Non c’è solo l’Italia del Ponte di Rialto e della cupola di San Pietro, dei musei, dei “poeti, santi e navigatori”, ma anche l’Italia delle “dune costiere”, della pecora “Pagliarola” salvata dall’estinzione, dei “costicci e gobbi” e quella virtuosa del Comune di Melpigliano dove si interviene sul verde urbano per tutelare la salute dei cittadini e la biodiversità del territorio. E’ la fotografia scattata dal premio “Bandiera Verde Agricoltura 2013”, promosso dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori, che oggi a Roma nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, è stato consegnato a ventuno “campioni” dell’agricoltura sostenibile, dell’innovazione, dell’originalità, dell’ingegno, della tradizione, della qualità.
I riconoscimenti – Tra i premiati di “Bandiera Verde”, giunta quest’anno alla sua undicesima edizione, c’è chi realizza abiti d’alta moda con la fibra del latte, chi alleva “super capre” da cashmere che producono 500 grammi di lana straordinaria, chi ricava dalle “zucche luffa” batuffoli spugnosi per la cura del corpo, chi presidia l’antica cipolla di Acquaviva e chi nobilita il “cece nero” tipico della vecchia civiltà contadina. Ma anche chi mette in piedi un vero “museo” sugli usi della canapa come “food”, nell’edilizia, nella cosmetica e nel tessile e chi fa rete con altre aziende e agriturismi per presidiare i boschi storici e salvaguardare il paesaggio agrario.
Enogastronomia contro la crisi – Quindi, anche se il Paese respira una persistente crisi, c’è chi nell’agricoltura e nel territorio rurale, cerca, e spesso trova, energie per superare l’impasse e creare nuove situazioni di reddito e sviluppo. La nuova tendenza, che emerge dal profilo dei premiati di “Bandiera Verde”, è quella di sfruttare anche l’indotto generato da un’agricoltura funzionale a un nuovo modello di turismo. Il turismo enogastronomico e rurale in Italia, infatti, continua il suo trend positivo con un giro d’affari calcolato in più di 5 miliardi di euro e attualmente rappresenta uno dei veri motori della vacanza “made in Italy”. D’altronde, proprio gli “enogastronomi”, in giro per l’Italia, pongono come motivazione principale dei propri viaggi la ricerca di cibi buoni, affrontano vacanze, da 3 a 5 notti, integrando gli aspetti culinari con il wellness, lo shopping, lo sport all’aperto, le escursioni tra paesaggi e luoghi naturalistici. Ciò significa -avverte la Cia- che valorizzare il comparto enogastronomico vuol dire valorizzare la cultura italiana dell’ospitalità, in particolare quella rurale, rafforzando il valore dei prodotti locali e l’identità culturale nazionale.
Oppotunità di benessere e di lavoro – Ma dal “curriculum” dei premiati con “Bandiera Verde” per il 2013 emergono anche personalità speciali, che con mirabili intuizioni e tanto impegno hanno contribuito affinché luoghi problematici si trasformassero in aree di grandi opportunità, sia per il benessere e il lavoro delle persone che per l’economia, come nel caso di Don Salvatore Frigerio e della sua “Carta di Fonte Avellana” per la tutela dei boschi dell’Appennino. E speciale è anche la cooperativa di comunità “Valle dei Cavalieri” di Succiso che ha scongiurato il totale abbandonato di un piccolo Borgo creando un’associazione volontaria in cui la proprietà è comune: un esempio di come le risposte della collettività, anche supportate dagli enti locali, producono servizi e superano inefficienze generando valore.
L’agricoltura virtuosa d’Italia – Grazie al premio, -conclude la Cia- dal 2003 a oggi sventolano oltre 200 “bandiere verdi” tra aziende, comuni, province e parchi. Comunque i “virtuosi” che la meriterebbero nel nostro Paese sono più di 15 mila. Tra le regioni più attive nel 2013, nell’ambito degli aspiranti alla “Bandiera Verde”, si segnalano la Puglia, le Marche, il Veneto e l’Umbria, ma ogni angolo del Paese nasconde “gioielli” da scoprire.
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