Mentre il Pil italiano continua a calare da sette trimestri, l’unico settore che registra una crescita è quello agricolo. Si tratta, per il settore primario, di un’inversione di tendenza rispetto all’andamento negativo che interessa sia l’industria che i servizi ma anche le costruzioni. L’agricoltura dimostra di riuscire a rimanere uno tra i principali ambiti di produttività e occupazione nonostante sia afflitto dalla grave crisi causata dal maltempo e nonostante si registrino comunque valori inferiori rispetto agli anni passati.
Agricoltura in salute. La riscossa parte dalle donne del Sud – “Il Pil nazionale cala per il settimo trimestre consecutivo, affossato non più solo dal crollo della domanda interna ma anche dalla discesa dell’export, che non registrava riduzioni dal 2009. L’unica nota positiva, in un quadro recessivo sia per l’industria che per servizi e costruzioni, arriva dall’agricoltura: il valore aggiunto del settore primario, infatti, cresce sia a livello congiunturale (+4,7 per cento) che tendenziale (+0,1 per cento). Questo vuol dire che, nonostante tutti i problemi che condizionano il comparto, dai costi produttivi record ai danni del maltempo sulle campagne, l’agricoltura riesce a svolgere una funzione “anticiclica” e a garantire, in assoluta controtendenza rispetto all’andamento generale, produttività e occupazione”. È il commento del presidente della Cia, Giuseppe Politi, che si esprime positivamente commentando i dati sul Pil del primo trimestre dell’anno diffusi dall’Istat. “In più – continua Politi – l’agricoltura riesce ad aprire nuovi sbocchi d’impresa anche per le categorie più deboli, come le giovani donne del Mezzogiorno, dove la disoccupazione sfiora il 50 per cento”. Il presidente della Cia spiega infatti che sono 44.128 le aziende agricole a conduzione femminile tra i 18 e 40 anni e che questa occupazione è più alta del 17 % proprio al Sud. L’agricoltura, secondo Politi, può rappresentare un vero settore di rilancio per l’economia ed “un segnale importante di fiducia che il governo può darci riguarda l’Imu, annunciando, dopo la sospensione della rata di giugno, la sua cancellazione per terreni agricoli e fabbricati rurali.”
Inoltre “Non si può ignorare il fatto – aggiunge la Cia – che l’agroalimentare è l’unico segmento che continua a incrementare le vendite sui mercati stranieri: nei primi tre mesi del 2013 le esportazioni sono aumentate del 6,6 per cento in valore -ricorda Politi- sintesi del +6,9 per cento dei prodotti agroalimentari e del +5,4 dei prodotti agricoli”.
Qualità e identità per sviluppo del Made in Italy – Anche la Coldiretti mette l’accento sul dato dell’occupazione. Sono le aziende agricole secondo Coldiretti, “le uniche a far registrare un incremento dello 0,7 % nel numero di lavoratori dipendenti occupati nel primo trimestre dell’anno”. “Nonostante gli effetti negativi sulle coltivazioni provocati dal maltempo e i segnali depressivi sui consumi che hanno interessato anche l’agroalimentare- afferma il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, – l’agricoltura è stato l’unico settore che nel 2013 ha dimostrato segni di vitalità economica ed occupazione a conferma della validità e della modernità del modello di sviluppo agricolo Made in Italy che è fondato sul valorizzazione dell’identità, della qualità, delle specificità che consentono di affrontare e vincere la competizione internazionale”.
Segnali positivi ma il valore aggiunto è inferiore a tre anni fa – Frena invece gli entusiasmi Confagricoltura che, dopo aver ribadito una positiva inversione di tendenza dell’agricoltura, chiede di essere cauti poiché “il livello del valore aggiunto trimestrale (circa 6,8 miliardi di euro) è inferiore a quello registrato dal 2008 al 2011”. “Il nostro Centro Studi – precisa Confagricoltura – per il 2013 stima una flessione dello 0,5% del valore aggiunto di settore, anche per l’inclemente andamento climatico. C’è poi da recuperare un forte e perdurante calo della ricchezza prodotta in agricoltura che ha fatto contrarre il valore aggiunto, dal 2004 ad oggi, di oltre il 10% per oltre 3 miliardi di euro”. Un settore quindi, quello agricolo, che può essere il motore della ripresa economica italiana solo se sarà sostenuto da politiche adeguate da parte dello stato.