Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Regione Basilicata Vilma Mazzocco.
Assessore Mazzocco, che 2011 è stato per l’agricoltura della sua regione? Faccia un breve bilancio.
Ventimila imprese agricole in Basilicata, l’8 per cento degli occupati sul totale regionale, il 5 per cento del Pil ed un incremento del 6 per cento dell’occupazione. Mi sento di fare un bilancio positivo per l’anno che sta per chiudersi, non solo perché la Basilicata agricola è capace di tenere testa alla congiuntura internazionale, ma anche perché mostra una capacità di prospettiva nonostante tardi ancora ad arrivare una politica agricola nazionale. Penso ad un comparto che è capace di contribuire da protagonista all’export del sistema Basilicata, a conferma di un trend tutto in crescita dei prodotti che fanno grande il nome della nostra regione: dalla frutta, alla produzione di olio extravergine, dal vino alle carni lavorate.
Importanti i dati registrati nel settore vitivinicolo. Il 2011 è stato anche l’anno in cui l’Aglianico del Vulture ha ottenuto il riconoscimento della Docg (Denominazione di origine controllata e garantita), dopo 40 anni dall’ottenimento della Doc. Dunque, il vino di punta della nostra Regione, è entrato nell’olimpo dei migliori vini italiani. Stessa riflessione vale per il comparto olivicolo-oleario lucano che ha avuto una notevole crescita. E’ di novembre il riconoscimento della Dop ‘Vulture’ e sono in corso discussioni per nuovi marchi a partire da quello della Dop Maiatica, così come sono state attivate le certificazioni territoriali per l’olio extravergine dell’Alto Sauro, per l’olio dell’Alta Val d’Agri e per l’olio extravergine Selva Venusio del Parco regionale delle Chiese rupestri. Sono convinta che il completamento della filiera e i programmi di valorizzazione del Psr nelle aziende agricole determineranno un effettivo ampliamento dei mercati ed una sicura crescita della cultura della qualità tra gli operatori. Riguardo lo stato di attuazione delle misure del Programma di Sviluppo Rurale, nel 2011 siamo riusciti ad attivarle tutte: solo negli ultimi mesi l’ammontare delle somme decretate supera i 160 milioni di euro e siamo riusciti a perseguire l’obiettivo di spesa fissato per il 31.12.2011 ed a scongiurare il pericolo dell’applicazione, da parte della Comunità Europea, della regola del disimpegno automatico per le risorse del Piano di Sviluppo Rurale, evitando così qualsiasi forma di penalizzazione finanziaria da parte dell’Unione Europea. La Regione, in questo ultimo periodo, si sta impegnando a realizzare un piano di valorizzazione delle produzioni alimentari di filiera. Il nostro obiettivo è quello di diffondere un paniere di prodotti lucani legato al territorio che faccia conoscere le eccellenze dell’agroalimentare che la Basilicata produce. E’ proprio di poche settimane fa l’intesa siglata tra la Regione Basilicata e la Coop Estense per incentivare la promozione dei prodotti lucani nella grande distribuzione, dando così nuovo impulso all’agricoltura di qualità in Basilicata e valorizzando le produzioni alimentari organizzate in filiera.
Cosa le piace e cosa non le piace della proposta di riforma della Pac, presentata recentemente (12 Ottobre) dalla Commissione Europea?
La riforma della Politica agricola comune (Pac) deve rappresentare l’occasione per una forte legittimazione della spesa verso l’agricoltura, risolvendo i problemi strutturali di volatilità dei prezzi e del ridotto potere negoziale lungo la filiera. E’ necessario, in questo momento essere vigili sul negoziato europeo della Pac, che dovrà essere in grado di assicurare come parametri prioritari di riferimento i più alti livelli di produttività e di competitività all’agricoltura e all’intera filiera agroalimentare, anche valorizzando le distintività territoriali. Nella prospettiva della strategia 2020, la futura politica comunitaria dovrà sostenere la centralità economica dell’agricoltura e il ruolo strategico delle imprese agricole nella produzione di cibo, rispondendo alla domanda di informazione e di trasparenza dei consumatori. La Pac deve porre al centro le imprese agricole e agroalimentari, deve premiare l’economia reale, promuovere la ricerca, l’innovazione, il ricambio generazionale e lo sviluppo di un’agricoltura competitiva e sostenibile. Diventa, altresì, importante dare avvio ad una semplificazione amministrativa ormai non più rinviabile. Bisogna superare nel negoziato le criticità che riguardano, in particolare, l’insostenibile taglio delle risorse disponibili, l’applicazione del ‘greening’ e la definizione di agricoltore attivo, ma anche le misure per controllare la volatilità dei prezzi agricoli nonché la necessità di rafforzare le organizzazioni dei produttori. La proposta della Commissione Europea individua la figura dell’agricoltore attivo al quale destinare le risorse della Pac in base ai finanziamenti che già prende e non per quello che fa e per come lo fa. L’agricoltore attivo non può, invece, che essere quello professionale, cioè colui che lavora e vive di agricoltura e che potrebbe essere spinto all’abbandono dalla riduzione del sostegno. Occorre lasciare gli Stati membri liberi di adottare una definizione adeguata. Anche la proposta di destinare il 30% delle risorse al greening per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in realtà da rivedere perché esclude la maggior parte delle colture virtuose in termini di sostenibilità del territorio e di cattura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana ed in Basilicata, come olivo, vite e alberi da frutta, che sono, tra l’altro, alla base della dieta mediterranea.
Riforma della Politica agricola e andamento dei Psr 2007-2013 sono due temi che apparentemente non sembrano essere collegati, ma in realtà sono molto dipendenti, poiché la capacità di negoziato dipende molto anche dalla situazione della spesa dei Psr e da come il sistema Italia si dimostrerà in buono stato di salute e in grado di garantire un’efficiente spesa del budget assegnato.
Fra i problemi del mondo agricolo la forse eccessiva burocrazia: quali sono le principali azioni fatte in questa direzione e quelle in programma?
Il Dipartimento Agricoltura della Regione Basilicata ha avviato processi di sburocratizzazione e semplificazione degli adempimenti a carico degli agricoltori. E’ stato svolto un grande lavoro volto alla semplificazione dei processi burocratici: gli ultimi bandi emessi dal Dipartimento Agricoltura per favorire la competitività delle nostre aziende ha visto la conclusione dell’iter amministrativo in 100 giorni consentendo, entro dicembre, di effettuare i pagamenti ai beneficiari. Il processo di semplificazione delle procedure ha interessato anche le misure a superficie. Entro il 31 dicembre, infatti, sono state concluse le procedure per le liquidazioni relative ai bandi 211 “indennità compensativa” e 214 “Pagamenti agro-ambientali”. Un lavoro non sempre facile, ma che stiamo portando avanti con senso di responsabilità e rigore istituzionale. E’ di pochi giorni fa, inoltre, l’istituzione della “task force sburocratizzazione”, da parte della Giunta regionale, in attuazione di quanto deciso dalla “cabina di regia” del patto di concertazione Obiettivo 2012. Per le aziende agricole, in modo particolare, la semplificazione è di fondamentale importanza visto il carico finanziario che grava sulle imprese e la moltitudine eccessiva di adempimenti che spesso diventano un vero fattore limitante della competitività dei nostri territori. Agli agricoltori deve essere consentito di lavorare. Gli agricoltori devono essere aiutati dall’Amministrazione pubblica e agevolati nell’attività che quotidianamente conducono con passione. Il lavoro portato avanti dal Dipartimento Agricoltura in questo ultimo periodo è stato sicuramente utile al fine di abbattere tutta quella burocrazia che altro non fa che rendere complicato il lavoro dell’azienda agricola. Certo, restano ancora tanti gli ambiti sui quali è necessario intervenire, ma sono stati fatti importanti passi in avanti».
Infine, dia un voto da 1 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura della Basilicata.
Non è possibile sintetizzare il giudizio con un voto. Innanzitutto dobbiamo fare una riflessione. Non esiste una sola agricoltura lucana, ma ce ne sono tante. L’agricoltura intensiva e di pregio, ad esempio, è concentrata nella Val D’Agri, nella Valle dell’Ofanto e nella pianura del Metapontino. In Basilicata abbiamo investito molto per promuovere la tipicità ed aumentare il potere contrattuale delle imprese agricole e sono convinta che le produzioni alimentari tipiche e di qualità hanno un ruolo fondamentale nell’economia dell’agricoltura e sono determinanti per vincere la sfida della competitività.
Certo, le criticità esistono. C’è ancora molto da lavorare, ad esempio, rispetto alla frammentazione del sistema delle imprese ed alla disorganizzazione in cui versano molti settori. Il sistema produttivo agricolo lucano presenta due essenziali criticità strutturali: imprese polverizzate e una fragilità del sistema di relazioni organizzate tra produzione, trasformazione e commercializzazione. Una delle importanti iniziative avviate, infatti, dalla Regione Basilicata, riguarda i progetti integrati di filiera (Pif) che hanno lo scopo di mettere in relazione funzionale le produzioni di eccellenza della Basilicata.
Abbiamo completato tutte e tre le fasi che portano all’accredito delle risorse di quota pubblica per i cinque Pif regionali dei settori vitivinicolo, cerealicolo, ortofrutticolo e zootecnia carne e latte. Stiamo parlando di progettualità complesse con approcci organizzativi innovativi che mirano alla costituzione di filiere con un valore distribuito tra tutti i soggetti a partire dai produttori agricoli. Dobbiamo anche nei prossimi anni continuare a sostenere con determinazione le filiere per continuare ad organizzare e concentrare l’offerta ma nello stesso tempo a ridurre il sostanziale squilibrio nei rapporti tra gli attori della filiera agroalimentare. Una più equa ripartizione del valore aggiunto è determinante per il mantenimento del sistema agricolo: oggi tutto il rischio della produzione è sull’impresa agricola mentre il maggior reddito è sulla commercializzazione. Ma il vero punto nevralgico è la relazione del sistema agricolo con la Grande Distribuzione Organizzata (Gdo). C’è un aspetto, infatti, che considero critico: sia nei Pif regionali che territoriali mancano soggetti che fanno trasformazione di quarta e quinta gamma. Il consumo alimentare domestico ed extradomestico è in continua evoluzione e quindi indispensabile proporre i prodotti agricoli in packaging che rispondano alle esigenze del consumatore. Diventa sempre più necessario, quindi, rafforzare i rapporti contrattuali tra produttori, trasformatori e circuiti commerciali anche attraverso forme di contrattazione collettiva basate su regole chiare per consentire a chi produce di avere il giusto reddito. Su questo la nuova Pac post 2013 dovrà dare risposte. E ancora, si può far di più e meglio per quanto riguarda la burocrazia e la complessità del sistema pubblico che fatica a dare risposte in tempi rapidi. Al contrario, senz’altro ottimo il giudizio per un metodo di confronto e di concertazione che si era diluito e che abbiamo saputo ricostruire con le rappresentanze agricole così come con le professioni e le rappresentanze degli interessi socialmente più rilevanti. Positivo l’impegno della Giunta a razionalizzare e semplificare l’apparato pubblico che si occupa di agricoltura e lo sforzo per riformare il sistema degli aiuti pubblici in senso più equo destinandoli alle aziende attive. Pieni voti alle imprese lucane che investono, anche in questo periodo di incertezze, e che fanno innovazione e qualità. Insomma, la media è ampiamente sopra la sufficienza, non male come base di partenza per migliorare ed arrivare ad un punteggio pieno.
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