Sisti (Conaf), più innovazione e meno carte per vero sviluppo del Paese

«Più innovazione e meno carte, più spazio ai giovani professionisti che devono essere in grado di mettere al servizio del Paese le loro idee e le loro conoscenze per lo sviluppo dell’Italia. Vogliamo un’Italia moderna che non può prescindere dall’avere una agricoltura forte e di qualità. Innovazione ed etica rivestono un ruolo fondamentale per il presente e per il futuro e le nostre scienze agrarie, ambientali e forestali, per la nostra professione». E’ quanto ha sottolineato Andrea Sisti, presidente del Consiglio dell’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali (Conaf), quest’oggi al Professional Day di Roma, che ha visto la presenza di tutte le libere professioni italiane che hanno sottolineato la loro fondamentale importanza per lo sviluppo del Paese. Sono 22mila i dottori agronomi (82%) e dottori forestali (18%) iscritti ai 92 ordini provinciali presenti in tutta Italia, con una vasta presenza di giovani, circa il 50% degli iscritti ha meno di 40 anni.

I temi – Ha parlato di sicurezza alimentare e qualità alimentare il presidente Conaf Sisti, ricordando l’immenso patrimonio di produzioni agroalimentari, ricordando dei veri e propri colossi come il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma, ma anche produzioni di nicchia che però rappresentano veri e propri tesori per territori “periferici”, come nel caso della Lenticchia di Castelluccio di Norcia, dove soli venti produttori realizzano una produzione da 4 milioni di euro di fatturato creando ricchezza per l’intera zona ed evitando l’abbandono delle campagne. «Dobbiamo ripensare i modelli di sviluppo – ha affermato il presidente Conaf Andrea Sisti -, cooperare nell’innovazione coinvolgendo i produttori e i consumatori nelle scelte. La partecipazione nella ricerca agricola del mondo della produzione, della professione e delle popolazioni è elemento fondamentale che riporti al centro dei valori il capitale umano e non solo quello finanziario, attraverso scelte obbligate, spostando il baricentro del valore sulla produzione e sulla professionalità dei ricercatori e dei tecnici, con particolare attenzione all’etica dei comportamenti, alla deontologia. Questo termine, etica, appartiene a noi professionisti e ci differenzia dagli altri servizi: infatti un servizio professionale deve guardare non al solo prezzo, ma rispondere alla correttezza dei comportamenti, della scienza e con coscienza, con il risultato che spesso non si possono assecondare i desiderata del committente».

L’analisi del presidente Conaf – «La categoria professionale che si occupa di come produrre cibo, di come rispettare le risorse naturali, di come progettare le città nei loro aspetti qualitativi – anticipa Sisti – non può sottrarsi alla proposizione di idee e di riflessioni che possano delineare un nuovo modello di sviluppo, un nuovo rapporto tra consumo e produzione, un nuovo modello tra urbanizzazione e ruralità. Noi non ci tiriamo indietro: il nostro compito è quello di rimettere al centro l’innovazione nei processi di sviluppo, integrando e cooperando per compensare il processo di globalizzazione che ha prodotto paure e determinato significative sperequazioni non solo tra il nord e il sud del pianeta, ma soprattutto tra generazioni e tra i diversi strati sociali». Oggi, accanto a quasi un miliardo di persone denutrite, c’è più di un miliardo di persone che soffre di eccesso ponderale, causando elevati costi della salute a fronte di un cinquanta percento di cibo che finisce in discarica. Questo incremento del benessere, di per sé positivo, ha reso però ulteriormente fragile il nostro sistema ed in particolare l’ecosistema con la conseguenza che dobbiamo riprogettare i nostri stili di vita. Negli ultimi 40 anni si è registrata una crescita economica media del 3,5 per cento l’anno, mentre nel periodo a ridosso dell’attuale crisi economico-finanziaria il tasso di crescita annuo ha toccato addirittura punte del 4,7 per cento, con valori, nei Paesi in via di sviluppo e di recente industrializzazione tre volte superiori a quelli registrati nei Paesi industrializzati. Nel quadro dell’Agricultural Outlook 2009, l’OCSE prevede, inoltre, che la produzione agricola crescerà mediamente in misura inferiore ai tassi di crescita registrati negli anni precedenti. In particolare viene sottolineato che i programmi volti a rilanciare la congiuntura, realizzati in numerosi Paesi, hanno determinato un massiccio incremento del debito pubblico e attualmente diversi Paesi incontrano difficoltà a onorare i propri debiti. A seguito della crescita della popolazione mondiale e dello sviluppo degli insediamenti entro il 2025 si ipotizza che andranno persi, a causa della impermeabilizzazione dei suoli, dai 30 ai 40 milioni di ettari di superfici agricole. Siccome la maggior parte delle città è costruita in zone fertili è giocoforza che il maggiore fabbisogno di superfici andrà a scapito dei terreni agricoli di buona qualità. La Banca Mondiale ritiene che ogni anno andranno persi dai 5 ai 10 milioni di ettari di terreni agricoli a causa del forte degrado, oltre all’aumento della domanda mondiale di generi alimentari, alimenti per animali e materie prime vegetali per la produzione di biocarburanti e bioenergie. I prezzi saranno sempre più volatili, le necessità più impellenti, la stabilizzazione degli approvvigionamenti (sicurezza alimentare) una condizione indiscutibile per limitare le crisi alimentari e le sollevazioni popolari.

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