Caro gasolio, in Toscana aumento del 53% in 3 anni

L’aumento del gasolio agricolo non è più tollerabile per le aziende agricole toscane: + 53 % sul 2009; + 41% sul 2010; + 13% sul 2011. Insomma, un’escalation senza freni che non accenna regredire. La Cia Toscana lancia l’allarme: nonostante qualche segnale di ripresa delle vendite, in particolare su alcuni mercati esteri, i recenti dati Ismea parlano di un calo delle quotazioni all’origine dei prodotti agricoli. «Le difficoltà e le sofferenze delle imprese agricole – commenta Giordano Pascucci, presidente Cia Toscana – sono ormai note; una forte oscillazione dei prezzi sui campi, aumento insostenibile dei costi, in queste condizioni è difficile far “quadrare” i conti anzi si genera sia una riduzione della competitività delle imprese che un drastico calo del reddito, come conferma il trend degli ultimi anni. Sul fronte dei costi – aggiunge Pascucci – anche in questa campagna lo scenario è cupo: avremo una impennata tra Imu, oneri contributivi e costi produttivi, tra questi la voce energetica è sicuramente quella più preoccupante. Occorrono misure urgenti per ridurre i costi, azzerare l’accisa sul gasolio agricolo per ridare competitività alle imprese».

Aumento prezzo gasolio – L’aumento del prezzo del gasolio agricolo (prezzo al litro, franco domicilio azienda, escluso trasporto): nel marzo 2009 costava 0,670 €/lt; nel marzo 2010 il prezzo era di 0,730 €/lt; nel 2011 di 0,905 €/lt e nel marzo 2012 1,030 €/lt. Insomma aumenti di questa portata (+ 53 % sul 2009;  + 41% sul 2010;  + 13%  sul 2011) secondo la Cia Toscana non sono più sostenibili.
In Toscana ogni anno mediamente si utilizzano per le coltivazioni agrarie oltre 130 milioni di litri pari ad un costo complessivo che è passato da 90 milioni di euro del 2009, a 95 milioni nel 2010, a 120 nel 2011, agli oltre 135 milioni stimati con le attuali quotazioni.

L’agricoltura toscana alle prese con il caro-gasolio: alcuni casi

– Azienda orticola a Piombino (Li): sei ettari a carciofo, zucchino, cardo e cavolo utilizza mediamente 9.000 litri passa dai 6.120 euro del 2009 a 9.270 per il 2012 (+51,4%).
– Azienda floricola a Viareggio (Lu): con 0,5 ha di serra che consuma oltre 31.000 litri passa da 20.770 euro del 2009 ai 31.930 del 2012 (+53,7%).
– Azienda cerealicola a Piancastagnaio (Si): 45 ettari a cereali, utilizza mediamente 15.000 litri passa da 10.050 euro del 2009 ai 15.450 del 2012 (+53,7%).
– Azienda mista a Manciano (Ar):  55 ettari a cereali ed ortaggi, utilizza oltre 41.000 litri passa da 27.500 euro a 42.230 del 2012 (+53,5%).
– Azienda vite – olivo a Loro Ciuffenna (Ar): 3 ha vite e 5 ad olivo, utilizza 3.000 litri passa da 2.010 euro del 2009 ai 3.090 del 2012 (+53,7%).
– Azienda vite – olivo a Tavarnelle Val di Pesa, 8.5 ha a vite e 5 ha ad olivo, utilizza circa 7.000 litri passa da 4.700 euro a 7.210 del 2012 (+53,4%).

Prezzi di produzione – L’andamento dei prezzi dei mezzi correnti di produzione è chiaro: dal febbraio 2011 al febbraio 2012 si è registrato un aumento medio del 2,5 per cento per le sementi, del  5 per cento per i concimi, del 10 per cento per le assicurazioni e gli allevamenti animali, di oltre il 13% per il gasolio agricolo. «E’ per queste ragioni – aggiunge Pascucci – che abbiamo chiesto, inascoltati da troppo tempo, l’azzeramento delle accise sul gasolio agricolo. Se si vuol puntare alla crescita economica del Paese occorre rilanciare l’agricoltura ed alleggerire i costi di produzione delle imprese, è una misura indispensabile che deve riguardare tutte le imprese agricole che – prosegue -, diversamente, sarebbero costrette a sostenere un peso rilevante e condizionante per il futuro dell’attività imprenditoriale pregiudicando ulteriormente sia la capacità competitiva delle imprese che i  redditi degli agricoltori».

Ricerca e innovazione – Il tema del costo energetico – aggiunge la Cia Toscana – ha bisogno comunque di approfondimenti, occorre promuovere e sostenere ricerca, sperimentazione e innovazione per ridurre i consumi, per agevolare il risparmio energetico anche attraverso specifici incentivi, sia modulando il peso dell’accisa che attraverso specifiche agevolazioni per chi all’assegnazione del gasolio si impegna per finalità ambientali ad intraprendere percorsi per una progressiva riduzione dei consumi di gasolio anche ricorrendo a fonti alternative. In particolare per il settore florovivaistico andrebbero individuate adeguate progettualità di approvvigionamento“alternative”  da intraprendere a livello di distretto produttivo, quali la diffusione delle rinnovabili (biomasse, fotovoltaico, eolico).

 

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