Il nuovo aumento delle accise sui carburanti, che il governo Monti vuole rendere esecutivo con l’entrata in vigore della manovra, rischia di dare il colpo di grazia ai consumi, perché determinerà un rialzo immediato e generalizzato dei prezzi finali dei beni trasportati su gomma. A partire dal 90 per cento dei prodotti alimentari, che per arrivare dal campo alla tavola “macinano” centinaia di chilometri. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Spesa tipo – Ma questi continui aumenti dei carburanti stanno anche stravolgendo la “spesa-tipo” degli italiani. Fino a un anno fa -ricorda la Cia- la quota per generi alimentari e bevande rappresentava un quarto della spesa complessiva delle famiglie. Da inizio anno, invece, questa quota sta andando pian piano riducendosi: colpa dei ricorrenti “ritocchi” a benzina, gasolio e diesel che costringono i consumatori a togliere soldi a beni essenziali come pane, pasta e carne e destinarli invece ad altri capitoli di spesa.
Consumi in calo – La conseguenza è che già oggi il budget che ogni famiglia destina a cibo e bevande è sceso a 467 euro al mese -osserva la Cia- superato in volata da quello per carburanti, trasporti ed energia elettrica, che è salito a 470 euro mensili. Nuovi rialzi non potranno che ampliare questa forbice, a discapito dei consumi alimentari già fermi al palo da oltre un anno.Non solo per le famiglie -conclude la Cia- anche per gli agricoltori si tratta di una nuova stangata e di un colpo durissimo. Il gasolio, infatti, è “re” nel settore: non solo è necessario per il riscaldamento delle serre, ma per l’alimentazione dei mezzi meccanici come i trattori. In più si fa indispensabile nei lunghi mesi in cui si avvicendano operazioni di semina, concimazione, diserbo, irrigazione, trinciatura e raccolta. Solo a ottobre (ultimo dato disponibile), i rincari dei carburanti hanno fatto salire del 7,6 per cento annuo i costi di produzione degli agricoltori.