Il florovivaismo della Valdinievole sotto una grande serra a pannelli fotovoltaici, che produce benessere economico per le aziende agricole del territorio, dando nuovo slancio “all’industria” dei fiori . Da valle dei fiori, a Sun valley fiore e energia, insomma. E’ questo il nome del progetto che è stato messo in piedi a Pescia, nel pistoiese, area che storicamente basa la propria economia su fiori e piante da serra. Un progetto che dopo tre anni e mezzo di studi e valutazioni, è stato avviato (nel giugno 2010), nell’azienda agricola Poggio dei due soli, in località Veneri (Comune di Pescia), dove è stato realizzato e messo in funzione il più grande impianto fotovoltaico della Valdinievole e fra i più grandi in Italia, installato su serre agricole. Nel solo territorio comunale di Pescia, (secondo l’ultimo censimento del 2000), ci sono serre per 1.450.000 metri quadri, superficie che raddoppia con il confinante comune di Chiesina Uzzanese per un totale di circa 3milioni di mq. Ma circa la metà, causa crisi del settore, sono ormai dismesse e abbandonate. L’obiettivo del progetto “Sun-Valley, fiore & energia”, è quello di sfruttare una risorsa già presente sul territorio, ottenendo ritorni economici e finanziari con garante il credito del contratto stipulato con il gestore elettrico GSE. Un progetto che, secondo i realizzatori, può e deve essere allargato all’intero territorio, partendo dall’esperienza dell’azienda “pilota” Poggio dei due soli, che è a disposizione delle altre aziende agricole.
L’impianto – "Questo progetto in cui sono confluite esperienze di ricerca ed ingegneristiche, oltre ad attente valutazioni fiscali e finanziarie, sulla carta potrebbe permettere al nostro territorio di trovare una via d’uscita, alla crisi economica e lavorativa, che da anni purtroppo, ma inesorabilmente, ha visto spengersi i successi ed il benessere del passato". Lo dice il master project Daniele Quiriconi, che ha coordinato cinque ingegneri, nella ricerca ed applicazione di soluzioni (strutture e resistenze ai carichi, progetto civile ed elettrico, studio della luce diffusa per il mantenimento delle coltivazioni esistenti, sistema dei cablaggi, impianti di controllo e sorveglianza), per realizzare questo progetto e per la possibilità di replicarle a basso costo.
I numeri – Solo nel comune di Pescia ci sono 700mila metri quadri di serre in disuso; e altrettante di serre coltivate di cui il 50% (350mila mq) – secondo i calcoli dello studio Quiriconi – sono utilizzabili con pannelli fotovoltaici semitrasparenti per non incidere sulla quantità di luce su coltivato. Sono da aggiungere i campi non coltivati su cui potrebbero essere approntate serre per fotovoltaico, per altri 300mila mq. Il primo costo dell’investimento è quello che comprende l’intervento di fondazione pali cemento, l’inserimento colonne di sostegno (con 30 cm cemento), l’installazione croci verticali e orizzontali, e il progetto e certificazione dell’ingegnere, e per una superficie, ad esempio, di 5mila metri quadri è di 20mila euro.
I vantaggi – Sono molteplici i vantaggi – secondo lo studio effettuato – nell’estendere il progetto pilota all’intera area: intanto perché nel territorio sono già presenti serre e quindi non c’è nessun ostacolo di tipo ambientale e paesaggistico; quindi la possibilità di usufruire del massimo contributo ventennale per l’energia prodotta (i pannelli sulle serre sono considerati “integrati” nella struttura se si presenta PMA per considerare le serre “fisse” non però a livello urbanistico); una forte presenza di aziende agricole professionali già operative (necessarie per massimizzare la convenienza); e il totale sfruttamento delle agevolazioni fiscali sia Iva che imposte dirette (reddito in pratica esente da imposte. Circolare Agenzia Entrate n.32/E luglio 2009). "Per le aziende agricole – ci spiega Daniele Quiriconi – sono tre gli introiti cumulabili per la vendita dell’energia prodotta: 20 anni di contributo GSE produzione fotovoltaico su serra. E poi la vendita per 30 anni a Enel con prezzo aggiornato Istat, ed infine, l’abbattimento della bolletta energia elettrica dell’azienda agricola".
I finanziamenti – Per l’installazione dell’impianto c’è la possibilità di usufruire di un finanziamento a fondo perduto fino al 20%; non ci sono garanzie richieste per il finanziamento del 100% impianto fotovoltaico (garantisce GSE la cessione del credito), attraverso convenzione con primari istituti di credito; grazie al supporto dei Comuni le pratiche amministrative delle aziende agricole saranno semplificate. Il progetto prevede inoltre il reperimento di materiali attraverso una convenzione appositiva fra i Comuni ed i fornitori, per l’ottenimento dei materiali al miglior rapporto qualità-prezzo, con impianto chiavi in mano, che permetta all’azienda agricola risparmi possibili rispetto ai prezzi di mercato del 25-30%."E anche il preventivo sulla resa dell’impianto – spiega Quiriconi – da parte di studi di ingegneria sarà a costo convenzionato; e fra gli altri vantaggi per le aziende agricole la possibilità di continuare ad utilizzare la serra per le coltivazioni ed anche di affittarla, mantenendo la proprietà dell’impianto fotovoltaico e la relativa resa".
La resa – Ecco, secondo il progetto già realizzato, quanto può essere la resa di un impianto da 200 kWp su 2.000 metri quadri di serre. Intanto è previsto che dal 2011 i prezzi si abbasseranno in proporzione alla diminuzione del contributo, e quindi la redditività dell’investimento rimarrà la stessa. Il costo imponibile chiavi in mano è di 700mila euro; Iva recuperabile al 100% in 5 anni pari a 140mila euro; il contributo fondo perduto 20% non è considerato; la produzione annua lorda è pari a 128mila euro (82% GSE e 18% Enel); i costi di manutenzione, assicurativi e vari sono pari a 10mila euro; la rata mutuo annuale tasso fisso 4,5% (20 anni) è di 53.813; l’IRAP all’1,9% per 1.220 euro; per una resa netta annuale di 62.967 euro, ovvero 5.247 euro al mese. "Da sottolineare – aggiunge Quiriconi – che l’impianto produce fino al 30esimo anno e fino ad allora l’Enel pagherà l’energia prodotta". Per i primi venti anni l’azienda percepirà utili da Gse e da Enel, mentre dal 20esimo al 30esimo anno solo da Enel. In 20 anni gli utili netti saranno 1.259.349 euro con un ritorno del 180 per cento sull’investimento iniziale; mentre in 30 anni saranno 1.370.351 € con un +196% sull’investimento iniziale. "Queste – spiega Quiriconi – sono le cifre rilevantissime che verrebbero generate da una azione di ben distribuita sul territorio – grazie al supporto che le amministrazioni locali sono disponibili a fornire- , sarebbero in grado di riavviare un volano finanziario per il rilancio economico del territorio, affinché si promuovano altre iniziative imprenditoriali sia nel florovivaismo che in altri settori, per la vera futura economia della zona, al momento in forte crisi di identità e senza nessuno sbocco reale in vista". Ipotizzando mille installazioni – sulla base del progetto attivato all’azienda di Veneri – nei comuni di Pescia e Chiesina Uzzanese, si avrebbero 200 ettari di impianti da 200 MWp per ricavi di 128milioni di euro all’anno, ed un netto di 63 milioni di euro annui per 20 anni. "Rapportati alla popolazione attiva del territorio – specifica Quiriconi – corrisponde ad una ricaduta di denaro di 8.396 euro a famiglia; e minori emissioni in atmosfera di anidride carbonica per 152mila tonnellate annue". Inoltre, una peculiarità del progetto "è che fino a 200 kWp il reddito dell’impianto fotovoltaico (su serre oppure a terra, ma quest’ultimo non è considerato integrato), se prodotto da imprenditore agricolo professionale – sottolinea Quiriconi – non è considerato tassabile (come avviene per tutti gli altri produttori fotovoltaici), ma ricade nel reddito catastale (quindi in pratica = zero, salvo una piccola quota di Irap al 1,9% ) e fino a 200 kWp non c’è neppure l’obbligo di dimostrare la percentuale di reddito fotovoltaico rispetto a quello agricolo. In pratica vi è una notevolissima libertà di azione garantita dalla certezza assoluta della normativa applicabile".