«Episodi come questo devono spingere la Commissione Ue a impegnarsi maggiormente nelle verifiche sui sistemi di controllo degli altri Paesi dell’Unione. Proprio lo scarso controllo della Ue è, infatti, la causa principale della frode a cui assistiamo oggi: il prodotto veniva sdoganato a Malta per poi arrivare nel nostro Paese». Questo il commento di Confagricoltura che plaude all’operazione della Guardia di Finanza che ha sequestrato in varie Regioni 1500 tonnellate di mais ucraino e 30 tonnellate di soia indiana lavorata, contenente in parte pesticidi, falsamente certificate come provenienti da agricoltura biologica.
Tolleranza zero – «Il nostro sistema – fa presente Confagricoltura – è molto più rigido e proprio la scorsa settimana l’ente di accreditamento italiano (Accredia) ha sospeso un importante ente di certificazione del biologico per alcune gravi mancanze, proprio nel settore dell’importazione di mangime bio. Siamo per la tolleranza zero verso il falso biologico – afferma Confagricoltura – tutte le più gravi frodi alimentari degli ultimi due anni hanno riguardato prodotti di importazione (gli importatori esclusivi del biologico sono solo 63) che stanno mettendo in seria difficoltà le oltre 46000 aziende biologiche che vedono la propria attività screditata di riflesso. La Commissione europea – ha sollecitato Confagricoltura – deve approvare i codici doganali specifici per il bio, da troppo tempo rinviati, e sospendere il regime di equivalenza ai paesi extra UE, da cui è pervenuto il prodotto contraffatto. Episodi come questo devono spingere la Commissione Ue a impegnarsi maggiormente nelle verifiche sui sistemi di controllo degli altri Paesi dell’Unione europea».
I sequestri – Le indagini coordinate dalla procura della Repubblica di Pesaro hanno portato a numerose perquisizioni a carico di operatori del settore che importavano da Paesi terzi limitrofi all’Unione europea granaglie destinate al comparto zootecnico e, in taluni casi, all’alimentazione umana (in particolare soia, mais, grano tenero e lino) falsamente certificate come "bio" ma in realtà non conformi alla normativa comunitaria e nazionale. In alcuni casi, le produzioni agricole certificate come biologiche erano di fatto ottenute con elevato contenuto di Organismi geneticamente modificati (Ogm) o contaminate da agenti chimici vietati nell’agricoltura biologica. Secondo gli investigatori delle Fiamme gialle, l’illecito sistema si articolava su società nazionali che avevano la gestione finanziaria e il controllo di aziende operanti in Moldavia e Ucraina nonché degli organismi preposti alla certificazione dei prodotti. In particolare, le società in questione, per sottrarsi alla rete dei controlli, provvedevano allo sdoganamento delle merci a Malta, presso una società gestita da personale italiano, per poi farle arrivare nel nostro Paese: in un’occasione, i prodotti agricoli hanno viaggiato su gomma e sono transitati presso la dogana di Trieste-Fernetti.