E’ Nunzia De Girolamo il nuovo ministro delle Politiche Agricole. Lo ha annunciato pochi minuti fa il premier Enrico Letta al Quirinale di fronte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Domani mattina il giuramento. Si tratta della seconda donna al Dicastero di Via XX Settembre, dopo Adriana Poli Bortone, in carica dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995 nel primo Governo Berlusconi.
CHI E’ – Nunzia De Girolamo è nata a Benevento, il 10 ottobre 1975, deputata per Il Popolo della Libertà. Dal suon profilo Twitter leggiamo che è avvocato, Dottore di ricerca; coordinatrice provinciale Pdl Sannio. Appassionata di cinema, viaggi, arte moderna.
LA SUA BIOGRAFIA (fonte www.nunziadegirolamo.com) – La politica è passione, servizio per la collettività, perseguimento del bene comune…è l’arte di governare le società. Sarò stata fortunata, capace o testarda, ma, ad essere sincera, quando ero una giovane studentessa al liceo classico di Benevento o universitaria a Roma (ho studiato alla Sapienza) non immaginavo mai che un giorno sarei diventata Parlamentare della Repubblica, perché fare politica non era certo il mio obiettivo. Il mio ‘sogno nel cassetto’ era, invece, fare l’avvocato, frequentare i tribunali, preparare una difesa e un’arringa, vincere una causa e vedere soddisfatto il cliente. Una meta, quella professionale, che si è concretizzata grazie ai miei genitori, Margherita e Nicola, che con tanti sacrifici hanno quotidianamente inculcato a me e alle mie sorelle Francesca e Graziana i valori dello studio e della cultura. Sarò grata per sempre ai miei genitori non solo per questo, ma soprattutto per aver avuto la forza e la costanza di creare una famiglia unita e solida come la nostra, dove l’amore, il rispetto e la collaborazione regnano sovrani e dove ognuno di noi trova sempre un nido sicuro in cui rifugiarsi. Dopo la laurea ho iniziato a fare pratica come avvocato (sebbene mio padre sperava facessi il magistrato) ed ho vissuto, come tanti colleghi, le difficoltà dell’inutile esame d’avvocato e dell’inserimento nel mercato del lavoro. Anche da bambina giocavo con mia sorella Francesca a fare l’avvocato…
In quegli anni, però, non potevo immaginare quanto fosse difficile la mia professione né quanto fossero lunghi i processi e i tempi della giustizia civile di cui un giorno mi sarei occupata.L’Italia é un Paese complesso, difficile, pigro, affossato dalla burocrazia ed invaso dalla politica intesa nella sua accezione peggiore. Ma al contempo è anche il Paese più bello del mondo, che mi ricorda la favola del brutto anatroccolo che deve prendere consapevolezza di se per imparare ad amarsi e per sviluppare quell’autostima determinante per la crescita.Quando ero all’Università di Campobasso, durante i tre anni impiegati per conseguire il dottorato di ricerca, parlavo spesso con i miei colleghi delle potenzialità del nostro Paese e dell’incapacità di tutti noi di trasformare le qualità in risorse. La natura, i paesaggi, la gastronomia, la cultura, la poesia, l’arte (io amo tanto quella contemporanea),l’architettura, l’agricoltura, la storia, la moda, e poi le aziende, l’artigianato, le intelligenze…
Viaggiando (è una delle cose che più mi piace fare e porterò per sempre nel cuore le avventure nella mia amata Africa) ho incontrato ragazzi straordinari, pieni di talento e di originalità culturale, di voglia di fare e di farcela, di amore per il lavoro e per la conoscenza; ma troppo spesso, purtroppo, mi sono imbattuta nelle loro delusioni, nello smarrimento a cospetto del futuro, nella paura o peggio nella consapevolezza di vivere in un Paese incapace di valorizzare la meritocrazia e la conoscenza.E’ per questo motivo che nella mia attività territoriale di deputato e coordinatore provinciale del Popolo della Libertà della provincia di Benevento (provengo da Forza Italia dove ho fatto tutta la trafila, partendo da dirigente
giovanile ed arrivando a ricoprire la carica di coordinatore provinciale con risultati politici ed elettorale mai ottenuti prima) prediligo circondarmi di giovani pieni di speranza e passione politica; senza ovviamente emarginare coloro che hanno esperienza e maturità.I giovani solitamente credono, come me, che esista un nuovo modo di fare politica, riconoscono il bene comune come obiettivo prioritario, ritengono che la politica debba essere al servizio della collettività e combattono le clientele, i personalismi e le inutili e distruttive liturgie di certi politici.
Ho 35 anni e credo ancora che le cose possano cambiare. L’importante è avere la capacità di mettersi sempre in discussione, la pazienza di ascoltare gli altri e le loro ragioni, la curiosità del sapere, il coraggio di dire e la forza di combattere per cambiare ciò che riteniamo ingiusto!