Il maltempo mette in ginocchio anche l’agricoltura. In tutto il Centro-Nord, in particolare in Toscana, Liguria, Lazio, Umbria, Veneto, Lombardia, Trentino e Emilia Romagna, i danni sono ingenti (decine di milioni di euro). Coltivazioni e strutture devastate dalle acque. Aziende isolate, smottamenti, frane, allagamenti e pesanti disagi. Una situazione resa ancora più drammatica, purtroppo, dalle centinaia di famiglie evacuate. Un bilancio pesante sul quale ci sono tante responsabilità. L’incuria, la mancata prevenzione, l’insufficiente manutenzione del territorio, il degrado, la cementificazione e l’abusivismo costano al nostro Paese ogni anno morti e oltre 4 miliardi di euro. Per questo motivo è indispensabile che la nuova legge sulla difesa del suolo venga approvata al più presto, prima della fine della legislatura. E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori che chiede l’immediata dichiarazione dello stato di calamità per le zone colpite. Difficile, al momento, quantificare i danni subiti. Le frane -avverte la Cia- hanno danneggiato gravemente vigneti, frutteti e oliveti. Le piogge torrenziali e gli straripamenti di fiumi e canali hanno allagato migliaia di ettari di terreni agricoli. Invase dalle acque molte aziende e le loro strutture, fabbricati rurali e macchinari. Problemi seri ci sono anche per le serre.
Serve la prevenzione – Un quadro estremamente allarmante che ripropone in maniera ferma l’esigenza di una valida opera di prevenzione. Basta citare alcuni dati per comprendere la delicatezza del problema: oggi -rimarca la Cia- 8 comuni su 10 sono in aree ad elevata criticità idrogeologica; oltre 700 mila sono gli immobili abusivi, spesso costruiti non a norma e, quindi, a grave rischio in presenza di una calamità naturale. Non solo. In appena due mesi ci sono stati 22 allarmi da parte della Protezione civile. Insomma, il maltempo fa i conti con un’Italia abbandonata e priva di difese nel territorio. Ciò che manca nel nostro Paese è una vera opera di prevenzione contro le calamità naturali. Dal 1950 ad oggi si sono spesi più di 200 miliardi di euro per riparare i danni causati da calamità naturali; sarebbe bastato destinare il 20 per cento di questa cifra ad opere di manutenzione del territorio per limitare le disastrose conseguenze e soprattutto le perdite umane. E quello che è avvenuto in questi ultimi giorni ripropone con forza le tematiche legate all’assetto idrogeologico e alla sicurezza delle persone e delle attività produttive, soprattutto in agricoltura.
Urgenza – Ecco perché accanto agli interventi legati all’emergenza necessaria e urgente, appare sempre più indispensabile – rileva la Cia – un’azione coordinata e programmata del governo e delle Regioni volta all’attività di prevenzione dei disastri naturali. Il ripetersi ciclico degli eventi calamitosi non può portare alla rassegnazione perché essi sono incontrollabili e ineluttabili. Al contrario, è necessario superare atteggiamenti passivi o superficiali, adottando strategie dinamiche di progetto e di azione, attraverso gli strumenti ordinari della programmazione: progettare in sicurezza per assicurare un territorio tutelato e al tempo stesso produttivo.
Subito legge difesa suolo – Per questa ragione sollecitiamo l’approvazione in tempi rapidi della legge sulla difesa del suolo presentata dal ministro delle Politiche agricole Mario Catania. Un provvedimento che va nella direzione giusta e che sosteniamo. Bisogna agire subito per una strategia capace di bloccare la cementificazione selvaggia, le speculazioni sulla terra tolta agli agricoltori, l’incuria e l’abbandono. Da anni sosteniamo -conclude la Cia- che serve una nuova legge per la ristrutturazione del territorio. C’è l’esigenza di più agricoltura e di accrescere la sua funzione. D’altra parte, proprio il settore primario a causa dell’incuria e della cementificazione ha subito pesanti contraccolpi. Il territorio è, quindi, da preservare e da consegnare alle generazioni future senza comprometterlo.