Fare definitiva chiarezza, e rapidamente, sull’articolo 62. E’ questa la richiesta di Confagricoltura dopo il parere dell’ufficio legislativo del ministero dello Sviluppo economico, che ritiene tacitamente abrogata la norma sui termini di pagamento nelle transazioni commerciali, in seguito al recepimento della nuova direttiva Ue sui pagamenti. Confagricoltura ha sempre sostenuto che c’era bisogno di un provvedimento che riportasse equilibrio nel sistema dei pagamenti, ma che un eccesso di dirigismo ha finito per rendere l’applicazione dell’articolo 62 veramente problematica per comparti importanti, a partire dal florovivaismo, alla zootecnia, al vino, come anche altri.
Da rivedere – “Una norma nata per essere utile agli agricoltori – sostiene l’Organizzazione agricola – che è stata strutturata senza considerare i meccanismi di funzionamento interni alle filiere, peraltro in una situazione economica di estrema difficoltà. Non sono queste rigidità che possono far ripartire il mercato”. Il Parlamento, poi – spiega l’Organizzazione degli imprenditori agricoli – ha dovuto metter mano alla paralisi che si era creata, esentando le relazioni commerciali tra agricoltori, anche per evitare lo spiazzamento internazionale delle nostre imprese che in parte ancora permane. Ma si poteva fare di più per tutte quelle filiere di produzione che realizzano processi produttivi che sanno regolarsi al loro interno e dove le imprese in realtà gestiscono i flussi finanziari e le condizioni di pagamento integrandosi rispetto al mercato di sbocco.
Normative – “La direttiva europea ragiona esattamente in questo modo: lascia delle valvole di regolazione all’autonomia delle imprese, in un quadro di maggiori certezze di tempi e modalità di pagamento. È chiaro che ora le due normative vanno raccordate: ci auguriamo che questa volta si ascolti il mercato, se ne recepiscano le esigenze differenziate, per tutelare i contraenti deboli quando necessario, così come i sistemi produttivi nel loro insieme".