«Il dottore agronomo al fianco dell’utilizzatore professionale nel momento in cui deve scegliere se ricorrere all’uso del pesticida, è la professionalità con competenza fitoiatrica specifica per prevenire l’utilizzo sconsiderato e irrazionale dei pesticidi stessi». E’ il commento di Andrea Sisti presidente CONAF, al Rapporto nazionale pesticidi nelle acque presentato dall’Ispra.
Il Rapporto ISPRA – Rapporto che evidenzia un peggioramento rispetto al precedente studio: il 13,2% delle acque superficiali mostra infatti livelli di tossicità per gli organismi acquatici superiori ai limiti. Ancora più evidente – evidenzia l’Ispra -, rispetto al passato, lo stato di contaminazione delle acque italiane superficiali e sotterranee: nel 2010 sono stati rinvenuti residui nel 55,1% dei 1.297 punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei 2.324 punti di quelle sotterranee, per un totale di 166 tipologie di pesticidi – a fronte dei 118 del biennio 2007-2008 – individuati nella rete di controllo ambientale delle acque italiane. Si tratta, per la maggior parte, di residui di prodotti fitosanitari usati in agricoltura – solo in questo campo si utilizzano circa 350 sostanze diverse per un quantitativo superiore a 140mila tonnellate – ma anche di biocidi (pesticidi per uso non agricolo) impiegati in vari campi di attività.
Proposte al PAN – «Il Piano d’azione nazionale (Pan), la cui bozza è in corso di valutazione da parte del Consiglio tecnico scientifico, – sottolinea Enrico Antignati, consigliere CONAF dipartimento Agricoltura, sviluppo sostenibile ed energie rinnovabili – non affronta adeguatamente il problema, rinviando di fatto di 3 anni dall’entrata in vigore del Piano stesso ogni prescrizione specifica finalizzata alla tutela degli ambienti acquatici e dell’acqua potabile. Occorre agire subito, prevedendo l’introduzione sin d’ora di servizi di consulenza specialistica in grado di affiancare l’utilizzatore professionale, agricolo e non, nella scelta di quali terapie applicare, privilegiando ove possibile tecniche di prevenzione e di contenimento degli organismi nocivi basate su metodi non chimici. Il CONAF – continua Antignati – con le osservazioni avanzate in occasione della consultazione pubblica sulla bozza del PAN conclusasi nello scorso mese di gennaio, ha voluto per l’appunto meglio definire la figura del consulente in materia fitoiatrica, introdotta dal decreto legislativo 150 del 2012 e non ben delineata nella bozza di PAN stessa. Un’attività di consulenza meglio definita rispetto al passato, in particolare per quanto riguarda compiti e responsabilità, nonché il riconoscimento del vigente percorso di formazione continua. E poi una suddivisione dei ruoli per evitare commistioni di interessi e assicurare una prestazione professionale che garantisca la salute pubblica (umana) e l’ambiente».
Prodotti fitosanitari – L’utilizzo dei prodotti fitosanitari in agricoltura – specifica il CONAF – è dettato dall’esigenza di salvaguardare le produzioni vegetali sia in termini quantitativi che qualitativi. «La consapevolezza che l’esposizione diretta o indiretta delle persone e dell’ambiente a queste sostanze può avere gravi ripercussioni – evidenzia il consigliere dipartimento Sicurezza agroalimentare Cosimo Damiano Coretti – ha portato alla definizione di una legislazione sempre più severa: da un lato per l’autorizzazione alla produzione, all’immissione in commercio e alla vendita di prodotti fitosanitari, e dall’altro per l’uso stesso dei prodotti fitosanitari». Un settore, quello agricolo, da educare attraverso professionalità specifiche in campo fitoiatrico, anche per non arrivare più a situazioni come quelle evidenziate dal Rapporto Ispra. «La riduzione del rischio per la salute umana e per l’ambiente – conclude Coretti – si persegue attraverso un quadro di azioni già individuate dalla Direttiva (2009/128/CE) e che gli statimembri dovranno attuare, nel lungo periodo, nei Piani d’azione nazionali col fine di rieducare l’intero settore agricolo ed extra-agricolo a forme d’intervento fitosanitario sostenibili».