Coltivare lo zafferano, a Capalbio un corso professionale

Un corso per imparare a coltivare lo zafferano. Lo promuove l’associazione Zafferano italiano (a cui aderiscono 250 delle 300 imprese agricole produttrici di zafferano in Italia) in collaborazione con la Provincia di Grosseto e Crocus Maremma, la cooperativa che riunisce oltre 30 produttori locali di zafferano, che da anni si battono per la tutela e la valorizzazione di questa spezia.

Le lezioni – Il corso è in programma venerdì 22 e sabato 23 marzo, a Capalbio, nei locali dell’agriturismo Agrifoglio. La Provincia di Grosseto, in questi anni, ha lavorato molto sul recupero e la valorizzazione dello “Zafferano di Maremma”, non solo per l’uso alimentare, ma anche cosmetico e tintorio, inserendolo, tra l’altro, in progetti di cooperazione territoriale come Med Laine, per la colorazione naturale ed ecologica delle lane. Il programma prevede una formazione teorica e pratica sulla coltivazione dello zafferano, la scelta del terreno, la selezione dei bulbi, la storia dello zafferano, la conoscenza della pianta, la gestione ordinaria del campo, le principali avversità. La spiegazione del modo ottimale di effettuare la raccolta, l’essiccazione, la stagionatura e il confezionamento. Infine la conoscenza delle componenti chimiche ed organolettiche. Al termine verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

La produzione italiana – «In Italia – spiega Giovanni Piscolla, presidente dell’associazione Zafferano italiano – l’importazione di zafferano si avvicina ai 30 milioni di euro. I principali produttori sono l’Iran, l’India e la Spagna. Nel nostro Paese la produzione si concentra in Toscana, Umbria, Sardegna, Abruzzo per una superficie di poco superiore ai 50 ettari. A fronte di un consumo consolidato c’e’, quindi, a nostro parere, spazio per questa coltivazione, a condizione che se ne identifichi obbligatoriamente l’origine nazionale in etichetta, e che il consumatore scelga di preferire una spezia a km zero, e in molti casi proveniente da coltivazioni biologiche, rispetto a prodotti esteri, il più delle volte dei succedanei dello zafferano. Lo zafferano italiano si distingue da tutti gli altri zafferani d’importazione oltre che per l’origine certa e tracciabile, per il suo rigoroso disciplinare di produzione e per la peculiarità di venir commercializzato solo in stimmi integri tostati, con unica deroga per i produttori Dop dell’Aquila. Un prodotto assolutamente da non comparare in termini di aroma e sapore a quello d’importazione. Il corso – prosegue Piscicolla – ha riscosso un grande successo, con oltre 40 adesioni di imprenditori agricoli, provenienti da tutta Italia e dall’estero. Il numero massimo di posti disponibili si è esaurito in pochissimi giorni dall’uscita del bando. Molti imprenditori che avevano fatto domanda non hanno potuto partecipare, e quindi, stiamo valutando la possibilità di organizzare una seconda edizione nel 2013».

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