I negoziati sulla riforma della Politica agricola comune (Pac) post 2013 inizieranno presumibilmente fra qualche mese, dopo l’esito delle Presidenziali francesi. Dal palco di Fieragricola, 110ª edizione in programma da oggi a domenica prossima a Veronafiere, il direttore generale della Commissione Agricoltura dell’Unione europea, José Manuel Silva Rodriguez, tiene a bordo l’Italia, «tra i fondatori della Pac, che quest’anno festeggia i 50 anni, e che non può essere concepita senza il contributo italiano, che è fondamentale». Una buona notizia, alla quale si deve aggiungere la conferma del budget per il bilancio agricolo (che però dovrà fare i conti con l’inflazione) e la volontà di ampliare i progetti destinati all’innovazione nel settore primario.
50 anni di Pac – I principi ispiratori della prossima riforma comunitaria, per quanto non si discostino da quelli di 50 anni fa, «richiedono una diversa elasticità nella loro declinazione – osserva Silva Rodrìguez – per effetto di una maggiore volatilità dei prezzi, per l’aumento dei costi di produzione, per l’aumento della domanda di cibo e anche per i cambiamenti climatici in corso. Serve dunque un approccio nuovo da parte delle istituzioni verso il mondo agricolo». In particolare, secondo il direttore generale della Commissione Agricoltura, «bisognerà superare le tensioni delle cosiddette “4F”: food, feed, fuel and fiber (cibo, mangimi, energia e fibra). E la nuova Pac dovrà appunto superare queste sovrapposizioni».
Coniugare competitività e ambiente – La sfida, annuncia Silva Rodrìguez, «sarà coniugare competitività e ambiente, perché non può esserci competitività senza una tutela ambientale. La Pac d’altronde è una risorsa non soltanto per gli agricoltori, ma per tutti i cittadini dell’Unione europea. E’ per questo che agli imprenditori agricoli si chiede di compiere uno sforzo sociale. Una frase che serve per introdurre e spiegare le finalità del greening (l’inverdimento e l’obbligo di applicare la rotazione o misure specifiche agro-ambientali): in parte un sacrificio, ma necessario per la crescita dell’economia e dell’agricoltura nel suo complesso.
La regionalizzazione – Silva Rodrìguez tocca poi il sistema previsto per i pagamenti diretti della Pac agli agricoltori (il cosiddetto 1° Pilastro), attraverso la regionalizzazione: «Non intendiamo certo pagamenti differenti fra Veneto e Lombardia o Food Valley – chiosa – quanto una omogeneità di sostegno per singole produzioni». Una questione che apre la strada ad una domanda: in previsione della prossima Pac, l’Italia non farebbe meglio ad avere un unico Programma nazionale per lo sviluppo rurale, anziché 21 Psr fra Regioni e Province autonome?