Sondaggio Fieragricola su Sviluppo rurale: Regioni indipendenti ma con regole omogenee

Approvata la riforma della Politica agricola comunitaria fino al 2020, gli agricoltori italiani chiedono che a gestire i 10,5 miliardi stanziati per lo Sviluppo rurale siano ancora le Regioni: quelle che spendono di più e meglio. Magari organizzandosi per aree omogenee, la strada privilegiata per garantire al comparto primario il presidio del territorio, la qualità delle produzioni Made in Italy, veicolo privilegiato per sostenere l’economia del Paese. Così hanno risposto 4.200 agricoltori e allevatori al sondaggio esclusivo apparso nei giorni scorsi sul sito di Fieragricola (www.fieragricola.it), manifestazione internazionale dedicata al settore primario, in programma a Veronafiere dal 6 al 9 febbraio 2014. Si tratta, guardando l’elevato numero di risposte, di un campione altamente significativo formato da imprenditori agricoli del Nord (58%), Centro (27%) e Sud/Isole (15%).

Tre le domande rivolte – Innanzitutto, la destinazione delle risorse per l’agricoltura non utilizzate, visto che per la prima volta i fondi residui non faranno ritorno a Bruxelles. Che farne? Ebbene, il 99% del campione ha risposto che «devono essere destinate alle Regioni con maggiori capacità di spesa agricola», mentre l’1% ritiene che debbano «ritornare nella disponibilità dello stato centrale», quindi del Governo. Orientamento schiacciante anche sulla redazione dei prossimi Piani di sviluppo rurale (Psr), oggi di pertinenza di ciascuna Regione (oltre alle province autonome di Trento e Bolzano). Il 98% delle risposte insiste per mantenere l’autonomia delle Regioni, uniformando tuttavia i Psr in base a territori o produzioni omogenei; il restante 2% vorrebbe invece definire i Psr per aree territoriali omogenee, riducendone così il numero e di conseguenza la libertà decisionale delle Regioni.
Sostanziale equilibrio, invece, sulla modulazione, cioè la possibilità di trasferire fino al 15 per cento  della dotazione nazionale dai pagamenti diretti (1° pilastro) allo sviluppo rurale (2° pilastro). Il 32% degli addetti ai lavori non vorrebbe modificare la ripartizione attuata da Bruxelles; il 35% dirotterebbe una parte delle risorse dal 1° al 2° pilastro, mentre il 33% compierebbe il percorso inverso, vale a dire spostando il 15% dei fondi dagli aiuti diretti allo sviluppo rurale.

iNTERVENTI – Sulle risposte al sondaggio di Fieragricola è intervenuto anche Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo: «Gli agricoltori – commenta – saranno contenti di questa riforma. Anche negli Stati Membri che hanno una articolazione regionale, come l’Italia, non esisterà più il disimpegno, ma i fondi non utilizzati andranno a Roma, che le andrà a distribuire alle regioni più virtuose». Sulla necessità di uniformare i Piani di sviluppo rurale, mantenendo l’autonomia delle Regioni, De Castro spiega che si tratta di una linea «indipendente dalle politiche europee. L’Italia finora ha scelto i piani articolati per regione, ma queste possono mettersi d’accordo e definire regole con una certa similitudine, mantenendo l’autonomia, non per macroregioni».
Per il prof. Dario Casati, economista agrario, «le risposte evidenziano la maturità degli agricoltori e una sostanziale fiducia nei confronti dei piani regionali. I sondaggi di Fieragricola, con oltre 4.200 rappresentanti dell’agricoltura coinvolti, costituiscono un numero rilevante di opinioni da non sottovalutare affatto».
«Oggi Fieragricola è l’unica rassegna dell’agricoltura in grado di catalizzare e trasmettere su così ampia scala l’opinione degli imprenditori agricoli – osserva il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani –. Questo fa della manifestazione un punto di riferimento per gli espositori e i visitatori, ma anche uno strumento per trasmettere le istanze del settore alle istituzioni, Governo e Regioni in primis, in modo da sostenere concretamente con provvedimenti adeguati il futuro del comparto primario». Non solo. Fieragricola si inserisce nel sistema di Veronafiere dedicato all’agroalimentare dalla produzione al prodotto finito. «Da Fieragricola a Vinitaly, passando per Siab, Eurocarne, Sol&Agrifood, rappresentiamo il 45% dell’offerta fieristica dell’agroalimentare», conclude Mantovani.

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