Giuseppe Politi, Presidente della Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) e di Agrinsieme, ha svolto presso l’Accademia dei Georgofili una lettura sull’argomento: "Le riforme agrarie in America Latina. Esperienze di cooperazione allo sviluppo". Il tema è stato sviluppato partendo dall’emergenza alimentare globale che va affrontata a partire dal Sud del mondo. Secondo la FAO, gli unici paesi dove l’estensione agricola può crescere sono il Brasile, l’Argentina, la Colombia e la Bolivia, insieme a Congo, Angola e Sudan. Eppure proprio questi territori sono quelli più “saccheggiati” dal fenomeno del land grabbing, l’accaparramento di terre coltivabili. Al contrario, secondo Politi, la fame e la povertà si combattono esportando sviluppo e competenze, in modo da superare il vecchio modello di sussistenza e avviare un sistema agricolo locale, equo e sostenibile. Questa convinzione è alla base dei 45 progetti di cooperazione internazionale portati a termine fino a oggi dalla Cia – Confederazione italiana agricoltori, attraverso la sua Ong, Ases (Associazione Solidarietà E Sviluppo), che Giuseppe Politi ha presentato nel corso del suo intervento. In America Latina la concentrazione fondiaria è di tipo capitalista; non ha relazioni economiche con i contadini dei minifondi che producono solo per la sussistenza familiare o per i mercati locali. Il processo di concentrazione della proprietà e della produzione estensiva ha avuto come effetto la migrazione e l’ esclusione sociale. Le disuguaglianze nella distribuzione della proprietà della terra rischiano di innescare un processo di degrado ambientale difficilmente reversibile. Ciò che quindi va esportato in questi Paesi è lo sviluppo agricolo. “Lo spirito cooperativo – ha concluso Politi – ha un approccio nuovo per le popolazioni locali, che mira a un avanzamento economico, ma anche umano, sociale e culturale, in grado di far riemergere i valori fondamentali dell’individuo e della comunità, sepolti sotto il peso della povertà e della violenza”.
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