Tutela, vigilanza e promozione dell’intera denominazione. Sono le funzioni che il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali attribuisce ai consorzi di tutela con il cosiddetto “erga omnes”, il decreto legislativo che dal 2010 interpreta il volere della nuova OCM del vino. Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano è stato il secondo in Italia, dopo quello del Chianti Classico, a ricevere la delega ministeriale. A circa un anno dall’incarico, l’associazione dei produttori di Montepulciano traccia un bilancio, valutando i pro e i contro di questa esperienza che rappresenta una vera e propria rivoluzione in quanto obbliga tutti i produttori di Vino Nobile Docg, anche i non associati, a contribuire alle attività di tutela, controllo e promozione della denominazione.
Consorzio – «In realtà il nostro Consorzio da sempre lavora nell’interesse di tutti i produttori, anche se non associati – spiega Paolo Solini, Coordinatore del Consorzio – per esempio tutelando il marchio in tutto il mondo; a ciò si aggiungano le ormai innumerevoli azioni di promozione realizzate in Italia e all’estero con un messaggio univoco che mette in primo piano il territorio ed il suo vino. Una scelta che si è rivelata strategica – osserva Solini – come dimostra il costante sostegno ottenuto dal Comune di Montepulciano e la più recente elaborazione e realizzazione di progetti comuni che promuovono un vero e proprio ”modello” che è anche uno stile di vita ed il simbolo di un senso civico profondamente radicato».
Cosa cambia – Anche prima dell’erga omnes tali attività erano comunque già svolte dal Consorzio senza distinzioni, a prescindere dall’appartenenza o meno dei produttori all’associazione. «In questi anni – prosegue Solini – abbiamo svolto le attività di tutela, di difesa legale della denominazione, pensando all’intera filiera produttiva della Docg, di tutti coloro che producono le uve, trasformano in vino, imbottigliano». Cosa cambia quindi dopo l’attribuzione delle nuove competenze? «In sostanza poco – puntualizza il Coordinatore del Consorzio – almeno a livello formale perché ci siamo limitati a inserire nello statuto consortile le garanzie previste dal decreto legislativo in materia, per il resto il nostro consorzio rimane aperto a tutti, chiunque può partecipare alla vita associativa ed alle attività di valorizzazione e promozione».
Allora che differenza partecipativa c’è tra gli associati e i non associati? – «E’ questo un aspetto delicato che mi preme sottolineare – rimarca Solini – in quanto il decreto ci obbliga a porre particolare attenzione, nel nostro bilancio, per individuare le poche attività ad esclusivo uso dei soli associati rispetto a quelle in favore della denominazione e quindi di tutte le aziende, gli introiti derivanti da dette attività specifiche dovranno essere rendicontati separatamente in bilancio». «Ma la realtà è che, con il decreto, il Ministero, pur lasciando alla facoltà dell’imprenditore l’adesione ai Consorzi, ha in sostanza posto le basi per una partecipazione generalizzata ai Consorzi, almeno a quelli che riescono a valorizzare la denominazione. Con questo meccanismo – conclude il coordinatore – chi non si associa si troverebbe nella condizione di dover comunque sostenere l’attività di valorizzazione e promozione senza deciderne le strategie che vengono definite solo all’interno dei Consorzi». Questo concetto è stato rafforzato nel recente “Decreto Sviluppo 2012” che prevede l’obbligo per le aziende che producono una determinata denominazione di sostenere l’attività del Consorzio di tutela riconosciuto, prevedendo – in caso contrario – addirittura la sospensione del diritto di utilizzare la denominazione.
Numeri – Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, tra i primi nati in Italia, conta oggi 72 imbottigliatori associati e solo circa il 5% degli imbottigliatori a Montepulciano non è associato. Annualmente vengono prodotti circa 8 milioni di bottiglie di Nobile che per il 61% finiscono all’estero. La “piazza” di riferimento rimane la Germania che assorbe il 45% del Nobile (e del Rosso di Montepulciano DOC), mentre gli Stati Uniti si consolidano raggiungendo al secondo posto delle esportazioni la Svizzera, storico partner di queste denominazioni; la quota, per entrambi, è del 15% con un trend molto favorevole per il grande paese nordamericano. Gli altri paesi dell’Europa Unita, assorbono, nel complesso, il 9% dell’export mentre sono significativi i flussi anche verso il Regno Unito (4%) e la Russia (3%).
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