Berger (Alto Adige), rapporto stretto terra-contadini è carta vincente

Intervista di agricultura.it all’assessore all’agricoltura della Provincia autonoma di Bolzano e Alto Adige Hans Berger.

Assessore Berger, che 2011 è stato per l’agricoltura della sua provincia, faccia un breve bilancio.

In generale considero l’anno 2011 piuttosto positivo. Purtroppo la primavera è trascorsa all’insegna della siccità, anche se fortunatamente i danni causati si sono rivelati minori del previsto, poiché le precipitazioni nei mesi successivi sono state abbondanti. Il prezzo del latte in generale è risultato medio-alto e stabile. L’attuale stagione delle vendite nel settore frutticolo ci  lascia invece assai preoccupati, però aspettiamo fiduciosamente la primavera/estate 2012, sperando che i prezzi aumentino. Il settore vitivinicolo invece va a gonfie vele. Il vino dell’Alto Adige in termini di qualità ormai si colloca fra i più grandi vini italiani. Purtroppo abbiamo avuto seri problemi con la Drosophila suzukii e con molta probabilità quest’insetto nocivo ci riserverà anche nel futuro complicati grattacapi. Di grande criticità è anche il notevolissimo aumento dei costi di produzione, causato soprattutto dal rincaro del frumento e dell’energia. Questo problema riguarda tutti i settori agricoli, e non solo, ma in modo più marcato la zootecnia. La manovra salva-Italia in questo momento di certo non aiuta.

Cosa le piace e cosa non le piace della proposta di riforma della Pac, presentata recentemente (12 ottobre) dalla Commissione Europea, per quanto riguarda la sua regione?

Noi ci siamo impegnati già abbastanza tempestivamente per far valere le nostre ragioni a livello comunitario, soprattutto rispetto all’agricoltura di montagna. Già nel 2009 abbiamo consegnato al commissario di allora, Mariann Fischer Boel, una risoluzione in difesa dell’agricoltura di montagna, firmata dai rappresentanti politici di Alto Adige, Trentino, Baviera, Tirolo, Vorarlberg, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. La risoluzione è il frutto di un intenso ed importante lavoro preparatorio per trovare un accordo comune fra le zone di montagna. In questo modo siamo riusciti ad esprimere una posizione forte e concorde riguardo a quelli che consideriamo i più importanti paletti per il cambiamento della PAC. Le nostre idee hanno iniziato ben presto a girare nei vari uffici della UE ed oggi possiamo dire che i risultati finora raggiunti sono abbastanza soddisfacenti. Bisogna però tenere viva l’attenzione e non mollare proprio adesso, quando il gioco si fa duro. Consideriamo un grande successo il fatto che nella proposta della CE venga citata esplicitamente l’agricoltura di montagna, e gli strumenti finora proposti ci offrono molte possibilità per venire incontro alle esigenze dei nostri contadini di montagna e tenere in buona salute la nostra agricoltura. D’altro canto, le risorse finanziarie tendono ad una forte diminuzione e questo non può che preoccuparci. Se però non dovessimo riuscire, tanto a livello nazionale che regionale, ad ottenere i fondi necessari per avviare concretamente le misure previste dalla nuova PAC, tutto il nostro impegno potrebbe essere vanificato. Soprattutto la scarsa efficienza nell’impegno di fondi in diverse regioni italiane mi preoccupa abbastanza, dato che essa penalizza l’intero sistema italiano. Però ho molta fiducia nella capacità del neo-ministro all’agricoltura Mario Catania.

Quali sono i principali punti di forza e le maggiori criticità della “sua” agricoltura?

Ritengo che il punto di forza più importante dell’agricoltura sudtirolese sia l’ammirevole attaccamento dei nostri contadini alla propria terra ed all’attività agricola. Questo positivo atteggiamento di fondo è ulteriormente rafforzato dalla grande considerazione di cui l’agricoltura gode nella nostra società e nel mondo politico. Questo clima favorevole rende anche possibile assicurare la maggioranza ad una convinta politica di sostegno, particolarmente importante per favorire la conservazione dell’agricoltura di montagna. Un altro aspetto decisamente importante è costituito dalla forte presenza della cooperazione nei settori della lavorazione e commercializzazione dei prodotti e dalla loro elevata qualità. L’efficienza delle strutture di commercializzazione e l’alto livello qualitativo della nostra produzione ci ha fatto conoscere ed apprezzare sui mercati internazionali. L’agricoltura sudtirolese deve però fare i conti anche con debolezze e limitazioni, rappresentate anzitutto dagli svantaggi naturali con cui le regioni alpine devono convivere. Da ciò deriva la strutturazione relativamente limitata delle nostre aziende e quindi la necessità di ricorrere a fonti di reddito extra-agricole. È questa una tendenza che spesso rende difficilmente compatibili il lavoro e la famiglia. In alcune zone l’agricoltura ne subisce quindi le evidenti conseguenze, poiché manca chi porta avanti l’azienda o perché altre alternative sono considerate più interessanti per la nuova generazione.

Fra i problemi del mondo agricolo la forse eccessiva burocrazia: quali sono le principali azioni fatte in questa direzione e quelle in programma?

Alla burocrazia di casa nostra abbiamo dichiarato guerra già da diversi anni e abbiamo cercato fortemente di ridurla in molti campi, adottando la digitalizzazione e regole chiare. Su questa strada intendiamo proseguire anche in futuro, anche se dobbiamo riconoscere che in alcuni settori le possibilità di miglioramento a livello provinciale sono molto limitate, dato che gli adempimenti burocratici traggono origine dalla normativa vigente a livello nazionale, europeo ed internazionale. La riforma della PAC in corso di elaborazione ha suscitato molte aspettative riguardo alla riduzione della burocrazia, che però potranno essere soddisfatte solo in parte. Da parte nostra cercheremo peraltro di estendere ulteriormente l’impiego di strumenti come le disposizioni a favore dei piccoli agricoltori e comunque di insistere in ogni altro modo sulla via della semplificazione. Chi conosce le procedure della UE dovrà tuttavia riconoscere che una forte riduzione del carico burocratico sarà piuttosto improbabile. Serve perciò un sempre più grande impegno nella consulenza aziendale e la formazione professionale.

Infine, dia un voto da 0 a 10 allo stato di salute dell’agricoltura della Provincia Autonoma di Bolzano.

Credo che 8 sia un voto meritato.

Andrea Frullanti

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