Ismea rivede al ribasso le stime sulla produzione italiana di olio d’oliva. L’ultima ricognizione, effettuata in collaborazione con Unaprol e Cno, ha ridotto di circa 20mila tonnellate le precedenti valutazioni, datate ottobre 2011, portando il nuovo dato di produzione, per la campagna 2011-2012, a 483 mila tonnellate, in calo del 6% rispetto alla scorsa annata. Tiene complessivamente il Mezzogiorno, ad eccezione di poche realtà regionali come quella sarda e campana. Al Centro Italia, al contrario, la produzione ha subito una generalizzata, oltre che rilevante, riduzione, con una perdita media di circa un terzo rispetto alla scorsa campagna. Il calo complessivo della produzione nazionale di oli di oliva risulta ancora più accentuato se si confronta il livello attuale con la media storica. Determinate al riguardo l’evoluzione climatica, caratterizzata da temperature troppo elevate, sia in estate che in autunno, e da prolungate fasi di siccità. Anche altri fattori – spiega l’Ismea – hanno comunque contribuito a tenere a freno la produzione. Sicuramente l’annata di scarica, conseguente alla fisiologica alternanza produttiva che contraddistingue la coltivazione dell’olivo. Ma anche i fenomeni, sempre più ricorrenti, di abbandono o di non raccolta delle olive, legati a situazioni redditività negativa denunciate soprattutto da realtà produttive di piccole dimensioni.
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