutilizzata in molti frantoi, ma più che altro l’acqua vegetale che viene prodotta dalla spremitura dei frutti. Il liquido viene così ridotto di circa la metà e al suo posto viene prodotta una sorta di patè».
Costi di produzione – Il Gruppo Pieralisi fa quindi la sua parte per cercare di combattere la crisi in atto. “La volontà di perseguire la qualità riducendo i costi di produzione rimane un nostro obiettivo primario – conclude Beniamino Tripodi -. Il problema più grave e impellente è quello dei costi di mercato dei nostri oli. Un Igp italiano costa circa 5 euro al chilo, mentre quelli che provengono dalla Grecia arrivano con prezzi mediamente poco superiori ai 2 euro al chilo. Occorre intervenire su questi aspetti per evitare poi di dover sottostimare tutti i passaggi di produzione, come i costi della manodopera nell’oliveto e nel frantoio”.