Stimolare e incrementare l’integrazione tra ricerca, innovazione e ambiente professionale, per valorizzare le conoscenze e competenze con lo scopo di migliorare la produttività dell’agricoltura italiana. E’ questo, in sintesi, l’obiettivo del protocollo di intesa fra il CONAF (Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali) e il Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura ( CRA ) siglato e presentato a Roma. La firma del protocollo da parte del presidente CONAF Andrea Sisti e del presidente CRA Giuseppe Alonzo si è svolta in occasione dell’assemblea dei presidenti degli ordini provinciali dei dottori agronomi e dei dottori forestali. «Un protocollo molto importante perché la ricerca e l’innovazione – ha detto Andrea Sisti, presidente CONAF – di cui il CRA rappresenta l’elemento centrale, sono strumenti fondamentali per il progresso della società ed in particolare dell’impresa agricola, agroalimentare e della gestione del territorio». «I professionisti dottori agronomi e dottori forestali – ha sottolineato Giuseppe Alonzo, presidente CRA – sono i soggetti che si interfacciano con gli imprenditori e con il sistema territoriale al fine di promuovere lo sviluppo ecosostenibile ed il paesaggio rurale. Con questo protocollo il trasferimento della ricerca sarà dal CRA al CONAF, e poi dal CONAF agli agricoltori. Ma avverrà anche il procedimento inverso: abbiamo bisogno del feedbeck dei professionisti, ci dicano in tempo reale quali sono le priorità e le emergenze del sistema agricolo».
Il protocollo – Con il protocollo, CONAF e CRA si propongono di conseguire un più stretto rapporto tra le proprie attività istituzionali con collaborazioni nell’ambito della ricerca scientifica, del trasferimento dell’innovazione, nello sviluppo delle competenze professionali e nella formazione. Potranno essere realizzati congiuntamente studi, ricerche e progetti sperimentali; organizzazione di seminari, prove sperimentali, divulgazione dell’innovazione nel campo dello sviluppo rurale, dell’agricoltura, dell’agroalimentare, dell’ambiente e del paesaggio. Inoltre saranno portate avanti attività didattiche, formative e di aggiornamento professionale, a favore degli iscritti agli albi dei dottori agronomi e dei dottori forestali. Fra le novità l’istituzione della “Giornata dell’innovazione nello sviluppo rurale” come hanno annunciato i presidenti Sisti e Alonzo.
L’Italia spende poco in ricerca – Diminuire la spesa nella ricerca vuol dire mettere a rischio produzione e produttività: solo un esempio, con varietà resistenti alla siccità non si sarebbero avute perdite come in quest’annata e la conseguente instabilità sui prezzi. Obiettivo di Europa 2020 è di aumentare sino al 3% la quota del Pil destinata a finanziare ricerca e innovazione (in tutti i settori), mentre oggi la media europea a 27 è del 2%, con Francia (2,26%) e Germania (2,82%) che superano la soglia; altri già al 3% (Svezia, Danimarca e Finlandia) e Italia, agli ultimi posti con l’1,26% e con un obiettivo fissato assai poco ambizioso (1,58%). Anche le somme impegnate sono in calo per l’Italia per la spesa pubblica per la ricerca in agricoltura: 440,7 milioni di euro nel 2008 contro 311,1 mln/€ nel 2011; per una media dello 0,8% (2008-2010) rispetto valore della produzione agricola (per un totale di 1 miliardo e 108 milioni nello stesso triennio).