Una serata all’insegna del gusto, dei sapori più autentici delle terre di Toscana, ma soprattutto all’insegna della sicurezza alimentare e della certificazione dei prodotti in tavola. Si è concluso a Gallina, nel comune di Castiglion d’Orcia (Siena) il Mese di Agriqualità, organizzato da Toscana Cereali in collaborazione con Slow Food, l’Associazione Italiana Sommeliers e la Federazione Italiana Sommeliers Albergatori e Ristoratori (guarda). L’obiettivo? Promuovere la “Farfalla bianca” della Regione Toscana, il marchio “Agriqualità”, che dal 1999 certifica le produzioni agricole ed i loro derivati che sono coltivati e trasformati seguendo i rigidi disciplinari che possano garantire sicurezza e salubrità per l’uomo e per l’ambiente.
Christian Heinzmann, presidente di Toscana Cereali – “Tracciamo un bilancio molto positivo al termine del Mese di Agriqualità – ha detto il presidente di Toscana Cereali, Christian Heinzmann -. Il marchio di Agriqualità è un grande valore aggiunto per la Toscana, un’idea eccezionale per promuovere la regione. In futuro dovremo sviluppare ulteriormente il nostro brand, a partire dalla Pasta Tosca di Toscana Cereali: i nostri agricoltori hanno bisogno di questa promozione per incentivare ulteriormente il loro prezioso lavoro. Del resto, il pubblico ha espresso grande apprezzamento non solo per la pasta ma per tutti i prodotti Agriqualità. Segno inconfondibile – ha concluso il presidente di Toscana Cereali – che quando le materie prime sono di eccellenza anche i piatti che arrivano in tavola sono straordinari”.
Luciano Rossi, direttore generale di Toscana Cereali – “Uno degli obiettivi dell’iniziativa era quello di rendere il consumatore consapevole dell’importanza delle etichette – ha sottolineato Luciano Rossi, direttore generale di Toscana Cereali -. Non sempre “prodotto in Toscana” significa che la materia prima viene dai territori regionali. “Coltivato e confezionato”, “allevato e confezionato”: sono queste le diciture su cui bisogna sempre più porre l’attenzione, così come prevede il rigido disciplinare del marchio Agriqualità, ormai diventato sinonimo di salubrità e gusto. Il tutto per favorire la più assoluta trasparenza nei confronti dell’utente finale. E questo – ha concluso Rossi – è anche un metodo per valorizzare il lavoro degli agricoltori. Se le colline non venissero coltivate, i rischi più imminenti sarebbero quelli del degrado ambientale e del dissesto idrogeologico. E questo farebbe perdere ai nostri paesaggi rurali tutto il loro valore turistico. Le campagne coltivate sono come l’arte per le città: se si perdono questi valori, i danni per l’indotto che procura il comparto agricolo sarebbero veramente importanti”.
Giacomo Taviani, direttore di Toscana Cereali – “Con il Mese di Agriqualità abbiamo abbracciato 22 ristoranti della Toscana e messo a tavola circa 1000 persone – ha specificato il direttore di Toscana Cereali Giacomo Taviani -. Numeri più che soddisfacenti che ci danno nuovi stimoli per continuare su questa strada. Il pubblico ci chiede dove può trovare i prodotti di Agriqualità e noi lavoreremo per mettere a disposizione dei clienti queste eccellenze del territorio. Stiamo già lavorando per la seconda edizione del Mese di Agriqulità – ha annunciato – magari cercando di farlo in primavera, conl’obiettivo di allargare ulteriormente il bacino d’utenza dell’iniziativa”.