La normativa regionale in materia di ungulati è all’avanguardia in Italia, prevede piani straordinari attuabili in ogni tempo e in ogni luogo, definisce puntualmente competenze e procedure. La Provincia di Siena sbaglia perciò bersaglio quando accusa la Regione di averla “lasciata con le armi spuntate”. E’ questo uno dei passaggi salienti della lettera che l’assessore regionale all’agricoltura Gianni Salvadori, ha inviato al presidente della Provincia di Siena Simone Bezzini e all’assessore alla caccia Anna Maria Betti. Sul tema nei giorni scorsi il presidente della Provincia e l’assessore erano intervenuti con una articolata missiva, cui Salvadori risponde evidenziando l’attenzione della Regione sul tema: “Ho a cuore e ben presenti le implicazioni di carattere sociale connesse all’aumento degli ungulati sul territorio e per questo ho già operato e continuo a predisporre appositi incontri e accordi con tutti i soggetti coinvolti nei territori dove l’emergenza è maggiore”.
Critiche fuorvianti – Nel testo l’assessore regionale definisce “fuorvianti” le critiche alle modifiche apportate alla legge regionale 20/2002 sul calendario venatorio secondo cui si determinerebbe una carenza di indirizzi gestionali. “Restano infatti integre – spiega – le indicazioni del Piano regionale agricolo e forestale (Praf) e mantengono piena efficacia le disposizioni della legge regionale 3/1994 e dei regolamenti attuativi. Le modifiche al calendario venatorio regionale si limitano a ricondurre alla legge 157/1992 i tempi di caccia al cinghiale e il divieto di caccia in caso di neve, mentre estendono la stagione per la caccia di selezione a periodi più ampi”. Dopo aver risposto punto su punto l’assessore decide infine di non commentare, i giudizi di “schizofrenia normativa” contenuti nella lettera del Presidente della Provincia e dell’assessore alla caccia: “Penso che tutto ciò dipenda da questioni che nulla hanno a che vedere con le tematiche faunistico venatorie, ma sia invece motivato da preoccupazioni relative ai futuri assetti istituzionali”.
Il testo integrale della lettera dell’assessore – “Caro presidente, caro assessore, la vostra lettera, e gli articoli di stampa di questi giorni, in merito alla normativa regionale in materia di gestione degli ungulati richiedono una doverosa risposta da parte della Regione. La situazione faunistica toscana relativamente agli ungulati è particolare e unica nel panorama nazionale in termini di densità delle popolazioni, di capi prelevati attraverso la caccia e le attività di controllo e di impatto sulle colture agricole, sugli habitat, sulle foreste e in genere sulle altre attività umane. La normativa della Regione Toscana in materia è all’avanguardia in Italia, con la previsione, fra l’altro, di piani straordinari attuabili in ogni tempo e in ogni luogo, anche nelle aree in divieto di caccia, con l’individuazione delle densità sostenibili e delle aree vocate e non vocate, con la definizione di competenze e procedure puntuali. Niente del genere è previsto nelle leggi nazionali e neppure nelle normative di altre Regioni. La Provincia di Siena sbaglia pertanto bersaglio quando accusa la Regione di averla “lasciata con le armi spuntate”. Non è in discussione, sia chiaro, la necessità e l’urgenza di modifiche anche radicali della legge 157/1992. L’Amministrazione regionale, del resto, anche rivolgendosi direttamente al Ministro Catania, ha ripetutamente sottolineato che le norme nazionali devono prevedere la gestione degli ungulati su tutto il territorio, cacciabile o meno che sia, la piena competenza delle Regioni e la ridefinizione delle funzioni dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), l’affermazione del criterio della sostenibilità delle densità che devono essere tali da garantire equilibrio con l’attività agricola. In mancanza, le problematiche degli equilibri faunistici e dei danni all’agricoltura e all’ambiente resteranno difficili da affrontare e risolvere.
E’ tuttavia fuorviante sostenere che con le modifiche apportate alla legge regionale 20/2002 sul calendario venatorio (rese necessarie dal pendente ricorso alla Corte Costituzionale e adottate proprio per evitare il rischio di ben più pesanti conseguenze) si determini una situazione di carenza di indirizzi gestionali. Restano infatti integre le indicazioni del Praf (Piano regionale agricolo e forestale) e mantengono piena efficacia le disposizioni della legge regionale 3/1994 e dei regolamenti attuativi. Le modifiche al calendario venatorio regionale si limitano a ricondurre alla 157/1992 i tempi di caccia al cinghiale e il divieto di caccia in caso di neve, mentre estendono la stagione per la caccia di selezione a periodi più ampi. E’ indubbiamente reale il problema per la stagione venatoria in corso dal momento che la miopia dell’Ispracon cui la Regione ha più di un contenzioso, ha impedito l’apertura integrale dei prelievi in selezione dal 1 agosto. Rimangono però in essere, ripeto, le possibilità e le competenze per utilizzare, da parte delle Province, tutti gli strumenti di gestione previsti dalla normativa vigente, sia di carattere ordinario che straordinario, che voglio sinteticamente riassumere per memoria di tutti noi e che ti invito ad utilizzare integralmente: piani ordinari di abbattimento degli ungulati anche in forma selettiva, piani straordinari di abbattimento se necessari a garantire le densità sostenibili già fissate in accordo con le associazioni agricole, interventi di prevenzione danni alle colture, interventi di controllo durante tutto l’anno e anche in zone a divieto di caccia. Infine, ho a cuore e ben presenti le implicazioni di carattere sociale connesse all’aumento degli ungulati sul territorio e per questo ho già operato e continuo a predisporre appositi incontri e accordi con tutti i soggetti coinvolti, sia istituzionali che associativi, nei territori dove l’emergenza è maggiore, come è successo per i casi dell’Elba, della Val di Bisenzio e del Casentino. Non voglio commentare i giudizi da voi espressi di “schizofrenia normativa” e altre discutibili affermazioni contenute nella lettera in quanto fuorvianti, anche perché penso che tutto ciò dipenda da questioni che nulla hanno a che vedere con le tematiche faunistico venatorie, ma sia invece motivato da preoccupazioni relative ai futuri assetti istituzionali”.