“A partire dai prossimi mesi dovremo porre sempre più attenzione su due temi centrali per il nostro Paese: da un lato la legalità, che è una premessa fondamentale per qualsiasi ipotesi di futuro, dall’altro un nuovo modello di sviluppo che vogliamo per l’Italia al quale è strettamente connessa la green economy”. Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania nel corso del suo intervento alla presentazione, avvenuta il 5 novembre, a Roma del Rapporto “GreenItaly 2012” a cura della Fondazione Symbola e Unioncamere.
Crescita – “Dobbiamo puntare su nuovi strumenti di crescita – ha proseguito il Ministro – mettendoci alle spalle scelte non virtuose fatte in passato a partire dal dopoguerra arrivando fino ad oggi. Questo rapporto ci mostra come ci sia in movimento una nuova imprenditorialità, con nuovi spazi e quindi che non è passato inutilmente tutto lo sforzo di catalizzare l’attenzione di opinione pubblica e imprese sulla necessità di cambiare pagina. Molto, però, resta ancora da fare, perché siamo all’inizio di un processo. Appuntamenti come questo sono importanti perché deve crescere la coscienza di quanto un certo modello di sviluppo sia sbagliato. Ancora oggi c’è una scuola di pensiero che non considera la green economy come idonea a dare una risposta alle esigenze di un Paese avanzato come il nostro sotto il profilo economico”.
Nuovi modelli – “Nel passato sono stati scelti modelli industriali – ha dichiarato Catania – che nel breve rendono, ma poi lasciano guasti ambientali e disoccupazione. Si può fare invece impresa in un quadro di sistema ecocompatibile, scegliendo attività e processi che creano valore non danneggiando, anzi tutelando l’ambiente e puntando sulla qualità. È un lavoro appena cominciato e da fare insieme. Mi consolano i passi in avanti fatti dall’agroalimentare, che negli ultimi anni ha intrapreso un percorso indiscutibilmente virtuoso. Ci siamo lasciati alle spalle un uso sconsiderato della chimica in agricoltura e tutto il sistema ha saputo ritagliarsi un nuovo ruolo in sintonia con i principi della green economy. Abbiamo sviluppato una grande qualità, sapendo valorizzare e tutelare i territori d’origine. Risultati che dobbiamo enfatizzare, perché partivamo da una base debole, con difficoltà strutturali legate ad esempio alle piccole dimensioni delle nostre aziende. Dobbiamo continuare decisamente su questa strada, rifuggendo tipi di sviluppo dannosi per l’ambiente e non remunerativi sul mercato”.