“L’emendamento del governo non ci convince affatto. Le proposte non rispondono per nulla alle attese del mondo agricolo e senz’altro non sono coerenti con gli impegni assunti dall’esecutivo al Tavolo di confronto con le organizzazioni agricole”. E’ quanto sostenuto dal presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito alle modifiche apportate all’Imu agricola nel decreto fiscale in discussione al Senato. “Appare del tutto insufficiente e addirittura contraddittoria – rimarca Politi – l’esenzione Imu sui fabbricati strumentali ubicati in territori montani al di sopra di 1000 metri, in quanto questi verranno per la prima volta tassati ai fini Irpef. E’ il classico gioco delle tre carte. E a pagare saranno gli agricoltori di zone svantaggiate che già operano tra innumerevoli difficoltà e con l’assillo di problemi quotidiani”.
Insoddisfatti – “Non solo. L’emendamento conferma l’aliquota Imu sui fabbricati strumentali con la riduzione della sola quota di acconto dal 50 al 30 per cento e la franchigia sui terreni – aggiunge il presidente della Cia – è assolutamente inadeguata e lontanissima da quella necessaria per creare condizioni di equità”. “L’unica novità che possiamo definire positiva è data dal fatto che per i fabbricati strumentali ancora da accatastare non è previsto il pagamento dell’acconto. Ma anche in questo caso – rileva Politi – è assolutamente necessario che il governo faccia al più presto chiarezza”.
Promesse non mantenute – “La soluzione adottata dal governo, quindi, non ci piace in maniera assoluta. Quanto ci era stato assicurato non è stato mantenuto. Più volte abbiamo sostenuto che anche gli agricoltori – sottolinea il presidente della Cia – sono pronti ai sacrifici che la situazione del Paese impone. Ma è necessario che ci sia equità e sostenibilità. Non possiamo accettare provvedimenti che rischiano di mettere fuori mercato migliaia di aziende”. “Davanti alle proposte del governo – conclude Politi – confermiamo tutta la nostra più netta contrarietà. Se il governo manterrà la sua posizione e nel dibattito parlamentare non venissero introdotte le misure che attendiamo, siamo pronti a sviluppare la mobilitazione e promuovere nuove iniziative di piazza, come quella del 13 marzo scorso a Roma davanti alla Camera dei Deputati, anche d’accordo con le altre organizzazioni di categoria”.