Non si può criminalizzare l’agricoltura e i suoi produttori. Per questa ragione chiediamo che sia fatta immediata chiarezza sulla filiera agricolo-alimentare della provincia di Taranto, in particolare dell’area dell’Ilva. Da parte nostra continueremo a difendere con estrema decisione i prodotti e gli agricoltori che hanno investito in innovazione e tecnologie e che hanno saputo portare a livelli mondiali, per qualità e sicurezza, l’agricoltura e le “eccellenze” fortemente legate al territorio jonico, come l’uva da tavola, gli ortaggi, gli agrumi, il vino e l’olio. A sostenerlo è la Cia-Confederazione italiana agricoltori in merito al problema sollevato dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini su un presunto inquinamento del cibo nell’area dello stabilimento siderurgico.
A Taranto – La stragrande maggioranza delle produzioni agricole della provincia di Taranto -sottolinea la Cia- è certificata da enti terzi, e, quindi, controllata dal campo al consumo; il tutto è supportato dai rigidi controlli che l’Asl esegue sul territorio in modo meticoloso e con metodi scientifici. Non solo. Le normative italiane sulle produzioni agricole -rileva la Cia- sono le più rigorose e vengono rispettate in maniera scrupolosa dai produttori agricoli che hanno sempre lavorato e operato nella logica della qualità e della sicurezza alimentare. Il settore agricolo della provincia di Taranto -ricorda la Cia- impiega circa 30.000 unità lavorative l’anno, risultando, in termini occupazionali, uno dei settori trainanti della nostra economia in questo difficile momento congiunturale. Inoltre, nella provincia tarantina l’agricoltura sta svolgendo un ruolo di vero e proprio ammortizzatore sociale nei confronti della crisi dell’Ilva e delle altre attività economiche, poiché numerosi operai licenziati vengono sistematicamente occupati nel comparto primario.
Stop alle criminalizzazioni – Per tale motivo non possiamo accettare speculazioni e criminalizzazioni verso imprenditori che garantiscono qualità e sicurezza alimentare. Non è possibile spostare il problema ambientale sull’agricoltura, scaricando su di essa responsabilità che non ha. La catena alimentare nella provincia di Taranto -conclude la Cia- non è mai stata a rischio, essendo sempre sottoposta a controlli sugli standard di sicurezza alimentare e di qualità che, peraltro, contraddistinguono i suoi prodotti in tutto il mondo.
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