Produzione agricola sostenibile e di qualità; salvaguardia delle risorse naturali e prodotti agroalimentari che siano economicamente sostenibili. Sono solo alcuni dei punti del ‘Decalogo’ per il rilancio della ricerca e l’innovazione in agricoltura, fondamentale per dare impulso a tutte le filiere, in primis quella agroalimentare. Un documento in dieci punti per la ricerca in agricoltura, presentato oggi a Roma – in occasione del convegno “Agricoltura domani”, riflessioni sulla ricerca e l’innovazione – organizzato dal CONAF (Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali), da Confagricoltura, da Fidaf (Federazione Italiana Dottori in Agraria e Forestali), e Unasa (Unione Nazionale delle Accademie italiane per le scienze applicate allo sviluppo dell’agricoltura, alla sicurezza alimentare e alla tutela ambientale), che potrà essere sottoscritto e condiviso.Durante il convegno si è svolta anche una tavola rotonda con la partecipazione del mondo della ricerca, dell’università e del coordinatore degli assessori regionali all’Agricoltura Dario Stefàno.
Sfamare il mondo – Negli ultimi decenni la ricerca è stata la protagonista assoluta in agricoltura. Grazie alla ricerca è cresciuta la produttività al passo con l’aumento della popolazione mondiale: dagli anni ’60 gli abitanti del pianeta sono passati da poco più di 3 miliardi a 7 miliardi; in parallelo la produzione cerealicola è cresciuta da circa 900 a quasi 2.400 milioni di tonnellate. Praticamente nello stesso periodo la produzione di cereali è aumentata il 50 per cento più velocemente della popolazione mondiale. Il tutto con aumenti trascurabili delle terre coltivate ma soprattutto con incrementi delle rese unitarie. Nei prossimi anni – sostengono gli organizzatori del convegno – dovremmo continuare a puntare sulla ricerca, perché avremo bisogno di maggiore produzione agricola e dovremo gestire in maniera sostenibile le risorse naturali dell’ecosistema. Inoltre, poiché la percentuale media di aumento delle rese si sta riducendo, si evidenzia un calo della efficacia delle azioni di ricerca e sviluppo, che andrebbero, invece, potenziate.
Problematiche – CONAF, Confagricoltura, Fidaf e Unasa vogliono porre l’attenzione su alcuni aspetti critici che stanno limitando le potenzialità della ricerca e la diffusione di innovazioni nel settore delle produzioni vegetali ed animali. Tra gli altri la frammentazione e lo scarso coordinamento dei soggetti coinvolti nella ricerca agricola; la scarsa propensione a orientare l’attività di ricerca sugli aspetti legati alla produzione ed alla produttività; il limitato collegamento tra attività di ricerca e mondo delle imprese; la minor disponibilità di risorse pubbliche e la mancanza di una valida razionalizzazione tra fonti comunitarie, nazionali e regionali. Problematiche che devono essere affrontate prima che sia troppo tardi ed il declino del settore, che già è evidente dalle performance produttive ed economiche, diventi irreversibile.
Interventi – «E’ il momento di pensare ad un nuovo concetto, ovvero promuovere il ruolo dell’agricoltura nell’innovazione – sottolinea Andrea Sisti, presidente CONAF – e non più soltanto all’innovazione in agricoltura. Negli ultimi anni l’attività agricola ha prodotto essa stessa molte innovazioni che non sono però state valorizzate a sufficienza. Come nel caso delle innovazioni di processo che hanno trasformato l’attività agricola arricchendola di attività congiunte (diversificazione, agriturismo, produzione energie rinnovabili), ma anche per le innovazioni di prodotto. Purtroppo il rapporto tra ricercatori ed impresa è stato lasciato alla buona volontà dei singoli ed è stato del tutto episodico».
« La ricerca in agricoltura – afferma Mario Guidi, presidente di Confagricoltura – deve essere orientata a migliorare i prodotti e i processi, ad aprire nuovi mercati e ad aumentare la competitività delle imprese. Invece, quando si parla di ricerca nel nostro settore si fa quasi sempre riferimento a modelli produttivi più sostenibili, come se dovessimo scrollarsi di dosso il ‘peccato originale’ di un comparto che interferisce sull’ecosistema. Non è così. L’agricoltura è già protagonista della green economy e ha bisogno di ulteriori scoperte nel campo dei mezzi tecnici e del miglioramento genetico per prodotti sempre più vicini alle esigenze dei consumatori.»
«Negli ultimi decenni – dice Luigi Rossi, presidente Fidaf – si è verificata in Italia e in Europa la più straordinaria rivoluzione della storia dell’umanità: si è riusciti a produrre cibo abbondante e di buona qualità. Nonostante questo risultato sia dovuto alla consistenza economica e sociale dell’agricoltura e sia frutto della ricerca scientifica, permane, ingiustamente, una “estraniazione culturale” nei confronti del sistema produttivo agricolo e del progresso scientifico».
«In agricoltura è necessario promuovere la ricerca di base ed applicata – sottolinea Michele Stanca, presidente Unasa – e non dimenticare il motto “scienza-pratica agricola”, per garantire sempre ulteriori sviluppi e crescita della qualità della vita e della disponibilità di cibo per tutti, tenendo in mente l’impegno a lasciare alle future generazioni un ambiente migliorato. Ciò sarà possibile se verranno adottate tutte le tecnologie innovative».
INVESTIMENTI IN RICERCA – Diminuire la spesa nella ricerca significa mettere a rischio produzione e produttività: con varietà resistenti alla siccità, ad esempio, non si avrebbero avute perdite come in quest’annata e la conseguente instabilità sui prezzi. Obiettivo di Europa 2020 è di aumentare sino al 3% la quota del Pil destinata a finanziare ricerca e innovazione (in tutti i settori), mentre oggi la media europea a 27 è del 2%, con Francia (2,26%) e Germania (2,82%) che superano la soglia; altri già al 3% (Svezia, Danimarca e Finlandia) e Italia, agli ultimi posti con l’1,26% e con un obiettivo fissato assai poco ambizioso (1,58%). Anche le somme (vedi tab.)impegnate sono in calo per l’Italia per la spesa pubblica per la ricerca in agricoltura: 440,7 milioni di euro nel 2008 contro 311,1 mln/€ nel 2011; per una media dello 0,8% (2008-2010) rispetto valore della produzione agricola (per un totale di 1 miliardo e 108 milioni nello stesso triennio).
SPESA IN RICERCA AGRICOLA AD ALTA EFFICIENZA – E’ stato calcolato che ogni euro investito oggi in ricerca genererà 10 euro di valore aggiunto entro il 2025. Un “ritorno” pari a dieci volte l’investito. E per ogni 35 mila euro spesi si genera a termine un posto di lavoro stabile. Come dire che con i circa 300 milioni di euro che l’Italia investe in ricerca agricola ogni anno, si possono creare quasi 10 mila posti di lavoro.
Non c’è tempo da perdere – «Riteniamo urgente e non più procrastinabile – affermano CONAF, Confagricoltura, Fidaf e Unasa – l’avvio di una politica volta a realizzare una profonda riforma strutturale. La ricerca agraria, in linea con le scelte dell’Unione Europea e finalizzata allo sviluppo e all’innovazione, avvalendosi delle nuove tecnologie abilitanti, deve considerare la produzione primaria e la filiera alimentare in stretta connessione con il territorio, la salute e l’energia».
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