Abolizione etichettatura carni: dal Veneto secco “No” a proposta UE

E’ un “no” secco e deciso quello che dal Veneto si leva contro la proposta della Commissione Europea Proposta di un Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1760/2000 per quanto riguarda l’identificazione elettronica dei bovini e che sopprime le disposizioni relative all’etichettatura facoltativa. “Aggiungo anche la mia voce alla richiesta di intervento dei nostri europarlamentari avanzata dalla nostra filiera produttiva  – ha affermato l’assessore all’agricoltura Franco Manzato – e interesserò le altre Regioni, chiedendo anche da parte nostra l’intervento del Governo contro un progetto del quale posso pensare solo o che è sbagliato o è fortemente viziato da interessi internazionali che nulla hanno a che vedere con la valorizzazione della qualità della produzione europea e italiana”.

Interventi – Sulla questione, ieri il presidente di Italia Zootecnica, Fabiano Barbisan aveva chiesto ai parlamentari europei di intervenire, chiarendo che la proposta della Commissione ha anche contenuti meritevoli, perché prevede l’introduzione dell’etichettatura elettronica per la tracciabilità dei bovini. Ma a fianco di questo c’è, inspiegabilmente, l’abolizione dell’etichettatura facoltativa, introdotta dieci anni fa, che ha permesso ai produttori di dare ai consumatori ulteriori informazioni sulla qualità oggettiva del prodotto e sui valori di sicurezza alimentare e salutistica. “Non ha senso che all’interno di un sistema che si richiama al liberalismo vengano imposti comportamenti – ha aggiunto Manzato – che sembrano servire solo a difendere interessi economici di parte e non quelli della generalità dei cittadini consumatori, che ci chiedono sempre più informazioni, certezze, garanzie, tipicità. Una delle motivazioni addotte dalla Commissione sarebbe nei costi amministrativi dell’etichettatura facoltativa, che però ammonta in tutta Europa a 362 mila euro che non paiono una spesa insostenibile. Nello stesso tempo, che senso ha abrogare una facoltà volontaria gestita dai produttori che ha dimostrato di essere utile e gradita ai consumatori? E a questo punto, perché non valorizzare la tracciabilità anche tramite l’analisi del DNA, come chiede la nostra filiera?”.

 

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