La lotta alla moria delle api necessita di un approccio olistico, attraverso la diffusione di un’agricoltura sostenibile, favorendo la biodiversità nelle aree rurali. Non è insomma un problema soltanto sanitario. Lo sottolinea il CONAF a commento della recente proposta del “Comitato permanente della catena alimentare e della salute degli animali”, istituita nella Commissione UE, di limitare l’uso del fipronil (già revocato in Italia), insetticida ad ampio spettro appartenente alla famiglia chimica dei fenilpirazoli, in quanto riconosciuto dall’EFSA quale possibile minaccia per la popolazione delle api in Europa; proposta che riaccende i riflettori sul tema del declino delle api.
Molteplici cause – La popolazione apicola è in calo – sottolinea il CONAF -. A partire dalla fine degli anni ’90, molti apicoltori (soprattutto nell’Europa occidentale e in Nord America) hanno iniziato a segnalare un anomalo impoverimento del numero di api e una diminuzione delle colonie . «La causa di questo declino non è unica – afferma Giuseppina Bisogno, consigliere CONAF e coordinatore del Dipartimento Risorse Naturali e Faunistiche -; sono vari, infatti, i fattori concomitanti. Studi recenti (fonte EFSA) hanno evidenziato che fra questi vi sono gli effetti dell’agricoltura intensiva e dell’uso a volte indiscriminato di prodotti fitosanitari, la scarsa o insufficiente alimentazione delle api, il diffondersi di virosi e di agenti patogeni, gli attacchi di specie invasive (come ad esempio l’acaro varroa, la vespa asiatica, il piccolo scarabeo dell’alveare e l’acaro Tropilaelaps), i cambiamenti ambientali e la perdita di habitat”.
L’importanza delle api quali impollinatori è nota: secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), delle 100 specie di colture che forniscono il 90% di prodotti alimentari in tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api. La maggior parte delle colture nell’Unione Europea dipende dall’impollinazione degli insetti. Inoltre, al di là del valore fondamentale dell’impollinazione per la conservazione della biodiversità, il suo valore monetario annuo globale è stato stimato in centinaia di miliardi di euro. L’apicoltura, allevamento di api allo scopo di sfruttare i prodotti dell’alveare, è un’importante branca della zootecnia italiana.
«Nella revisione del regolamento (CE) N. 1234/2007 (del Consiglio del 22 ottobre 2007) – afferma Enrico Antignati, consigliere CONAF coordinatore del Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Sostenibile ed Energie Rinnovabili – recante Organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM), il CONAF auspica che vengano potenziati i servizi di consulenza specialistica (assistenza tecnica) rivolta agli apicoltori che riguardi, oltre agli aspetti sanitari, le tecniche di allevamento, la qualità delle produzioni, la gestione aziendale, la formazione». «I dottori agronomi e dottori forestali – afferma il presidente CONAF Andrea Sisti – la cui competenza nel campo della “attività di allevamento degli animali”, del “accertamento di qualità e quantità delle produzioni agricole zootecniche (il miele)” nonché della “consulenza nel settore delle produzioni animali e delle trasformazioni alimentari” è loro riservata dalla legge, sono da sempre i consulenti di riferimento delle aziende apistiche italiane».
I numeri dell’apicoltura italiana (fonte UNAAPI) – Sono 50mila gli apicoltori in Italia mentre i produttori apistici (ovvero gli apicoltori che svolgono l’attività a fini economici e ricavano un reddito rilevante dall’attività) sono circa 7.500; gli alveari in Italia 1.100.000 con circa 55 miliardi di api presenti in Italia. Produzione di miele (elaborazione Unaapi, da dati Ismea): annualmente in Italia si producono circa 8-11mila tonnellate, a seconda dell’andamento stagionale e meteorologico. Il valore economico della produzione (elaborazione Unaapi su dati Mipaaf) è di 20,6 milioni di euro (materia prima, quotazioni all’ingrosso); con un valore stimato del settore compreso l’indotto di 57-62 milioni di €/anno; e un valore per il servizio di impollinazione all’agricoltura di 2,6 miliardi di €/anno; con un valore per impollinazione delle specie spontanee a fini di tutela ambientale pari a 2,6-3,6 miliardi di €/anno.