Una giornata intera a vivere, insieme con i soci delle cooperative “I colori della vita” e i “I colori della terra”, protagonisti di un cambiamento, e, insieme con i rappresentanti dei paesi del sud est dell’Europa, una realtà, propria delle aree interne, che vuole rinascere partendo dall’abbandono e dalla marginalizzazione in cui è stata tenuta in tutti questi anni con l’abbandono e la marginalizzazione della sua attività primaria, l’agricoltura. Una giornata iniziata a Campobasso nella sede della cooperativa I Colori della terra con la coltivazione delle fragole per arrivare a San Giovanni in Galdo con la visita della Tenuta Maiuro, messa a disposizione dai proprietari in favore della Diocesi, dove è stato impiantato un orto che, con la sua prima raccolta di zucchine, ha fatto capire la bontà dell’idea seminata un anno fa e, con la messa a disposizione di un terreno abbandonato di 11 ettari, fatta propria dal Vescovo Mons. Bregantini. Subito dopo, anche dai coniugi Maiuro e da altri imprenditori della zona che si sino affiancati ai ragazzi africani profughi a Campolieto che, sono poi, i primi protagonisti di quest’avventura. Oltre all’orto lo spolvero del piccolo interessante museo della civiltà contadina organizzato nel capannone dal proprietario Giovanni, le prime galline e la prima coppia di conigli che ha già proliferato, la cura dell’oliveto, a significare che i ragazzi si sono spesi in questi mesi per arrivare a ottenere primi importanti risultati. Sempre a San Giovanni in Galdo la visita dell’azienda Del Vecchio per vedere l’orto in permacoltura, che rappresenta una novità per il Molise. Un’azienda che è diventata una scelta di vita per il giovane Nicola con il rientro nel Molise dopo la sua laurea all’Università di Torino e la esperienza vissuta in Australia,.
A seguire, poco dopo, lungo la strada che porta a Campolieto, l’apiario dei coniugi Di Nardo, non lontano dalle ombre giganti delle querce secolari che hanno dato lo spunto per un itinerario di grande interesse paesaggistico-ambientale, che sabato prossimo, nel pomeriggio, verrà inaugurato con la messa officiata da Mons. Bregantini. Da qui, dopo aver attraversato il centro, per me molto bello e ricco di interesse, di Campolieto, la visita ai campi seminati a grano saraceno, fagiolo “bianco di Campolieto” e mais della varietà “Agostinello” con la dotta illustrazione di Michele Tanno che, nella sua veste di tecnico, consiglia e assiste le due cooperative citate all’inizio. Un ottimo campo di grano saraceno, mentre scarsi sono apparsi quelli di fagiolo e di mais, a dimostrazione che l’inesperienza paga sempre con gli errori e che gli errori servono a fare meglio la prossima volta. C’è da dire, però, che non sono più nello stato di abbandono, in un luogo magico dove lo sguardo si perde oltre Ferrazzano e Campobasso con le cime del Matese, e, poi, le collline che scendono sul Tappino per risalire, dopo Gildone, verso Cercemaggiore e, ancora, le cime dei monti beneventani, per proseguire con le colline che portano al Fortore e, oltre, alla Daunia e chiudere con la veduta di Monacilioni. Uno spettacolo.
Una sosta, anche per una colazione, nell’azienda “fattoria sociale” La Piana del Riccio di Peppino Cristofano, che svolge perfettamente il suo ruolo al servizio di persone affette da disagio, e che, anche qui in un posto stupendo sotto l’aspetto paesaggistico, produce con i suoi campi di grano e farro, il suo meleto e il suo orto. Alla fine di questo percorso l’incontro nel centro San Pio di Campolieto, per parlare del progetto Campo-lieto con i delegati dei paesi del Programma SEE alla presenza del rettore Cannata e del prof. Albino dell’Università del Molise, del Vescovo Mons. Bregantini, dell’avv. Mario Ialenti, il grande animatore dell’iniziativa, e di me, Michele Tanno e arch. Costantino D’Addario, che siamo intervenuti come relatori. Per concludere, alcune impressioni su questa giornata ricca di emozioni per tutt’i protagonisti di un percorso che, anche se appena iniziato, ha mostrato che è l’unica possibilità per la rinascita della terra, dell’artigianato e dell’ospitalità, in una realtà di fascino e di bontà, di antiche e importanti tradizioni. L’unica possibilità per uscire dallo stato di abbandono, sognare e credere nel domani, partendo da quello che uno ha, cioè le risorse e i valori che il territorio mette a disposizione con la sua storia e la sua cultura, le sue tradizioni, i suoi ambienti e i suoi paesaggi, la sua ruralità e la sua agricoltura. Non ci sono altre possibilità e la crisi, la pesante crisi, che tutti i giorni racconta il fallimento dello sviluppo basato sullo spreco di risorse e valori, lo sta a dimostrare, con Campo-lieto che vuole diventare l’esempio delle opportunità per le aree interne, l’agricoltura e l’artigianato. Ancora una volta l’assenza dei rappresentanti istituzionali dice che hanno perso un’occasione per capire che ci sono tutti e sono tutti validi gli elementi sui quali puntare per programmare e progettare il futuro del Molise.