Oscar Faninetti si racconta ad agricoltura.it, parlando dal suo passaggio da Unieuro a Eataly. Perché?
«Perché volevo tornare al mestiere del cibo, che è il mestiere primordiale della mia famiglia. Io mi chiamo Farinetti perché mio papà faceva la pasta, mio nonno il mugnaio; son nato in mezzo a tre sacchi di semola, e quando ho iniziato a lavorare nel 1978, mio papà aveva un pastificio, un’officina di tostatura del caffè, quattro supermercati. Solo cibo e cibo, ho sempre masticato cibo. Poi ad un certo punto ho deciso di occuparmi dell’elettronica di consumo perché avevo capito che l’elettronica avrebbe fatto questi salti incredibili che ha fatto, ha cambiato la vita alla gente. Dopo dieci anni ho pensato che era meglio tornare al nostro mestiere originale. Sono tornato al cibo perché il cibo è l’unico prodotto che mettiamo nel nostro corpo, e fra tutti i mestieri che potevo fare, era quello che mi consentiva di metterci vicino un po’ più di poesia rispetto agli altri».
Dopo circa dieci anni dall’apertura di Eataly qual è la filosofia che sta dietro a questa sua idea?
«Dieci anni di Eataly li compiamo il prossimo anno, abbiamo iniziato a settembre 2004, a sei anni dall’apertura del primo punto vendita, gennaio 2007 a Torino, perché ci abbiamo messo quattro anni a far gli analisi, che sono la parte più importante del progetto. Siamo contenti il bilancio è estremamante positivo. Abbiamo cercato di avvicinare la gente al cibo, ma non al cibo inteso come solo godimento, il godimento l’abbiamo lasciato, anche se molto importante, ma abbiamo cercato di avvicinare le persone alle radici del cibo, nella sua storia, culture e tradizioni; intorno al cibo ci sono i valori più importanti dell’umanità. Chi ci ha creato, molto furbescamente ha messo due orgasmi sulle due cose che assicurano la continuazione della specie, se noi non godessimo a mangiare e a fare l’amore ci saremmo già estinti. Però come quando si fa l’amore così avviene nel cibo, come in amore se tu ami il tuo partner godi di più, così il cibo se lo ami, godi di più, se lo conosci godi il doppio. E quindi attraverso la ricerca del godimento, noi di Eataly abbiamo inserito tutta una serie di valori che stanno intorno al cibo, per avvicinarsi non in maniera pornografica, come cetre trasmissioni televisive ma in maniera normale».
Quindi un cibo che va conosciuto per goderlo appieno?
«Certo tutto ciò che non conosci non lo puoi godere. Pensi che molti mi chiedono quale è il segreto di Eataly, io rispondo sempre che Eataly è nato per raccontare come una mela. Se lei vede un depliant pubblicitario di un supermercato, vede che nella pagina dei cellulari, i cellulari sono descritti con diciotto righe, molto precisi si spiega quanti pixel ha, che videocamera ha, che cosa fa, quale è il suo prezzo; e fanno bene a farlo perché ci sono 190 modelli di cellulari in Europa quindi vanno distinti. Poi giri la pagina e vai nell’ortofrutta e vedi “ mele, euro al chilo…”, ma di mele in Europa ce ne sono 232 tipi diversi, ed è per questo che dico che Eataly è nata per raccontare una mela».
Se io le dico “alimentazione, agricoltura, ambiente”, che cosa le viene in mente?
«Mi viene in mente che chi si alimenta senza aver compreso alla base di quella roba c’è l’agricoltura non ha capito niente. Quella roba nasce dalla terra, il cibo è l’unico prodotto che unisce la terra al cielo, perché parte dalla terra, c’è un imprenditore che si chiama contadino, che produce quel cibo. In Italia, stranamente secondo me, sembra che produciamo l’agroalimentare più figo al mondo, ma abbiamo una cultura agronoma insufficiente. Quindi è assolutamente necessario che si comprenda che l’agronomia è alla base dell’agricoltura, e che l’agronomia moderna è una agronomia che guarda al passato, quindi i grandi valori del passato che sono la naturalità, la pulizia, ma inserisce questi valori nelle più avanzate forme di ricerca e di progresso. L’agronomo è in grado di mettere insieme queste due cose che sono il futuro del cibo di qualità».
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