Per gli operatori della filiera un 2012 da dimenticare: calano superfici e produzioni di tabacco (-27%), le vendite di prodotti da fumo (-8% le sigarette) e per la prima volta nella storia di questo settore il gettito da accise. Per contro aumenta il commercio illegale che arriva a pesare sui consumi per più del 6%. Riforma della PAC e revisione della Direttiva Prodotto rischiano di accentuare questi cali, con pesanti effetti sulla filiera.
Rapporto Nomisma – E’ stato pubblicato il XVI Rapporto Nomisma sulla filiera del tabacco in Italia, cui farà seguito nel prossimo mese un convegno sul futuro del settore, alla presenza delle istituzioni, associazioni ed operatori del comparto. I numeri che il Rapporto evidenzia quest’anno non lasciano però trasparire ottimismo. Una breve sintesi di alcuni di questi (la versione completa sarà illustrata in sede di presentazione pubblica del volume) aiutano a capire il perché. La coltivazione del tabacco è da sempre una fonte di ricchezza e sviluppo per l’Italia e i suoi territori, rappresentando a livello aggregato di filiera un rilevante volano per l’occupazione. Gli addetti interessati sono circa 190.000, dei quali il 25% coinvolti nella produzione (tabacchicoltura e trasformazione) mentre il rimanente 75% nelle fasi distributive.
Calo – Pur trattandosi di un importante bacino occupazionale, si registra un calo dei lavoratori derivante anche da una progressiva riduzione nella produzione di tabacco: nel 2012 la superficie coltivata è infatti diminuita di un terzo rispetto all’anno precedente. Anche nelle fasi distributive emergono preoccupanti tendenze. Da un lato, le vendite legali dei prodotti da fumo sono sensibilmente diminuite, arrivando sotto i 90 milioni di chilogrammi, il livello più basso degli ultimi quarant’anni. Complice anche l’aumento dell’IVA introdotto nell’ottobre 2011, la diminuzione è arrivata a toccare nel 2012 un -8% nel caso delle sigarette. Dall’altro, è invece aumentato il commercio illecito di prodotti da fumo, arrivando a pesare per oltre il 6% sulle vendite legali, evidenziando così un’incidenza quasi doppia rispetto all’anno precedente (trend confermato dalle analisi svolte dai produttori che, sulla base dei primi mesi del 2013 stimano un valore per l’anno in corso vicino al 10%). Questa duplice e negativa tendenza rischia di compromettere, tra le altre cose, la capacità della filiera di continuare a contribuire in termini significativi alle entrate dello Stato che, come noto, versa ogni anno circa 14 miliardi di euro a titolo di IVA e accise.
Tendenze – Si tratta di tendenze che, alla luce dei nuovi scenari evolutivi, rischiano di subire un peggioramento. Oltre alla nuova PAC che, da calendario, dovrebbe vedere la luce entro i primi di luglio e che potrebbe penalizzare i tabacchicoltori con la riduzione degli aiuti (a seguito della convergenza dei pagamenti ad ettaro per tutti i produttori agricoli), altre importanti incognite sul futuro della filiera derivano dalla revisione della Direttiva sui Prodotti del Tabacco (2001/37/EC). Alcune tra le disposizioni proposte, attualmente al vaglio del Parlamento Europeo e del Consiglio dei Ministri Ue – ma sulle quali il Parlamento italiano si è già espresso in maniera negativa – rischiano di generare impatti pesanti sulle imprese della filiera e di ridurre il gettito fiscale. Le proposte in discussione vanno dalla standardizzazione dei formati, con l’eliminazione dei prodotti slim e dei pacchetti da 10 sigarette, fino a quella del packaging, attraverso l’introduzione di immagini shock sulla quasi totalità dei pacchetti (75% della superficie) ed eventualmente – a scelta dello Stato membro – con l’introduzione del cosiddetto pacchetto generico (plain packaging). Due misure, queste ultime, che se approvate potrebbe condurre alla trasformazione delle sigarette in prodotti commodity e condurre così ad una riduzione del gettito fiscale che sarebbe compromesso dal rischio di un’ulteriore diffusione di prodotti contraffatti, visto che il packaging risulterebbe molto più semplice da imitare.