Presentato oggi a Roma, nella sede di Confagricoltura, in occasione del convegno “Agricoltura domani” il Decalogo su ricerca e innovazione a cura di CONAF, Confagricoltura, FIDAF, UNASA
Ecco i dieci punti:
1. La produzione agricola deve essere sufficiente sostenibile e di qualità, mantenendo e aumentando la produttività.
2. Il sistema “Agricoltura” deve svolgere anche funzioni di salvaguardia delle risorse naturali ed in particolare, di terreno, acqua, risorse biologiche, agro-ecosistema. La presenza sul territorio dell’impresa agricola è la miglior garanzia contro il dissesto idrogeologico.
3. I prodotti agricoli e alimentari devono essere economicamente sostenibili. Le attività di ricerca e innovazione devono supportare e promuovere misure e interventi in linea con le logiche della competizione e della domanda, contribuendo alla stabilizzazione dei mercati. Stimolare la formazione di start up innovative capaci di promuovere nuovi investimenti e stimoli nel contesto agroalimentare e della gestione sostenibile del territorio.
4. La ricerca (agronomica, meccanica, genetica e chimica) è stata protagonista di uno straordinario sviluppo dell’agricoltura e della società. Ora, più che sulla intensificazione tecnologica, si dovrebbe puntare all’intensificazione e all’integrazione delle conoscenze.
5. Il patrimonio storico e pluralista delle Istituzioni di Ricerca operanti nel sistema agricolo e agro-industriale, appare oggi frammentato, scarsamente coordinato, debole nella competizione europea. Si richiede una riorganizzazione del sistema italiano della ricerca che superi il perdurare di processi di riassetto dei singoli Enti, portati avanti in modo autonomo e non coordinato e, comunque, non in linea con le raccomandazioni dell’UE.
6. A tali fini è importante, altresì, una definizione chiara delle competenze e la loro integrazione: ricerca di base, ricerca applicata, trasferimento tecnologico, rapporti con gli operatori e gli intermediari di conoscenze dell’intero settore.
7. Appare cruciale il coinvolgimento delle imprese e degli operatori con la logica già positivamente adottata dalle “Piattaforme Tecnologiche” e dalle reti di impresa. Con le imprese ed il mondo delle professioni va sviluppato un forte collegamento sia nella fase ascendente, di analisi e raccolta del fabbisogno di innovazione, sia in quella discendente, di diffusione e conoscenza delle innovazioni da applicare alle attività economiche.
8. Si deve poi stimolare la piena partecipazione delle imprese, degli operatori di filiera e dei professionisti alla formazione dei Partenariati Europei per l’Innovazione che possono risultare particolarmente utili per la diffusione delle innovazioni, integrando anche obiettivi e strumenti della politica agricola comunitaria (sviluppo rurale, in particolare).
9. La riduzione delle risorse pubbliche disponibili per l’attività di ricerca è un ulteriore fattore critico. Si tratta di valorizzare al meglio le risorse disponibili e non utilizzate e di evitare inopinati “tagli” visto che l’impegno finanziario dell’Italia su questo fronte è più contenuto rispetto ai Paesi nostri competitor. Le Istituzioni di Ricerca dovranno essere competitive in Europa per acquisire i finanziamenti nei Bandi UE.
10. Non si può tacere, infine, la carenza di una cultura dell’innovazione in agricoltura che sappia coniugare davvero tradizione e modernità. Alcuni recenti episodi – come quello che ha visto ingiustamente ridicolizzare sulla stampa nazionale importanti riviste di settore – dimostrano quanta strada ci sia ancora da fare perché l’agricoltura acquisisca, agli occhi dell’opinione pubblica e della classe intellettuale del Paese, il ruolo che giustamente merita, da millenni, per la crescita economica ed occupazionale ma, ancora di più, per il suo contributo al progresso civile ed allo sviluppo.