“Ormai è una vera e propria emorragia Nel primo trimestre dell’anno oltre 13 mila imprese agricole sono state costrette a chiudere, soffocate dai costi sempre più alle stelle. Tra mezzi di produzione (concimi, mangimi, sementi, antiparassitari, gasolio), oneri contributivi e burocratici, siamo in presenza di un peso insostenibile. A questi si aggiunge la ‘mannaia’ dell’Imu sui fabbricati rurali e sui terreni e la mancanza di una politica agricola mirata allo sviluppo e alla competitività. Una situazione disastrosa alla quale bisogna porre al più presto rimedio. Ed è per questo che sollecitiamo subito un governo autorevole in grado di sviluppare una strategia che ci porti fuori dalla crisi e apra così nuove prospettive di crescita”. Lo sostiene il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, in merito ai dati resi noti da Unioncamere.
Costi – “Oggi i costi produttivi – avverte Politi – incidono sulla gestione aziendale agricola, in media, tra il 60 e l’85 per cento per cento. Non solo. A questi aumenti si sono aggiunti anche gli oneri previdenziali (in poco meno di due anni +26 per cento) e quelli di carattere burocratico. Oneri pesanti che si traducono in forte ostacolo alla crescita economica delle imprese, con un’incidenza negativa notevole sull’occupazione e la competitività”. “Inoltre, mentre si fa sempre più forte la stretta creditizia (-22 per cento di finanziamenti al settore in un anno) -continua il presidente della Cia- crescono le situazioni debitorie delle imprese. Ad oggi, infatti, ben due aziende agricole su tre sono gravate da debiti e tre su dieci non riescono più a fronteggiarlo, con il rischio di finire nella rete dell’usura e della criminalità organizzata. “Tutto questo scoraggia le imprese, gettandole nella disperazione, e certo l’Imu è stato un ulteriore ‘carico da novanta’. Ma l’agricoltura è fondamentale per il Paese. Ecco perché insistiamo -conclude Politi- sull’esigenza di una svolta che soltanto un governo forte politicamente può dare. Da qui il nostro invito affinché si faccia presto. E’ a rischio il futuro di migliaia di imprese agricole”.