“Vogliamo sapere se per il Governo italiano la pesca è una priorità”. I pescatori di Chioggia, con i rappresentanti delle loro organizzazioni, l’assessore regionale alla Pesca Franco Manzato, i consiglieri Carlo Alberto Tesserin e Lucio Tiozzo, il sindaco di Giuseppe Casson con il vicesindaco Maurizio Salvagno non hanno dubbi: questa attività è essenziale e strategica, oltre che essere economicamente e culturalmente legata alla storia del Veneto e della penisola. Lo hanno ribadito oggi pomeriggio nel corso della manifestazione promossa presso la sede dell’Autorità Portuale Aspo di Chioggia, voluta per tenere alta l’attenzione sulla grave situazione del comparto, che allo stato attuale sembra avviato alla chiusura, almeno per quanto riguarda l’attività nell’Alto Adriatico. I pescatori non ce la fanno più: il loro lavoro non produce reddito che basti a coprire le spese e mantenere le famiglie; è reso sempre più complesso e di fatto ostacolato da normative comunitarie che non hanno attinenza con la realtà alieutica locale; è soggetto a vincoli, imposizioni, adeguamenti e, da ultimo, a sanzioni raddoppiate per qualunque tipo di inadempienza, non importa se involontaria. A questo si aggiungono la crisi e i suoi effetti.
Protesta – Le ragioni contingenti della protesta odierna, hanno ribadito i pescatori e i politici che si sono tutti unitariamente schierati al loro fianco, riguardano in questo momento principalmente il repentino aumento del prezzo del carburante e l’entrata in vigore di regolamentazioni europee fortemente penalizzanti, con l’introduzione del meccanismo delle licenze di pesca a punti, decurtabili per singola infrazione commessa sino alla revoca, e l’impossibilità di ritirarsi dignitosamente dall’attività “rottamando” le imbarcazioni. “I pescatori hanno ragione – ha ribadito Manzato – e siamo al loro fianco per far sentire la vicinanza delle istituzioni e appoggiarne le richieste di fronte al Governo. Prepareremo con l’unità di crisi un documento, che porterò e illustrerò personalmente al ministro Mario Catania la prossima settimana, dove si elencano difficoltà e possibili rimedi, anche a fronte dell’eccessiva burocratizzazione del rapporto con le Amministrazioni statali interessate, della mancanza di risorse da destinare alle demolizioni e della mancata attivazione di strumenti di tutela sociale. La situazione richiede responsabilità dei comportamenti di tutti, pescatori, istituzioni e governo – ha concluso l’assessore – che devono operare nel concreto, ciascuno per le proprie responsabilità per fronteggiare una situazione di oggettiva drammaticità. Tra i rischi c’è anche quello di una dipendenza del nostro Paese dalla pesca fatta in altre parti del mondo, dove non ci sono controlli e garanzie di alcun tipo”.