Domenica 1° settembre prende il via una nuova stagione di caccia. E’ la cosiddetta pre-apertura prevista dalla legislazione nazionale nel rispetto delle normative europee e delle indicazioni dell’Ispra. Per lo più la caccia potrà essere esercitata da appostamento e solo a limitate specie migratrici, con particolare riferimento alla tortora e in alcuni casi a colombaccio ed acquatici, o ad alcune specie opportuniste (corvidi) anche per rispondere all’esigenza manifestata dagli agricoltori di una più concreta difesa delle colture in atto.
Le date in tutta Italia – L’apertura della caccia è distribuita a macchie di leopardo anche se riguarderà essenzialmente le regioni del centro-sud e solo una parte dei cacciatori annoterà, domenica mattina, la giornata venatoria sul tesserino rilasciato dai comuni di residenza. Ecco il dettaglio (dovunque la tortora): Abruzzo 1 e 2 settembre, Basilicata 7 e 14 settembre, Calabria 1 settembre (anche colombaccio), Lazio 1 settembre, Lombardia dall’1 al 12 settembre (solo giovedì e domenica), Marche 1, 4 e 8 settembre (anche colombaccio, germano, alzavola e marzaiola), Piemonte 1, 6 e 7 settembre solo la provincia di Alessandria e un Atc della provincia di Torino, Puglia 1 e 12 settembre (anche la quaglia in forma vagante e con il cane su stoppie e incolti domenica 12 settembre), Sicilia 1, 7 e 8 settembre (dall’1 al 14 settembre anche il coniglio selvatico e dal 7 anche il colombaccio), Sardegna 1 e 5 settembre, Toscana 1 settembre (tortora, corvidi e in alcune province il colombaccio), Umbria 1 settembre (anche colombaccio, alzavola, marzaiola e germano), Veneto 1, 7, 8 e 14 settembre (1 e 7 anche colombaccio). In Emilia Romagna la delega alla pre apertura è stata affidata alle province. In Molise la Giunta ha predisposto l’atto della pre-apertura (1, 7 e 8 settembre) ma ancora non è stato adottato. In Campania il tar ha sospeso la pre-apertura. Marche e Toscana hanno previsto inoltre, a rigorose condizioni, il prelievo in deroga dello storno.
Terza domenica di settembre – La maggioranza dei cacciatori, di contro, aspetterà la terza domenica di settembre (in Sardegna il 22 settembre e in Piemonte il 29 settembre) allorché è prevista l’apertura generale della caccia anche in forma vagante e con l’utilizzo del cane. Per poter esercitare la caccia occorre che ogni singolo cacciatore abbia la licenza di porto di fucile in piena validità, abbia pagato le concessioni nazionali e regionali, abbia versato la quota di iscrizione all’Ambito di caccia dove intende esercitare l’attività venatoria e sia dotato di una polizza assicurativa che dia adeguate coperture sia per la responsabilità civile contro terzi che per gli infortuni personali. L’Arci Caccia offre ai suoi soci sicurezza e tranquillità grazie alla convenzione con le Assicurazioni “Generali Italia s.p.a.”.
Rito – “In merito all’Apertura della stagione venatoria – dichiara Osvaldo Veneziano, presidente nazionale dell’Arci Caccia – non c’è che da prendere atto positivamente che il “meraviglioso rito” della caccia torna a realizzarsi nelle forme e nei tempi indicati dalla legge italiana, una delle più corrispondenti d’Europa alle indicazioni del mondo scientifico nonché rispettosa delle esigenze di tutela di colture agricole, risorse del nostro paesaggio rurale.
Grazie agricoltori – Ringraziamo gli agricoltori che ci ospiteranno sui loro terreni e i cittadini italiani che sono sempre più consapevoli che il rito della “caccia” è anche un utile strumento di gestione di quella fauna selvatica che per alcune specie in sovrannumero arriva a produrre significativi danni all’economia già provata dalla crisi economica.
Ambientalisti ‘poco europei’ – Purtroppo è anche l’Apertura della stagione venatoria per quella parte di Associazioni ambiental-animaliste “poco europee” ed in crisi di identità e di ruolo di sproloquiare parole anticaccia con la speranza di sopravvivere a se stesse. Di nuovo, come nei secoli, tornano al catastrofismo militante. Marginali e talvolta insensibili alle vere esigenze di tutela dell’ambiente, alla lotta alla cementificazione selvaggia, alla speculazione edilizia e talvolta anche silenti nella lotta all’inquinamento, si cimentano “per l’apertura” in polemiche confortate da numeri molto più utili alle “lotterie” che al buon governo del patrimonio faunistico italiano. Speriamo che la cultura ambientalista, in un prossimo futuro, trovi migliori interpreti di quanti animalisti sono a caccia, da anni, di risorse pubbliche per sterili referendum ed altre “pagliacciate” abolizioniste”.