Ognissanti, con la crisi cala anche il mercato delle zucche (-15%)

La crisi economica “taglia” anche Halloween. Quest’anno non sarà “business stregato”. Gli oltre 9 milioni gli appassionati di questa festa di origine anglosassone ridurranno le loro spese: meno 15 per cento in meno rispetto al 2011, anche se il fatturato complessivo resta su cifre elevate (360 milioni di euro, tra dolcetti, cioccolata, cene, zucche e costumi). Per il prossimo 31 ottobre saranno, così, ridimensionati i consumi di un fenomeno commerciale che è sempre più entrato nel nostro costume, nonostante le “frenate” degli ultimi tre anni. E le difficoltà che vivono gli italiani non risparmieranno neanche le zucche nostrane. Le vendite di questo particolare prodotto agricolo si preannunciano, infatti, ridotte, pur in presenza di prezzi sui campi pressoché stabili. Forse qualche eccezione dovrebbe esserci per le zucche decorative che potrebbero segnare una lieve crescita. A segnalarlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori.

Ma quale business – C’è, tuttavia, da rilevare che la vendita delle zucche non è stato mai un affare per gli agricoltori. Basti pensare che sul prezzo di vendita finale la fase produttiva incide di appena il 18 per cento. Il che -sottolinea la Cia- è insufficiente alle imprese agricole per coprire i costi produttivi, burocratici e contributivi che hanno ormai raggiunto livelli opprimenti. La produzione nazionale di zucche -ricorda la Cia- si attesta attorno ai 58-60 milioni di chili, il cui consumo si spalma durante tutto l’anno. E, quindi, Halloween ha sempre inciso poco sul mercato. D’altra parte, negli anni passati, tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, si sono avuti aumenti non significativi delle vendite. Un trend che si ripeterà anche quest’anno. Soltanto quelle decorative hanno messo a segno incrementi, ma queste vengono utilizzate soprattutto nei locali e pochissimo nelle case, come, invece, avviene negli Stati Uniti e in molti paesi dell’Europa del Nord, dove è nata questa festa.

Scoperta dell’America – La zucca -sottolinea la Cia- è di origine americana. Insieme alla patata e al pomodoro, è stato uno dei primi ortaggi importati dopo la scoperta del Nuovo Continente. La coltivazione nazionale copre complessivamente una superficie di duemila ettari. Essi si trovano in Lombardia (Mantova, Cremona, Brescia), in Emilia-Romagna (Ferrara), in Veneto (Venezia) e nella Campania. Sono prodotti destinati al consumo alimentare. Negli ultimi anni è cresciuta la coltivazione di varietà di zucche a scopi ornamentali (possono pesare anche dai 300 ai 400 chili), vendute soprattutto per la festa di Halloween. La zucca -sostiene la Cia- ha un elevato contenuto d’acqua (94 per cento). E’ buono il contenuto di vitamina A (carotene) e di alcuni sali minerali (fosforo in particolare), discreto quello delle vitamine B, C e di potassio. Ha un buon potere glucidico e notevole è anche la presenza di fibre.

Varietà – Tra le varietà da essa derivate, le più note -dice la Cia- sono la "Napoletana", a peponide verde chiaro, la "Zucca a Turbante", così chiamata per la sua caratteristica forma, la "Grigia di Boulogne" e la "Marina di Chioggia" (zucca barucca). La seconda, conosciuta anche come "zucca pepona" o "zucca torta" -frutti oblunghi, arcuati, rigonfi alle estremità, con peduncoli a sezione pentagonale- è di colore verde scuro o arancione ed ha polpa dolce e tenera. Le sue varietà più comuni sono: la "Piena di Chioggia" e la "Piena di Napoli". Molti imprenditori agricoli -in particolare donne- in Italia si sono impegnati nella conservazione di alcune varietà tradizionali, come la zucca “Marina di Chioggia” del Veneto, la “zucca violina” della Valle del Mezzano a Ferrara, la zucca di Castellazzo Bormida in Piemonte e la “zucca lardaia” di Siena.

 

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