La zonazione, ossia lo studio pedologico dei vigneti, da anni viene indicata come il punto di partenza necessario per una viticoltura di qualità. Eppure, ben poche ancora sono le aziende che decidono di percorrere questa strada, sicuramente impegnativa e onerosa, ma con risultati importanti e permanenti. Nella maggior parte dei casi sono i Consorzi a dare vita a progetti di zonazione, che in questi casi tuttavia non riescono a scendere nei particolari di ogni singolo vigneto e si limitano a evidenziare le differenze delle varie aree all’interno di una denominazione di origine. La famiglia Tedeschi invece ha deciso di procedere con la zonazione dell’intero parco vigneti di Maternigo, l’azienda acquistata nel 2006 e dove sono stati messi a dimora 28 ettari di vigneto coltivati a Corvina e Corvinone in maniera principale, seguiti da Rondinella e Oseleta. Ma Riccardo Tedeschi, nel dare incarico del lavoro all’Agricoltural Support di Vicenza, si è posto subito una domanda: “Una volta definite le varie zone, sarà sufficiente gestire in modo uniforme quelle che presentano le medesime caratteristiche?”. In altre parole, a parità di composizione del terreno, la vite si comporta sempre nella medesima maniera oppure no?
Zonazione – Proprio per rispondere a questa domanda, alla zonazione di Maternigo è stata affiancato il lavoro di caratterizzazione. La caratterizzazione analizza il terreno e misura il modo in cui la pianta si esprime da un punto di vista vegetativo. Una volta misurate le differenze, è dunque possibile intervenire in maniera mirata e capillare al fine di ottenere uno sviluppo vegetativo e produttivo uniforme della vite nell’intero parco vigneti, con evidenti conseguenze positive sulla qualità dei vini. Il lavoro di zonazione e di caratterizzazione di Maternigo è durato due anni, dal 2010 al 2011, e una volta finito si è spostato negli altri vigneti di proprietà della famiglia Tedeschi nella Valpolicella Classica, tra i quali il famoso Monte Olmi che dà il nome all’Amarone più importante della cantina. L’Agricoltural Support conta di terminare il lavoro nel corso del 2013.
7 aree – Nel frattempo, i risultati ottenuti dalla zonazione a Maternigo hanno evidenziato l’esistenze di 7 diverse aree con caratteristiche pedologiche proprie per giacitura, terreno, sostanza organica e capacità di drenaggio. Anche la caratterizzazione ha portato a risultati importanti, e l’incrocio di dati tra i due lavori ha già dato vita a una serie di interventi in vigna, che saranno seguiti da altri a breve. Un primo risultato della caratterizzazione è stata l’individuazione delle aree che hanno bisogno di inerbimento al fine di contenere la vegetazione. Allo stesso tempo, è pronto un piano di controllo dello stress idrico in quelle zone risultate più a rischio. Nelle aree invece che di anno in anno hanno bisogno di un innalzamento del contenuto di carbonio organico sono stati programmati interventi che prevedono la semina di particolari essenze e l’apporto di concimi organici che vanno appunto ad arricchire il terreno di matrice organica. Infine, in alcune aree ritenute più a rischio di attacchi patogeni sono state collocate delle strumentazioni in grado di monitorarne la presenza. Sono stati infatti posizionati all’interno della vegetazione dei sensori a forma di foglia di vite, che misurano il grado di umidità e bagnatura fogliare, così da intervenire con tempestività e in maniera estremamente mirata, con conseguenze positive sull’impatto ambientale.
Evitare attacchi patogeni – Sempre allo scopo di evitare attacchi patogeni, sono state misurate le distanze massime tra la vegetazione spontanea di Maternigo (che ha anche 53 ettari bosco) e i punti più interno di ogni singolo vigneto. Nei casi in cui la distanza è stata giudicata eccessiva si è deciso di valutare l’inserimento di specie spontanee nelle scarpate e in altre aree marginali, in modo da rafforzare le difese naturali del vigneto. Insomma, la tenuta di Maternigo è stata passata sotto la lente di ingrandimento, e la complessa strumentazione di cui oggi si è dotata la rende una sorta di vero e proprio “termometro della Valpolicella” destinato senza dubbio a fare scuola. I risultati ottenuti e gli interventi messi in atto sono anche la riprova dell’impegno tutto scientifico della famiglia Tedeschi nei confronti di una vitivinicoltura moderna e di qualità, e anche tutta incentrata sull’esaltazione dei vitigni autoctoni della Valpolicella, gli unici presenti nei vigneti di Maternigo e in quelli della zona Classica dove adesso sta proseguendo il lavoro. Nel corso del prossimo Vinitaly di Verona presso lo stand Tedeschi (Padiglione 4, stand C 3) verrà distribuita a giornalisti e operatori la mappa dettagliata delle 7 zone di Maternigo in lingua italiana e inglese.