Quello che è sicuro è che negli ultimi giorni di Carnevale gli italiani ne consumeranno in quantità davvero industriale. Ma sui numeri esatti, e sul trend di crescita o meno dei dolci tipici di questo periodo, rispetto all’anno scorso, c’è una certa discordanza fra Cia e Coldiretti. Per la prima il consumo sale (+3-4%) e per la seconda cala del 20%.
Il punto di vista della CIA – Maltempo e crisi non mordono il Carnevale e così non si ferma la corsa a frappe, castagnole, frittelle e altre specialità locali. In tutto il periodo carnevalesco il consumo dei prodotti tipici si aggirerà intorno alle 22 mila tonnellate, per una spesa che supererà i 150 milioni di euro. A segnalarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori per la quale cresce, comunque, il “fai da te”. D’altra parte, la spesa per le frappe fatte in case -osserva la Cia- si può contenere entro i 5 euro per chilo. E sicuramente si risparmia, e anche di tanto. Al consumo, infatti, arrivano a costare per lo stesso quantitativo, in media tra i 15 e i 20 euro. Ma si possono raggiungere anche punte di 35-50 euro.
E’ festa – Gli italiani -sottolinea la Cia- non rinunceranno alla festa. Come è avvenuto per Natale e Capodanno, quando i consumi di prodotti tipici hanno fatto registrare una seppur lieve crescita, anche per il Carnevale si ha un aumento negli acquisti di frappe, che risultano le più apprezzate. Rispetto allo scorso anno, almeno secondo le prime stime, si dovrebbe avere un incremento pari al 3-4 per cento. Ma questi dolci tipici del Carnevale è possibile gustarli soprattutto nelle tante feste popolari e contadine che celebrano in questo periodo nei borghi e nelle contrade di moltissimi paesi. Prodotti che occupano un posto di rilievo nelle tavole degli agriturismi che, anche in questo periodo, hanno registrano un aumento di vacanzieri, soprattutto nell’ultimo week-end coinciso con la festa di San Valentino.
Regioni – Svariate in tutte le regioni sono le specialità legate alla tradizione rurale e contadina per il Carnevale. Si va dalla “cicerchiata” dell’Abruzzo alle “chiacchiere” della Basilicata; dalla “pignolata” in Sicilia e Calabria, agli “struffoli” in Campania, dalla “sfrappole” e lasagnette in Emilia Romagna ai “crostoli” del Friuli Veneria Giulia, dalla frappe e castagnole del Lazio alla “bugie” della Liguria e del Piemonte, dai “tortelli” della Lombardia ai “berlingozzi, ai “cenci” alle ciambelle della Toscana, dai “brugnolus” e “orillettas” della Sardegna ai “grostoi” del Trentino, ai ”galani” del Veneto. Il Carnevale è, d’altronde, una festa che nasce proprio dalla tradizione contadina. Forti, infatti, erano le valenze simboliche legate al mondo agricolo-pastorale. Si salutava la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, la quale, secondo le credenze popolari, dava vita ad un ciclo di stagione opulenta, feconda e fertile per la terra, assicurando ottimi raccolti.
Il punto di vista della COLDIRETTI – Si riducono del 20 per cento gli acquisti complessivi degli italiani dei dolci tipici del Carnevale, dalle frappe alle castagnole, per i quali la spesa complessiva è stata di 120 milioni di euro. E’ quanto stima la Coldiretti che, nel trarre un bilancio del carnevale 2012, sottolinea gli effetti negativi del maltempo e della crisi sulla festa piu’ pazza dell’anno durante la quale sono stati comunque consumati ben 15 milioni di chili di dolci tipici. Berlingozzi e Cenci in Toscana, Cicerchiata in Abruzzo, Brugnolus e Orillettas in Sardegna, Galani in Veneto, Sfrappole in Emilia Romagna, Bugie in Liguria, Chiacchiere in Basilicata, Struffoli e Sanguinaccio in Campania, Crostoli in Friuli, Frappe e Castagnole nel Lazio, Pignolata in bianco e nero in Sicilia e Grostoi in Trentino, sono – sottolinea la Coldiretti – solo alcune delle specialità gastronomiche regionali che gli italiani riscoprono nel giorno di carnevale. Nella maggioranza dei casi i dolci tipici della tradizione preparati nei forni, negli agriturismi di Terranostra, nei mercati degli agricoltori di “Campagna Amica” sono ottenuti da ingredienti semplici come farina, zucchero, burro, miele e uova. Anche per effetto di una partenza difficile a causa del maltempo i dolci di Carnevale registrano prezzi sostanzialmente stabili o in leggero aumento rispetto allo scorso anno con valori variabili dai 15 ai 20 euro al chilo. Resta il fatto che in molti approfittano del forte risparmio che è possibile realizzare con la preparazione casalinga anche mettendo a frutto la propria creatività personale negli ingredienti o nella forme dei dolci. La festa – ricorda la Coldiretti – prende le mosse dalla tradizione della campagna, dove segnava il passaggio tra la stagione invernale e quella primaverile e l’inizio della semina nei campi che doveva essere festeggiata con dovizia. I banchetti carnevaleschi – conclude la Coldiretti – sono molto ricchi di portate perché, una volta in questo periodo si usava consumare tutti i prodotti della terra, non conservabili, in vista del digiuno quaresimale.
MAPPA COLDIRETTI DEI DOLCI TIPICI DI CARNEVALE PER REGIONE
ABRUZZO: cicerchiata, gnocchetti grandi come ceci, fritti, guarniti con zucchero caramellato e miele e decorati con i canditi e confettini;
BASILICATA: chiacchiere, nastri di pasta dolce fritti e spolverati di zucchero a velo torta da sanguinaccio, taralli al naspro, zucchero caramellato;
CALABRIA: pignolata, piccole sfere di pasta dolce, fritte in olio di oliva e unite tra di loro dal miele e chiacchiere;
CAMPANIA: struffoli, bastoncini con zucchero, miele e frutta candita, fritti e con confettini colorati, zeppole e sanguinaccio, crostata con sangue di maiale e cioccolato;
EMILIA ROMAGNA: sfrappole e lasagnette, tagliatelle dolci fritte bagnate con succo di arancia e cosparse di zucchero a velo;
FRIULI VENEZIA GIULIA: crostoli, le frittelle e – segnala la Coldiretti – le castagnole;
LAZIO: frappe fritte o al forno e castagnole gustose e morbide palline di pasta fritta riempite di ricotta o crema pasticciera;
LIGURIA: bugie nastri di pasta dolce fritti e spolverati di zucchero a velo;
LOMBARDIA: tortelli, dolci fritti cosparsi di zucchero e cannella o farciti con crema o con uvetta;
MARCHE: scroccafusi, palline di pasta con cannella e scorza di limone prima lessate in acqua bollente e poi fritte. spolverati di zucchero e bagnati con alchermes;
MOLISE: scorpelle, dolcetti ricoperti di miele e Struffoli;
PIEMONTE: bugie, rombi o nastri fritti;
PUGLIA: chiacchiere e frittelle;
SARDEGNA: brugnolus, a base di farina, uova e purea di patate, fritti e avvolti nello zucchero e orillettas, listarelle di pasta intrecciate, fritte e ricoperte di miele;
SICILIA: pignolata dolce metà bianco e metà nero composto da pezzettini di pasta fritti e ricoperti da glassa al limone o cioccolata e ravioli fritti con crema o ricotta;
TOSCANA: berlingozzi, ciambelle e cenci, nastri di sfoglia fritti;
TRENTINO A.A.: grostoi, nastri di pasta dolce fritti e spolverati di zucchero a velo:
UMBRIA: frappe e struffoli, bastoncini con zucchero, miele, frutta candita fritti e guarniti con confettini colorati;
VALLE D’AOSTA: bugie, tortelli con uva sultanina ammorbidita nel rum e ricoperti di zucchero e – continua la Coldiretti – panzerotti alla marmellata;
VENETO: galani, strisce quadrate o rettangolari fritte, frittelle e castagnole bocconcini fritti.